sabato 16 luglio 2011

il mistero dei numeri primi











Ieri sera ho cercato di guardare il film La solitudine dei numeri primi tratto dall'omonimo romanzo vincitore di uno Strega e di un Campiello.
Romanzo efficace, opera prima di un giovane, Paolo Giordano.
I due protagonisti perfetti nelle loro solitudini deviate e contorte si sfiorano e s'incontrano in una realtà parallela ostile e spietata che a sua volta appare come distorta e malvagia.

Il libro ha avuto un enorme successo,  è piaciuto anche ai miei amici e a chi mi sta vicino e mi sopporta.
Devo essere sincero ho letto solo i primi due capitoli prima di decidere  che potevo leggere altro.

Ieri sera ho cercato di affrontare il film che utilizzando una tecnica un pò confusiva, anche se originale, si muove fra balzi cronologici avanti e indietro nel tessuto della trama reggendo solo a tratti e grazie ai due bravi protagonisti.
La parte che prediligo è quella dell'esplosione del trauma iniziale, l'incidente sciistico e la scomparsa della gemella ritardata. Nel film la tensione è palpabile, il regista riesce a creare un suggestivo clima di attesa che per me è efficace e angosciante quanto necessario.

Detto ciò, anche nel caso del film ho cambiato canale sulla scena nella quale la protagonista chiede al protagonista di toglierle il tatuaggio della viola che ha sul fianco con un coccio di vetro.
Perché non mi è piaciuto?
Perché non mi ha convinto del tutto?
Mistero.
Il Mistero dei numeri primi.
Forse perché è e rimane un dramma borghese tanto lontano dalla realtà, forse perché per me la narrativa deve toccare altre corde per essere davvero seducente, chi può dirlo, forse per invidia e gelosia? Non lo so dovrei chiederlo al mio psichiatra, ma non ne possiedo uno personale.
Cosa fa di un romanzo come questo un caso letterario,  un milione di copie vendute, diventando un film?
Altromistero.
Si accettano chiarimenti e delucidazioni.

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