domenica 14 ottobre 2018

Schiavone e i bastardi di pizzofalcone



Ho guardato sua Rai play le anteprime delle due puntate numero uno della seconda serie dei Bastardi di Pizzofalcone e Rocco Schiavone.

Premessa non ho mai letto, e non credo che accadrà, nessuno dei due bravissimi autori il napoletano Di Giovanni e il romano Manzini.
Nella mia vita convulsa non posso leggere tutto, e soprattutto una maledetta invidia mi rende impossibile affrontare autori talentuosi che ce l'hanno fatta.
Come dice un mio amico e collega appoggiandomi una mano sulla spalla, quando si chiacchiera negli spogliatoi del Corpo, "collega se dopo 15 libri non hai ancora sfondato comincia a porti delle domande".

Ma dubbi esistenziali a parte vi dico personalmente cosa ne penso delle due realizzazioni televisive:
10 con lode a Rocco Schiavone e al protagonista un intenso e ruvido Marco Giallini.
6 - ai Bastardi dove nessuno spicca e che sinceramente mi ricorda troppo distretto di polizia napoletano.

Conosco la strada, conosco il linguaggio sbirresco, sono 16 anni che frequento poliziotti, carabinieri, agenti della municipale, e noi non parliamo come i protagonisti della serie napoletana, non ci muoviamo come loro, e non intrecciamo rapporti sentimentali con pubblici ministeri improbabili.
La prima puntata l'ho trovata sciapa e poco eccitante.

La prima puntata della nuova serie di Schiavone è invece ruvida, dura, tutta incentrata sul linguaggio fra il romanesco e lo sbirresco, poche concessioni a melenserie inutili, perché la vita è dura là fuori e non concede sconti.

La fiction deve riprodurre la realtà? Non necessariamente, però deve essere convincente e non tutti ci riescono.
A voi che sicuramente avrete letto entrambi gli autori lascio l'ingrato compito di capire quanto la trasposizione televisiva sia in sintonia con i romanzi, poi suggerisco, ogni tanto leggete anche massimo fagnoni, magari lo troverete interessante anche se non bazzica salotti romani e napoletani che a quanto pare vanno per la maggiore.

Nessun commento: