lunedì 31 dicembre 2018

Gaber fare finta di essere sani



Vivere non riesco a vivere …
Quanti anni sono passati.
Questa sera, ultima del 2018 mi capita di vedere una puntata dedicata al mio maestro … Gaber.
Andavo al Duse per vederlo ed era talmente grande.
Vi voglio lasciare con Far finta di essere sani.
Io questa sera la trascorro con l'unica persona eletta per condividere il mio tempo, domani … 2019 si aprono nuove possibilità, vero, falso, cosa importa.
L'unica cosa che conta è l'amore che cantava Gaber, ma non l'amore quello che possiamo anche fare, ma ...l'amore.
buon 2019 gente.

lunedì 24 dicembre 2018

Intervista di Luca Occhi su Giallo e Cucina




L'amico di penna Luca Occhi mi ha intervistato per Giallo e Cucina, si parla di Ombre cinesi, di scrittura e di tigelle, se hai 5 minuti da perdere vieni a conoscermi qui

venerdì 21 dicembre 2018

l'anno che verrà




Passeggiando per Bologna mi sono imbattuto nelle parole di una delle più evocative canzoni di Dalla, perché parliamoci chiaro, le feste natalizie, incubo di depressi e fragili, sono sicuramente il momento più adatto per fare un bilancio dell'anno che sta per finire.
Siamo sempre di corsa, come cantava spesso Dalla,  specialmente in questi convulsi giorni, alla ricerca di regali spesso inutili, di cose da indossare, mangiare, bere. Le musiche natalizie sono ovunque anche sopra la nostra testa, mentre attraversiamo quella via D'Azeglio dove spesso Dalla si affacciava dal suo castello, un fantastico appartamento in una delle vie più esclusive di Bologna.

Dalla era, come ho scritto in qualche romanzo, un frammento della mia città, dove è possibile avere un ruolo e uno spazio, basta valerlo. Bologna è ancora città a misura d'uomo, nel bene e nel male, e noi bolognesi siamo fortunati perché abbiamo avuto la possibilità di crescere, vivere e invecchiare in un luogo dove musica, narrativa e creatività la fanno da padrone.

Ma cosa mi ha spinto stasera a scrivere dell'anno che verrà?
Forse l'eterno connubio della mia vita, musica, sogni, desideri e Bologna.
La canzone con la quale vi saluto augurandovi buone feste racchiude il mio sentire da sempre.

Caro amico perduto ti scrivo, scrivo a te che non mi riconosceresti per strada, scrivo all'amico che ha timbrato il cartellino in forte anticipo sui tempi, a quello che ha deciso di lasciargliela lì la vita schifa mandandoci tutti a quel paese, scrivo all'amico che legge i miei libri e avvicinandosi baldanzoso al mio trespolo in libreria mi saluta, senza nemmeno presentarsi, scrivo all'amico giovane condannato alla precarietà fra redditi di cittadinanza fittizi e promesse da mercante, scrivo all'amico che spera di andare in pensione a 62 anni e non ha capito che cambiano i suonatori ma la musica non sarà mai quella di Dalla.
Rimango ad aspettare alla finestra di un' Europa che continua a prenderci in giro magari a ragione.
Rimango ad aspettare i miei tre natali e spero un giorno di sparire senza grandi disturbi insieme ai troppo furbi e ai cretini invecchiati bene.

Vedi caro amico cosa si deve inventare per continuare a sperare e di una sola cosa sono certo.

L'anno merdoso e luttuoso che sta finendo ne annuncia un altro che in un modo o nell'altro passerà,
spero  sarò presente fra un anno per lamentarmi nuovamente del tempo che scorre senza fare sconti, mai.





lunedì 17 dicembre 2018

Ombre cinesi ... ultimi firmacopie 2018




Ultimi firmacopie col botto.
 mercoledì 19 dicembre 18
ipercoop Borgo, Bologna
dalle 13 alle 19
Librerie Coop.



Sabato 22 dicembre 18
Mondadori Store
Meridiana , Casalecchio
dalle 13.30 alle 19

Vi aspetto

sabato 15 dicembre 2018

L'amica geniale



"Noi abbiamo un secchio qua, proprio in testa pieno di parole, dove c'è tutto quello che ci serve, tu prima tiri una parola, poi ne tiri un'altra, e così scriviamo un libro".

Non ho letto la trilogia della Ferrante, ma lo sceneggiato è davvero intenso grazie anche alla interpretazione mirabile delle due fanciulle e a una sceneggiatura scolpita con quella lingua napoletana che valorizza l'opera relegando sullo sfondo il romanzo stesso.
Due riflessioni.
Quell'Italia marginale, periferica, malconcia, ignorante, disperata, faceva emergere il genio di persone che nonostante la miseria avevano un talento naturale ereditato da qualche gene casuale o dal destino, e forse il discorso della maestra sulla plebe, oggi assume un valore diverso.


  • "Lo sai cos'è la plebe, Greco?" "Sì: la plebe, i tribuni della plebe, i Gracchi". "La plebe è una cosa assai brutta". "Sì". "E se uno vuole restare plebe, lui, i suoi figli, i figli dei suoi figli, non si merita niente. Lascia perdere Cerullo e pensa a te".

In quegli anni la scuola, la cultura, erano parole tanto effimere quanto irrilevanti.
I figli dovevano contribuire da subito al magro bilancio familiare, si parlava di sopravvivenza in famiglie numerose in un'Italia che ancora cercava di risollevarsi dallo strazio della guerra.

Oggi invece non ci sono giustificazioni, siamo nell'era dei rapper che incitano al consumo di stupefacenti, dove anche la musica esprime la pochezza di un universo giovanile obnubilato da una totale assenza di interessi, dove l'unica cosa che conta è la soddisfazione dei bisogni immediati, la realizzazione del tutto subito dove il tutto passa attraverso la rete con i suoi like, la sua pornografia accessibile, l'apparire a tutti i costi.

Nell'amica geniale emerge la vera lotta per fare trionfare il genio sopra la massa nonostante la miseria e l'emarginazione, oggi il genio, che avrebbe tutte le possibilità di emergere, non è più una priorità per nessuno, soprattutto per i giovani.

Seconda riflessione.
La creatività.

Forse anch'io, che provengo da una famiglia operaia che ogni mese doveva fare i conti con stipendi miseri, sono cresciuto nella convinzione che solo un colpo di bacchetta magica poteva cambiare la mia condizione, forse quando ho iniziato a scrivere pensavo, come la protagonista, che era sufficiente infilare le mani in quel secchio ed estrarre parole per poi trasformarle in un libro e diventare così ricchi, ancora prima che famosi.

Oggi so che non è così.
Oggi scrivo per altri motivi, la scrittura creativa non dà la felicità e nemmeno la ricchezza, e la fama o i like servono solo a chi non sa bastare a se stesso.
Rimane quel gioco del secchio, quella strana magia che mi astrae da un quotidiano lavorativo ripetitivo, da un mondo terribile nella sua crudele indifferenza, rimane la possibilità di inventare mondi altrove dove perdersi, meglio dei video games che continuo a fare, perché quei mondi sono io ad inventarli.

Quel secchio diventa una pentola magica piena di monete d'oro zecchino e la gratificazione inizia e finisce nel processo creativo, chissà se la ragazzina alla fine l'avrà capito.

lunedì 10 dicembre 2018

Ombre cinesi ...prossimi firmacopie




Andiamo con ordine venerdì 14 dicembre 2018 intorno alle 13 e 30 sarò alla Mondadori Bookstore presso il grande centro commerciale Il Castello invitato dal bravo Alberto Tonelli.
Potrete acquistare uno dei miei romanzi che vi firmerò o semplicemente fare due chiacchiere fino alle 18,30 circa.






Domenica 16 dicembre 2018 alle 16 sarò alla libreria Il secondo Rinascimento, in via Porta Nova 1 a Bologna, insieme ad altri autori, per un firmacopie e a seguire alle 17 ci sarà un concerto di musica classica.


Vi aspetto


giovedì 6 dicembre 2018

Ombre cinesi ... recensione




Recensione ancora calda di Sara Spimpolo una brava collaboratrice della redazione di Lucidamente dell'amico di penna e di letture Rino Tripodi.
Come ho già scritto le recensioni come questa sono molto gradite perché è evidente che gli l'ha scritto ha davvero letto il romanzo e a quanto pare lo ha anche gustato.
Grazie Sara, non ci conosciamo e questo è un altro motivo di maggiore soddisfazione.
La recensione la trovate qui

mercoledì 5 dicembre 2018

Ombre cinesi ... un euro e 99 centesimi solo oggi



Solo oggi 5 dicembre 2018 lo trovi a un euro e 99 qui se leggi su kindle,

oppure qui se leggi su KOBO

Mi vendo come diceva Renato Zero, non ti resta che comprarmi.

sabato 1 dicembre 2018

nero a metà



Nero a metà era il titolo di un album di Pino Daniele, che mi piaceva.
Nero a metà è il titolo di una fiction targata Rai con il bravo Amendola e che ho iniziato a vedere per poi interromperne la visione.
Perché?

La faziosità.

Dobbiamo decidere da che parte stare, dalla parte della narrazione o dalla parte della propaganda.

Il razzismo esiste, certo, ma credo sia un tema doveroso da affrontare nelle sedi opportune.
Quando la narrazione diventa funzionale al messaggio per quanto giusto e legittimo perde di efficacia.
All'interno della fiction ci sono alcune forzature che non mi garbano, il razzismo viene palesato in maniera semplicistica e il povero poliziotto di colore viene discriminato in modo tanto soft quanto poco credibile.

In ogni caso il risultato è che la trama e i personaggi sfumano in un secondo piano a vantaggio del messaggio culturale che comunque arriva fiacco.

Si possono raccontare temi sociali in un qualsiasi giallo, nero o come vi pare, ma bisogna farlo in maniera realistica e non demagogicamente schierata.
Chi guarda fiction d'azione cerca altre cose.
Peccato, Amendola mi piace, quella faccia ruvida e vissuta da poliziotto di trincea, ma di fronte al commissario Schiavone, con la sua morale decisamente soggettiva, diventa un boy scout,  fa quasi tenerezza.

Lo potete vedere su Rai play.


mercoledì 28 novembre 2018

la mafia uccide solo d'estate



La mafia non esiste.
O almeno è silente, noi comuni mortali mica la vediamo, nemmeno la percepiamo, è come una di quelle polveri sottili che le respiri e poi con calma muori, come il nostro paese che non si sforza nemmeno più di contrastarla, non c'è più la guerra di mafia con i suoi martiri e i suoi eroi e quando una guerra finisce è semplicemente perché qualcuno ha perso e qualcuno ha vinto e non mi sembra che in Italia si possa cantare vittoria.

La mafia uccide solo d'estate è una serie di 12 puntate tutte italiane, tutte siciliane, entri in una Palermo dai colori tenui di un tempo remoto, anni 70, il periodo di Boris Giuliano, la salita alle cronache di Bagarella, storie dalle tinte forti e crudeli raccontate con la leggerezza di Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, che è anche la voce fuori campo, l'io narrante, la vicenda di un bambino, pre adolescente alle prese con le prime pene d'amore e la mafia appunto.
Fantasia e cronaca si fondono insieme e il risultato è originale, quasi poetico.

Alla fine rimane in bocca un sapore amaro per tutti quegli uomini uccisi dalla mafia cercando inutilmente di sconfiggerla, ma è impossibile sconfiggere un tumore quando le metastasi si insediano negli organi fondamentali di un qualsiasi organismo.

Su Raiplay e su Prime Amazon

sabato 24 novembre 2018

Il silenzio della bassa ... sold out



Vado a sbattere contro il mio primo Trebbi, Il silenzio della bassa, il romanzo che ha sancito più di tutti la mia presenza sul mercato del nero emiliano. L'ho trovato al centro Lame a Bologna, dentro l'ipercoop, a due passi da addobbi natalizi e mortadelle.
Quella copia che vedete a un prezzo scontatissimo è una delle ultime in circolazione perché il primo romanzo dedicato al buon Trebbi è momentaneamente esaurito.
Se non lo avete mai letto, se volete regalarlo per Natale, se ... quello che vi pare, lo potete trovare a poco più di sei euro al Centro Lame.
Grazie a Trebbi, ai Frilli che hanno, prima di me, creduto in lui, e a tutta la gente che gli vuole bene e continua a leggerlo.

giovedì 22 novembre 2018

Ombre cinesi recensione di Gialloecucina



Il vantaggio di non essere immanicato, protetto, famoso, è quello della sincerità, chi mi schifa solitamente non perde tempo a criticarmi, semplicemente non mi legge, chi mi apprezza continua a leggermi e ogni tanto racconta le sue impressioni.

Questa recensione è bella perché chi parla si intuisce che ha letto il romanzo e lo ha gradito, ha capito le dinamiche, ha intuito lo stile, ha apprezzato i personaggi.

Per chi vuole saperne qualcosa in più prima di sbilanciarsi nella consueta strenna natalizia un consiglio, leggetevi la recensione di giallo e cucina, la trovate qui

mercoledì 21 novembre 2018

Il cacciatore ... di mafiosi




Grazie a Raiplay ho visto le 12 puntate di questa pregevole fiction tutta italiana liberamente tratta dal romanzo autobiografico di un magistrato italiano Alfonso Sabella che negli anni 90 contribuì a mettere dietro le sbarre alcuni dei più feroci mafiosi in circolazione.
La fiction è convincente, i personaggi bene sottolineati, gli attori bravi, l'atmosfera sapientemente incalzante, la rappresentazione della mafia è come sempre terribile.
Al di là della veridicità rimangono alcune brevi considerazioni, per combattere un nemico tanto feroce e privo della minima scintilla di umanità in quel periodo erano indispensabili  uomini come quelli rappresentati nella storia, veri e propri cacciatori, e il gioco della caccia doveva diventare quasi passione per portare a un qualsiasi risultato.
E oggi?
Oggi probabilmente la mafia non ha più le stesse caratteristiche è a un livello che per noi umani inimmaginabile  e forse non è più l'unico ostacolo al miglioramento delle scalcinate condizioni del nostro paese.

venerdì 16 novembre 2018

Maresciallo Greco ... ultimo capitolo





Il tempo è fonte di saggezza, talvolta, e tutte le storie iniziano e in quel momento cominciano a determinare la propria fine.
Ho iniziato nel 2010 a pubblicare e quell'anno uscì, insieme a Bologna all'inferno e La ragazza del fiume, anche la prima indagine del maresciallo Greco, Belva di città, il mio primo premio letterario per un romanzo che mantiene nel tempo una sorta di originalità e freschezza.
Dopo sono arrivati Cielo d'agosto e Vuoti a perdere.

Ho salutato Eclissi, piccola e grande Casa Editrice, una delle prime che ha creduto in me, per cercare un editore locale al fine di continuare con le avventure di Greco, soprattutto per chi spesso alle presentazioni mi chiede notizie del maresciallo in borghese.

Sto scrivendo la sesta indagine di Greco e dei suoi carabinieri e ho deciso di concludere il filone.
Ho la necessità di uscire dalla serialità, almeno per una delle due uscite annuali, e Trebbi ormai fa talmente parte della mia vita da non potere dirgli addio, e poi, detto fuori dai denti, grazie a Frilli il mio investigatore bolognese è diventato nazionale e sta andando benone.
Sto cercando di concludere in maniera adeguata l'avventura di Greco, spero vi piacerà e nessun rimpianto, tutto finisce prima o poi e guardando certe serie televisive meglio sarebbe se si concludessero, ma dove ci sono ascolti e piccioli è difficile scrivere la parola fine.

Intanto vi annuncio che in primavera tornerà Greco con una nuova indagine, la quarta, e quindi se tutto va bene lo potrete leggere ancora per qualche anno.

giovedì 15 novembre 2018

Ombre cinesi su Bologna ... frammenti 3












C’erano i Cof2, Trebbi non ricorda quanto costavano, ma ricorda
bene quella cosa del bastoncino, se sopra al legnetto c’era scritto Cof
vinceva un altro ghiacciolo e non è questione di nostalgia, la nostalgia
è una malattia, ti prende alle gambe e alla fine non riesci più a fare nulla
se non piangerti addosso e biascicare a qualche coetaneo come si stava
meglio quando si stava peggio.
Però quei cof, come li chiamavano ai suoi tempi, avevano un sapore
diverso, lui preferiva quelli alla menta e al limone, e mentre spezza
il ghiaccio con i denti ancora forti e lo succhia, avverte potente la fitta
che dalla lingua arriva fino al cervello, e non c’è niente da fare la fitta
è obbligatoria come se ci fosse qualcuno a punirlo per quel piacere gelido,
questione di terminazioni nervose alcuni le hanno altri evidentemente
no e si preme una mano calda sulla fronte stempiata mentre
Devis lo squadra curioso.



2 Ghiacciolo marca Cof (Cavazzoni Orlando e fratello) prodotto a Bologna
dal 1952 al 1991, fonte Succede solo a Bologna

giovedì 8 novembre 2018

Non ho l'età ... Rai 3



Nella fascia oraria successiva a Blob, una delle trasmissioni culto della televisione, e precedente a Un posto al sole, una delle poche soap opera italiane che resiste inossidabile nel tempo, la Rai inserisce trasmissioni di diverso tipo che durano solitamente alcuni mesi e che tranne poche eccezioni sono solitamente decisamente deprimenti.
La domanda sorge spontanea, perché?
Meglio sarebbero le vecchie comiche,  che ricordo sempre con affetto, venti minuti di vecchi spezzoni con comici del muto, o Stanlio e Ollio, meglio sarebbe prolungare Blob, meglio sarebbero dei cartoni animati, considerando il fatto che in quella fascia oraria le famiglie italiane spesso sono a cena e magari i più piccoli dopo vanno a dormire.
Invece nel palinsesto Rai inseriscono sempre prodotti devastanti per qualsiasi sistema nervoso mediamente in assetto, trasmissioni che spengono sul nascere qualsiasi traccia di ottimismo e allegria, predispongono a un qualsiasi anti depressivo, inducono il sonno e la tristezza, insomma sono davvero incomprensibili.
Potrei citarne davvero innumerevoli, da una striscia che presentava vite di perfetti sconosciuti, a un'altra dove una squadra di attori entrava negli appartamenti di famiglie italiane per incomprensibili performance.
In questo momento sta andando in onda Non ho l'età.
Massimo rispetto per le coppie che raccontano la loro storia, come si sono conosciuti, persone che si sono incontrate in quella fase della vita che volge al tramonto, alcuni con età superiori agli ottant'anni.
Storie fantastiche di amori riscoperti, e gioia di vivere.
Ma se lo scopo degli autori era di raccontare che l'amore non ha età, e che vince su tutto, evidentemente non hanno fatto i conti con la realtà.
I protagonisti, tranne rarissimi casi, non assomigliano a Henry Fonda e Katharine Hepburne del fantastico film Sul lago dorato, sono giustamente persone normali, che raccontano storie normali, di italiani normali, storie spesso zeppe di lutti, difficoltà, miserie, sconfitte e finalmente sullo sfondo la conclusione di una nuova storia di coppia.
Tutto questo realismo è davvero indispensabile?
A chi serve? A cosa serve?
Questo modello di intrattenimento che spia le storie vere cercando di trasformarle in intrattenimento non so se ha un senso, sicuramente alla fine lascia quasi sempre l'amaro in bocca e una gran voglia di cambiare canale, un consiglio ai creativi Rai, meno realismo più ottimismo, ne abbiamo davvero bisogno.

sabato 3 novembre 2018

44 gatti in noir



Ho partecipato a diverse antologie di racconti, i miei racconti sono in giro come pezzi di me regalati a diversi editori per raccontare storie insieme a tanti scrittori italiani.
Se fra tutte le raccolte alle quali ho partecipato dovessi eleggerne una come più importante per me, affettivamente, sceglierei senza dubbio quelle dedicate a Marco Frilli.
Marco è una delle tante persone che hanno attraversato la mia vita e la mia carriera di scrittore illuminando un momento per poi scomparire, non ci siamo mai incontrati, i nostri rapporti si limitano ad alcune mail divertenti e diverse telefonate.
Lui mi suggerì insieme a Carlo di dare spazio al personaggio Trebbi che adesso fa parte delle mie fantasie letterarie e in parte della mia vita parallela.
Per me quindi è un onore e un piacere essere uno dei tanti talentuosi scrittori che hanno contribuito a comporre la seconda antologia dedicata al grande Marco Frilli.
Il libro sta andando a ruba, è in classifica fra i più venduti a Genova e per me è una doppia soddisfazione.
Lunga vita alla Fratelli Frilli Editori e ai suoi gatti in nero.

giovedì 1 novembre 2018

agli scrittori soprattutto a quelli giovani




Lui si è sparato ed era veramente grande in un periodo storico nel quale gli scrittori erano personaggi mitici più simili agli dei che ai terrestri e conversavano con capi di Stato cubani, piuttosto che con divi hollywoodiani e avevano vite avventurose, bevevano molto e pescavano enormi pesce spada al largo delle coste cubane.
Incontrarli era impossibile, parlare con loro anche, potevi provare a scrivergli una lettera con la stessa speranza di ricevere una risposta che ho io quando invio un manoscritto a Einaudi.
Gli scrittori della mia infanzia erano i Salgari che non ce la facevano a sostenere ritmi di pubblicazione forsennati, i Buzzati che lavoravano nei giornali sportivi, i Rodari, ma anche Calvino che all'Einaudi si occupava di scoprire nuovi talenti e potrei continuare ma mi fermo perché non ci sono più quei personaggi, non c'è più il pubblico attento di quel periodo.
E diciamoci la verità almeno noi che se non siamo 300 giovani e forti, senz'altro siamo davvero pochi.
In Italia si comprano pochi libri, si legge il giusto, e il livello culturale va di pari passo con la decadenza politica e morale.
Non parlo mai di politica, non perché sia sporca e sicuramente è lercia, ma perché è tanto lontana da me quanto la pensione, parlo di superficialità, e non voglio accusare la rete, non è la rete o la tecnologia a rincoglionire, sono i rincoglioniti che si tuffano a pesce nel nulla che in rete circola, distraendosi ulteriormente da qualsiasi temibile attrazione intellettuale.
Leggere qualcosa che sia più lungo di un messaggio di whatsapp o di un like di un qualsiasi social comporta uno sforzo impossibile da sostenere.
Tu giovane o vecchio che decidi di scrivere qualsiasi cosa pensando di diventare il prossimo Camilleri, scrivi perché ti diverte, perché in quel guizzo creativo nel quale speri di avere inventato qualcosa ti senti vivo, scrivi per costruirti una qualsiasi immortalità cartacea, e davvero impara a volare basso.
Io mi limito a guardare quel cielo denso di nuvole in movimento alle spalle di uno dei miei miti e penso che anche lui doveva essere ben tormentato, ricco, povero, alcolista, donnaiolo, forse per tutta la vita arrabbiato e pieno di quel fuoco che alla fine sulla carta fa la differenza.
Insegui quelle nuvole, insegui quel sacro fuoco, e scrivi come se non ci fosse un domani, senza mollare mai il posto fisso, magari un giorno fra 500 anni qualcuno ti scoprirà e finirai in un qualsiasi dizionario virtuale.

sabato 27 ottobre 2018

Ombre cinesi su Bologna ... frammenti due




Gli spazi sono colorati, soprattutto verde relax, azzurro tenue e sullo sfondo della parete domina un’immagine tridimensionale luminosa di colline a perdita d’occhio, cieli azzurri, nuvole bianche in corsa, che realizza nella stanza l’illusione dello spazio, molto spazio, tutto da percorrere ed esplorare. Enrico pensa per un istante che gli piacerebbe scappare in quell'orizzonte in quel panorama sconosciuto e rassicurante, poi scorge Irene, unica presenza nella stanza, sente la musica, riconosce i Coldplay, riconosce la canzone Fix You e un ricordo riaffiora istantaneo, si rivede poco più giovane, non ancora intossicato, abbracciato a una ragazza di cui non ricorda il nome, gli torna in mente un brano della canzone, But you can’t sleep, stuck in reverse, e non riesce a mettere insieme i ricordi, non riesce davvero a ritrovare il nome della ragazza, anche se è convinto di averla molto amata,
e cerca di fermare il ricordo, cerca di non farlo dissolvere, ma l’immagine svanisce e lui si lascia cadere a terra, dritto come un fuso, ritrovandosi seduto con la testa fra le mani, e non vede Trebbi che nello stesso tempo si è seduto davanti a Irene, gambe incrociate intento a sorriderle, accarezzandole lieve i capelli puliti, il viso, mentre lei rimane immobile, le labbra imbronciate in un’espressione remota, assente, indifferente a qualsiasi accadimento esterno.

«Ciao Irene, ti ho portato un amico, voleva tanto conoscerti».
Enrico alza il capo, asciuga lacrime involontarie e inaspettate, incomprensibili e rabbiose e non riconosce il tono ora dolce, morbido del vecchio.
«Si chiama Enrico, è un gran coglione e non sa che se continua a
bruciarsi quel poco di neuroni che ancora funzionano si ritroverà come
te a giocare in questa bella stanza morbida, perché non provi a dirglielo
tu?».
Il tono è quello delle favole che si raccontano ai bimbi per indurli al sonno, è quello che serve per rassicurare, accarezzare gli animi, coccolare le persone amate, e donare loro un senso di sicurezza, accoglienza e consolazione. Enrico non si capacita che il vecchio ruvido sia in grado di parlare in quel modo, poi guarda Irene che alza appena il capo inseguendo la musicalità delle parole, forse la familiarità della voce, una voce conosciuta e amica.
Sembra intenta a rielaborare il messaggio, si volta per una frazione di secondo verso l’ospite, poi gli occhi tornano al cubo di gomma morbida che tiene fra le mani e che continua a ruotare con una lentezza innaturale per una persona normale, una moviola interminabile dove il tempo non ha nessun significato, si perde, perde consistenza e insieme al tempo la realtà, la concretezza del quotidiano,
il senso del vivere, e tutto ciò che compone il mondo al di fuori di quella stanza.

 È un movimento ipnotico nel quale Enrico si perde.
«Irene è mia figlia, e non si formalizza, né si offende, non si dispiace, non sa cosa sia senso di colpa, paura di invecchiare, preoccupazione per il futuro, non ha interesse a trovare un fidanzato e ha completamente smesso di fumare, bere e farsi».

Enrico adesso è attento.
«Si è fottuta il cervello con un’overdose e non parliamo di quella della canzone di Zucchero, ma di eroina e cocaina, probabilmente, perché in queste cose non c’è mai certezza. Un suo amico, un coglione come lei, l’ha abbandonata come un sacco di stracci davanti al pronto
soccorso ed è sparito».

Enrico continua a guardare lei e poi Trebbi, con movimenti pigri del capo.

«Perché ti ho portato qui? Semplice, a me non interessa se tu vuoi fare la sua fine, o morire, o diventare presidente del Consiglio, io voglio sapere il nome del figlio di cane che ti ha passato la metanfetamina la sera al Parco Nord. Tu ci sei quasi rimasto; alla tua amica, o quello che è, ha bruciato buona parte del cervello e, vedi, io, non ci crederai, ho poco da perdere, se mi dici quel nome dopo, subito dopo, puoi andare a farti fottere dove meglio credi, se non me lo dici, sarà mio impegno e piacere fare in modo che il tuo futuro diventi talmente doloroso da farti rimpiangere questo presente decisamente mediocre, devo aggiungere altro?».

Enrico guarda Irene, poi guarda Trebbi, «Quanti anni ha?», chiede, e per la prima volta la sua voce sembra quasi naturale.

mercoledì 24 ottobre 2018

Ombre cinesi in classifica Mondadori





Ricominciamo dalla classifica Mondadori ebook gialli, Ombre cinesi su Bologna è in ottima posizione vicino a un altro autore Frilli, Rocco Ballacchino e il suo ultimo noir,  Il codice binario, ma se la gioca anche con Manzini e De Giovanni.
Perché concedetemi almeno questo, è un gioco di specchi, non trovate? 

martedì 23 ottobre 2018

Dark Souls uno ... terminato



Ho terminato il primo Dark Souls impiegando nell'impresa circa duecento ore, disseminate in diversi mesi.
Posso affermare che è il più bel videogioco che io abbia mai fatto, totalizzante, spietato, enorme, creativo, difficile.
Non avrei mai potuto completarlo senza i vari video che ho trovato su you tube che mi hanno permesso di sentirmi in qualche modo legato e affine ai tanti pazzi scatenati che non solo hanno completato il gioco ma hanno deciso di spiegarlo a quelli come me che altrimenti non avrebbero avuto possibilità
La cosa bella di Dark Souls è che le spiegazioni servono solo per non perdersi, ma sicuramente non riuscirai a proseguire nel gioco se non permetterai al tuo eroe di crescere e diventare abbastanza forte da sostenere gli innumerevoli avversari e rischi.
Sono morto decine di volte e ho imparato dagli errori.
Qualcuno di voi penserà che sono matto, infantile, un perditempo, e cose simili, ma che vi devo dire, i giochi continuano a fare parte della mia vita, accrescono la creatività, tengono desto il cervello e riempiono gli occhi, scaldando il cuore.
Adesso inizierò il secondo capitolo, con meno passione cercando anche di scrivere e vivere nel mio tempo libero, ma Dark Souls non l'ho disinstallato perché chissà magari un giorno deciderò di ricominciarlo.



giovedì 18 ottobre 2018

Ombre cinesi su Bologna in ebook



Ombre cinesi adesso è online se sei un Kobo dipendente lo trovi qui a 4,99 euro






Se invece per te Amazon è la tua ragione di vita e la tua prima scelta puoi acquistare qui il mio romanzo in formato Kindle a 3,63 euro.

Un regalo prenatalizio

domenica 14 ottobre 2018

Schiavone e i bastardi di pizzofalcone



Ho guardato sua Rai play le anteprime delle due puntate numero uno della seconda serie dei Bastardi di Pizzofalcone e Rocco Schiavone.

Premessa non ho mai letto, e non credo che accadrà, nessuno dei due bravissimi autori il napoletano Di Giovanni e il romano Manzini.
Nella mia vita convulsa non posso leggere tutto, e soprattutto una maledetta invidia mi rende impossibile affrontare autori talentuosi che ce l'hanno fatta.
Come dice un mio amico e collega appoggiandomi una mano sulla spalla, quando si chiacchiera negli spogliatoi del Corpo, "collega se dopo 15 libri non hai ancora sfondato comincia a porti delle domande".

Ma dubbi esistenziali a parte vi dico personalmente cosa ne penso delle due realizzazioni televisive:
10 con lode a Rocco Schiavone e al protagonista un intenso e ruvido Marco Giallini.
6 - ai Bastardi dove nessuno spicca e che sinceramente mi ricorda troppo distretto di polizia napoletano.

Conosco la strada, conosco il linguaggio sbirresco, sono 16 anni che frequento poliziotti, carabinieri, agenti della municipale, e noi non parliamo come i protagonisti della serie napoletana, non ci muoviamo come loro, e non intrecciamo rapporti sentimentali con pubblici ministeri improbabili.
La prima puntata l'ho trovata sciapa e poco eccitante.

La prima puntata della nuova serie di Schiavone è invece ruvida, dura, tutta incentrata sul linguaggio fra il romanesco e lo sbirresco, poche concessioni a melenserie inutili, perché la vita è dura là fuori e non concede sconti.

La fiction deve riprodurre la realtà? Non necessariamente, però deve essere convincente e non tutti ci riescono.
A voi che sicuramente avrete letto entrambi gli autori lascio l'ingrato compito di capire quanto la trasposizione televisiva sia in sintonia con i romanzi, poi suggerisco, ogni tanto leggete anche massimo fagnoni, magari lo troverete interessante anche se non bazzica salotti romani e napoletani che a quanto pare vanno per la maggiore.

venerdì 12 ottobre 2018

Ombre cinesi su Bologna ... frammenti uno




"Santo è un penalista, ma anche un civilista, difende gli spacciatori
di strada e lo Stato alla fine lo paga perché sono clandestini. Lo Stato
fa finta di non sapere che anche gli spacciatori lo pagano, in contanti,
banconote collose di sangue, saliva, sudore e disperazione, ma qualcuno
deve pure farlo quel lavoro, e Santo non lo farà per sempre, solo fino
al salto di qualità; gli basta un cliente come si deve, uno solo, e lui
svolta, lo sa che svolta, sente di esserci vicinissimo.
Santo si occupa anche di incidenti stradali e divorzi e di qualsiasi
cosa arrivi, come una prostituta tossica non può permettersi di scartare
nemmeno un cliente in una Bologna piena di studi legali e avvocati.
“Io però ho una bella faccia” sussurra Santo e abbassa il capo sulla
striscia di coca apparecchiata sulla tazza del cesso del tribunale e appoggia
la cannula d’argento all'inizio della scia bianca e mentre inala
sente l’urto della coca nei polmoni e nella testa, nella sua impareggiabile
testa di cazzo. Rimane qualche granello di polvere sul coperchio
del water ingiallito da anni di frequentazioni più o meno legali; Santo
ci pensa un attimo poi con il dito indice sudato e tremante raccoglie
quei microscopici frammenti di lucidità chimica e infila il dito fra labbra
e gengive, una cosa che ha visto fare nei film e adesso sa perché,
quella sensazione buona di perdita di sensibilità gengivale è piacevole,
della coca non si butta via niente come con il maiale."

giovedì 4 ottobre 2018

La consistenza del sangue torna a Corticella



Il 12 ottobre 2018 torno a Corticella presso Il centro didattico, una buona occasione per chi ancora non ha letto La consistenza del sangue.
Nella locandina i dettagli

mercoledì 26 settembre 2018

Ombre cinesi su Bologna



Diamo qualche cifra, così per chi mi ama e per chi mi detesta.
Quindicesimo lavoro, tredici romanzi, due raccolte di racconti.
Quinta indagine di Galeazzo Trebbi un sodalizio con Fratelli Frilli Editori che spero continuerà con reciproca soddisfazione.

Due parole su Ombre cinesi su Bologna.
Il sottotitolo è una libera rivisitazione di uno dei più evocativi album del grande De André.
Non è casuale per diversi motivi, per me Genova è la musica di De André e Fratelli Frilli Editori.
Per Trebbi invece ogni indagine non è mai solo per denaro, non è mai solo per amore, ma spesso il denaro e l'amore entrano nelle sue storie, perché lo sanno tutti coloro che amano i neri, dietro a ogni delitto ci sono quasi sempre questioni di soldi o struggimenti amorosi.

Il romanzo è anche il secondo capitolo di una virtuale trilogia dedicata ai personaggi di Breaking Bad, in questo caso uno dei più significativi l'avvocato Saul Goodman.
Il mio avvocato Santo Misericordia non c'entra nulla con lui, ha un solo comune denominatore con Saul, è un disperato, cialtrone, avido e incosciente.
Vi piacerà.
Il romanzo sarà nei prossimi giorni nelle librerie bolognesi e a seguire ovunque in Italia e in rete.
Il 20 ci sarà una sua uscita in anteprima a Bologna e il 25 ci sarà la prima presentazione ufficiale nella libreria  IL SECONDO RINASCIMENTO.

domenica 23 settembre 2018

l'ambulanza in riva al mare o delle occasioni perdute


Leggo su Repubblica la storia commovente dell'ambulanza che ha fatto una deviazione per permettere a un signore malato di 88 anni, in viaggio dalla sua Toscana verso un ospedale del nord, di salutare il suo mare.

L'articolo racconta di ultimi desideri e occasioni perdute e diventa inevitabile per me riflettere brevemente sull'argomento dalla mia attuale posizione che è appunto in riva al mare di Punta Secca, vacanza agognata ogni anno e diventata per me abitudine esistenziale irrinunciabile.

Sono sempre più convinto che invecchiando l'unico reale sintomo di saggezza sia la mia volontà di allontanarmi dalla mia città natale e  avvicinarmi al mare.

Mi rendo conto della mia condizione privilegiata, potere godere di un mare unico e di una spiaggia quasi deserta in un periodo dell'anno che è autunnale solo per il calendario.

Alla fine i desideri bisogna viverli sempre, bisogna che siano gli ultimi di una giornata e i primi di quella successiva, bisogna riempirsi delle sensazioni, dei panorami, dei sapori, insomma di tutte le cose buone della vita per i momenti nei quali non sarà più possibile.

Unico vantaggio dell'invecchiare? Pensare al lavoro come un obbligo rinunciabile e all'ozio come un dovere da coltivare con amore.

venerdì 21 settembre 2018

Hakan Nesser










"La vita è così terribilmente fragile, pensò Gunnar Barbarotti. E così tremendamente normale fino all'attimo in cui tutto si spezza. è così. Come una passeggiata su un velo di ghiaccio vecchio d'una notte soltanto"
Tratto da Era tutta un'altra storia

Il bello delle vacanze è la riscoperta dei tempi vitali, quelli normalmente sottratti dalla nevrosi del quotidiano lavorativo, delle commissioni obbligatorie etc etc.
In vacanza ho scoperto Hakan Nesser su gentile suggerimento della consorte che legge molto più di me e ama gli autori del nord Europa.
Questo scrittore svedese, ex insegnante di lettere, se ho capito bene, ha uno stile che mi piace, e presuntuosamente affermo che fra il mio stile e il suo ci sono alcune affinità legate soprattutto allo sviluppo dei personaggi a discapito persino della stessa trama.
Lui è bravo in questo genere di scrittura che scava nelle vite dei vari protagonisti partendo proprio da Gunnar Barbarotti ispettore della polizia svedese in un'immaginaria città Kymlinge.
Gunnar mi piace, un poliziotto filosofo e del resto un vero poliziotto dovrebbe davvero essere in grado di analizzare la realtà con spirito critico per cercare di assorbire tutto l'orrore che l'uomo è in grado di creare dal suo quotidiano.
Sto leggendo la seconda indagine di una serie composta da cinque romanzi e credo che non mi fermerò perché quando incontri un autore, dei personaggi e delle storie avvincenti guai a perderli per strada.

Ultima considerazione, lui ha potuto lasciare l'insegnamento per dedicarsi alla sua passione e camparci bene, credo, un sogno in Italia quasi impossibile da realizzare, il paese di poeti, navigatori, santi è diventato il ghetto della cultura europea, come non desiderare di essere nati altrove?


mercoledì 19 settembre 2018

Nero Wolfe




Avevo dieci anni quando Nero Wolfe italiano quasi completamente girato in studio approdò in bianco e nero nelle nostre televisioni, ricordo la colonna sonora iniziale come un difficoltoso brano di jazz, inquietante per un cinno di quel periodo, a me piaceva molto Nero Wolfe e credo che solo successivamente mi dedicai alla lettura dei vari romanzi dedicati al personaggio di Rex Stout.

Ricordi vaghi di grossi tomi dei vari romanzi raccolti insieme che prendevo gratuitamente in biblioteca.

Ho riscoperto un Nero Wolfe a Roma interpretato dal bravo Pannofino con Andy Luotto in cucina e Pietro Sermonti nei panni di Archie Goodwin. scuderia romana, consueta ma efficace, a me piace Pannofino come attore e come doppiatore.

Due Nero Wolfe diversi, sicuramente il primo era un prodotto teatrale di grande qualità, questo ha la qualità della ricostruzione del periodo (1959 grande annata) e la bellezza di Roma dalla sua.

Lo trovate su Rai replay, consigliato

mercoledì 12 settembre 2018

Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta



Sembra un'immagine felice, forse lo era anche.
In realtà dietro a quella semplice immagine di un padre e un figlio in sella a una motocicletta c'è una sofferenza infinita e molta solitudine.
Ho ripreso in mano a distanza di 35 anni uno dei libri che ha dato un senso alla mia giovinezza, Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
Non è un testo facile, ma chi ha studiato filosofia forse è incappato in questo saggio non saggio, romanzo non romanzo, racconto di un padre e un figlio in un tormentato viaggio in un frammento di America.
Ve lo consiglio, ma attenzione è faticoso, bisogna fermarsi a pensare.

domenica 2 settembre 2018

Langhirano 2018 ... poliziotti che scrivono



Piccolo collage per una mattinata perfetta a Langhirano dove ho ritrovato Luigi Notari patron della XIV edizione della rassegna I sapori del giallo poliziotti che scrivono.
Ho incontrato ispettori superiori, vicequestori, poliziotti, carabinieri accomunati da un'unica passione la scrittura creativa, io ero l'unico agente della municipale una volta tanto fuori dal mio ruolo istituzionale, solo uno scrittore.
Ma incontrare colleghi delle Forze dell'ordine che mi riconoscono come collega scrittore e come uno di loro vale oro in un paese che spesso ignora quanto i nostri mestieri in divisa siano sempre più simili, sempre più onerosi, sempre meno tutelati.
La consistenza del sangue ha avuto un pregevole riconoscimento e sono tornato a casa con la sensazione di essere meno solo come scrittore e come agente di Polizia.
Spero che questo esempio di amicizia e affinità arrivi in alto dove si fanno le leggi e quindi si possono cambiare, si possono migliorare.


sabato 1 settembre 2018

Il bibliotecario di via Gorki e la sua silenziosa rivolta















Noi gli uomini, nel senso di maschi, un tempo, anni 70, mi dichiaravo femminista e le femministe mi urlavano che non potevo essere femminista, perché ero solo un uomo.
Un uomo …
Il bibliotecario di via Gorki è un uomo in crisi, ma detto fra noi, ricchi, poveri, figli di re, figli di puttana, chi non si è mai sentito in crisi come omarino in questo modello sociale?

Mi fermo qui.
Vi invito a leggere questa recensione, che non è una semplice recensione è qualcosa di più, entra nel romanzo e finalmente scava, non si ferma in superficie, come fanno giustamente i più.
Molti hanno letto Il bibliotecario di via Gorki e si sono sentiti in dovere di dirmi la loro:

Non mi è piaciuto, è troppo localizzato.
Ma tu scrivi romanzi che si svolgono solo a Corticella?.
Il personaggio maschile è insopportabile, poco credibile, un frustrato, odia le donne, (critica di una donna).
Poco credibile.
Poco sangue.
Pochi morti.

Leggete questo articolo e la ragazza Chiara Ferrari, che si chiama come mia figlia, ha scritto qualcosa di davvero esaustivo, lei mi ha capito, e sapete cosa? Ne basta uno solo che capisca, il mio scrivere in questo caso ha un suo diritto di esistere.

recensione

giovedì 23 agosto 2018

Dalla realtà all'immaginario, poliziotti che scrivono"



Torno a Langhirano dove vinsi il primo premio nel 2016 con Il giallo di Caserme Rosse, quest'anno invece parteciperò con La consistenza del sangue.
1 settembre ore 10 in Piazzetta caduti del Galilea.
Vi aspetto.
Prosciutto da Premio Oscar, merita solo per quello.

mercoledì 22 agosto 2018

Sherlock Holmes



Di versioni ne hanno fatte tante, alcune davvero discutibili, questa mi piace sono 4 stagioni ognuna composta da tre o quattro episodi e i due attori sono bravi e conosciuti, sicuramente  Watson il Bilbo dell'Hobbit cinematografico bravissimo ed eclettico Martin Freeman.
L'originalità della serie è che i due protagonisti vivono nella Londra attuale quella dei telefoni cellulari, di internet, insomma del mondo odierno.
I puristi e amanti delle avventure create da  Conan Doyle sicuramente si schiferanno la serie, ma io non ho preclusioni e pregiudizi, la creatività è sempre bene accetta e l'intelligenza deduttiva del personaggio non stona con il progresso, credo che Sherlock si sarebbe divertito nella Londra dei giorni nostri e la sua capacità e il suo intuito avrebbero sicuramente gareggiato con i moderni mezzi di comunicazione  e trasmissione dati.
Uno degli episodi più graditi rimane i mastini di Baskerville che  rimanda a una mia lettura giovanile (titolo originale Il mastino di Baskerville) addirittura in inglese.
Su Netflix.

sabato 18 agosto 2018

Claudio Lolli




Ho un vago ricordo di lui in un appartamento in penombra, allora lavoravo per l'Einaudi  rateale, un altro animale preistorico allora era ancora indipendente e all'avanguardia, vendevo libri e ogni mese incassavo le rate dai clienti casa per casa, uno dei miei primi lavori da studente universitario e lui era un cliente della rateale Einaudi.
Ma io lo conoscevo già come cantautore di sinistra e impegnato e amavo molte delle sue canzoni che accompagnavano una giovinezza in sintonia con le insoddisfazioni del periodo, lotta politica, pochi denari, poche donne.
Una delle canzoni che mi piaceva di più apparteneva in realtà a uno dei due album dei quali conservo ancora il cd, ed era Quello che mi resta che ripropongo sotto.
Cercate di capire, era il periodo dei grandi amori irrisolti, dell'infelicità obbligatoria e cosucce così, ero sicuramente spesso malinconico ma chissà forse più vivo che in altri periodi della mia vita.
Lolli ha rappresentato per molti della mia generazione un approccio diverso al male di vivere rispetto ad altri cantori politici e sociali del periodo.
Lolli raccontava non solo la rabbia giovanile, la lotta politica, la protesta e la contrapposizione a una borghesia dominante, raccontava anche la difficoltà esistenziale di essere giovani in quel modello sociale anni settanta, ottanta, raccontava l'amore da un'angolazione diversa dai consueti cantori dell'epoca, un artista a tutto tondo, un altro pezzetto della mia giovinezza che se ne va.


giovedì 16 agosto 2018

Aretha Franklin - Think (feat. The Blues Brothers) - 1080p Full HD









Poche parole, molta musica, un altro pezzetto della mia giovinezza finisce in soffitta, loro sono sempre di più, noi sempre più nostalgici.

Vi lascio con la splendida voce di Aretha Franklin, sullo sfondo il sempre rimpianto Belushi e in coppia con lei Matt Guitar Murphy che per uno strano gioco del destino ci ha lasciato a 88 anni il giugno scorso

domenica 12 agosto 2018

Bologna, la mia città







Mi sono imbattuto nel video di questo signore, Giuseppe Sigrisi, che non conosco, un italiano di passaggio per la nostra città, della quale scrivo  e che molti trovano nelle mie storie cupa, intrisa di contraddizioni e violenta.

Scrivere noir senza sottolineare le criticità di un territorio sarebbe ipocrita, ma Bologna è anche quella dello splendido video di Sigrisi che ferma l'obiettivo  soprattutto sul centro storico sottolineando con intelligenza alcuni aspetti imprescindibili della nostra comunità.

Bologna è accogliente, a misura d'uomo, come si usa dire, sorridente e paciosa, ma è anche tante altre cose, è cara, ricca, imprenditoriale e scaltra.

Bisogna viverci per coglierla nei molteplici aspetti, bisogna amarla riconoscendone i difetti.

In questa domenica di mezza estate mi limito a mostrarvi il bel video e a invitarvi nella mia città.

Difficilmente la dimenticherete


sabato 11 agosto 2018

Serie estive ... Bosch





L'estate è spesso un deserto televisivo caratterizzato da repliche isteriche della Signora in giallo, o come accade su Sky la riproposizione delle 12 stagioni di Criminal Mind in attesa di settembre delle nuove serie, nuove produzioni.
Ma adesso non c'è più solo la televisione di Stato (aiuto), oltre a Sky c'è anche Netflix e Prime e io da teledipendente consapevole spulcio, cerco, assaggio.
Ho trovato Bosch, detective contro corrente della polizia di Los Angeles.
La prima stagione si ispira a tre romanzi di Michael Connelly, giallista americano di grande successo, grande amante di Chandler sembra e si intuisce perché il personaggio ha qualcosa del duro e puro, un poliziotto scomodo, spesso nei guai con il potere politico locale, con una vita familiare disintegrata e una passione h 24 per il suo lavoro.
Mi piace,  il personaggio, le storie, l'attore.
Per un'estate davvero poliziesca, su Prime

domenica 5 agosto 2018

I miei progetti ... prossime uscite, lavori in corso





Guccini cantava di settembre mese di ripensamenti, credo sia uno dei privilegi della civiltà occidentale quello di poterne avere.
Il dubbio è mio costante compagno di viaggio, un po' come accade a Re Ecbert  di Vikings nella fase finale della sua vita, abbandona ogni certezza per un quotidiano all'insegna del dubbio.
I miei dubbi riguardano molti aspetti fattivi del mio essere soprattutto.
Sono dubbi sul mio essere scrittore piuttosto che scribacchino, cantore di favole piuttosto che inventore di neri metropolitani.
I miei dubbi riguardano la professione in divisa, sulla quale ogni giorno mi interrogo, perché se è vero che la divisa è una scelta vocazionale, come per infermieri, educatori e preti, è anche vero che tenere viva la fede in un paese che ogni giorno ti denigra e ti svaluta è una doppia fatica e le statistiche di chi decide di mollare parlano da sole.

Malinconie a parte parliamo della parte progettuale che va avanti fregandosene di dubbi e ripensamenti.
Per i miei lettori che stanno oggettivamente crescendo e che chiedono cosa aspettarsi dal sottoscritto in autunno ecco alcune anticipazioni generiche ma certe.

In settembre torno in libreria con il mio quindicesimo lavoro, un romanzo, un nero, non vi dirò altro.

Le prime presentazioni inizieranno in ottobre perché in settembre sarò in Sicilia, come al solito, (per gli amici ladri, la mia magione, che non contiene nulla di prezioso se non i miei scritti, sarà comunque presidiata da giovani intenti a festeggiare la mia assenza quindi andate a rubare altrove).

Nel 2019, che sembra lontanissimo, ma è già qui per noi scrittori, uscirà sicuramente il mio primo giallo dedicato a un pubblico giovanissimo, e anche in questo caso non svelo altro.

In primavera dovrebbe tornare in libreria il maresciallo Greco, nuovo editore locale, nuova avventura, e anche qui non svelo altro.

Direi che i miei lettori possono essere contenti, non li lascerò a digiuno.

Per ora ho deciso di portare avanti solo due filoni quello di Trebbi e quello di Greco.
Vedremo cosa accadrà in futuro.
Vi aspetto in libreria, in biblioteca, in rete, ovunque basta che mi leggiate.
Buon agosto.

mercoledì 1 agosto 2018