martedì 22 maggio 2012

il momento è delicato



E facciamo un pò di pubblicità gratuita ad Ammaniti, ne ha sicuramente bisogno.
Ho preso il libro in biblioteca era appena arrivato e dopo avere letto io e te del quale ho scritto bene, pensavo di affrontare i suoi racconti con un certo ottimismo anche se gli unici racconti che ho veramente apprezzato in vita mia sono quelli di Carver o di Hemingway.
Mi è piaciuta la premessa di Ammaniti spiritosa e intelligente come sempre, poi ho letto Giochiamo, non mi è piaciuto, ne ho letti altri fino alla storia del giovane che trascorre una notte a scappare fra prostitute, trans e zingari mentre l'amico si trastulla guardando la Cuccarini che presenta telethon cercando di battere un suo record personale.
Cosa serve il racconto? Anzi quale la sua funzione, la sua ragione d'essere?
E' questione puramente estetica? è stile?
è esigenza di raccontare una storia, una verità? una bugia?
oppure è solo  desiderio di divertire?
Non so, questi racconti fanno anche ridere, ma sono lontani da qualsiasi realtà, Anche Tarantino (Pulp Fiction) ti stupisce proponendoti una realtà improbabile, ma i suoi personaggi hanno un senso, quelli di Ammaniti sono spesso talmente grotteschi da sembrare protagonisti di una sua personalissima commedia interiore della quale perdo il senso.
Lui li venderà di sicuro questi racconti, ma l'impressione è che sia andati a ripescarli in fondo al barile, poi magari saranno capolavori.
E' l'invidia che parla? Forse, ma ho spesso scritto bene di Ammaniti, questa volta mi fermo qui.

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