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sabato 29 giugno 2013

Vasco a Bologna



Sono al volante, giornata di inizio estate, quasi fredda ... che meraviglia, un bel sole pulito per un 29 giugno 2013 e per  Virgin radio passa Vasco con Senza parole e l'inizio giornata assume un altro colore.
Vasco ha sempre avuto questo effetto sorpresa su di me, anche la musica è evento individuale, privato, quasi catartico, non mi interessano le masse urlanti, i grandi raduni, la condivisione emotiva, mi piace l'ascolto solitario, unito magari ad un paesaggio come quello che vedo tutti i giorni nella magica terra che congiunge Ferrara a Bologna alle sei e mezzo del mattino e Vasco diventa colonna sonora perfetta per iniziare bene una giornata.
Vedete non sono un pessimista, come alcuni mi dipingono, non sono depresso e mi diverto ancora con la musica.
Penso alla sua ultima performance a Bologna, tre giornate di grande pubblico, un successo prevedibile fra i maldicenti che l'hanno accusato di cantare in playback e altri che lo hanno criticato per le pause troppo lunghe.
Io non c'ero, mia figlia era là e si è divertita molto, rimanendo senza voce, in un certo senso è come se una parte di me, quella meno pigra e più sociale avesse partecipato.
Credo che un concerto di Vasco, come uno di Jovanotti valga ancora la pena.
Credo che questo sia uno degli ultimi concerti del grande rocker italiano.
Già mi manca, mi capita sempre così, comincio ad avere nostalgia di coloro che sono ancora in giro ma che prima o poi dovranno arrendersi al tempo e agli acciacchi.
Però questa emozione come cantava Gaber, altro personaggio che mi manca spesso, l'emozione dicevo di un brano di Vasco in una mattinata di sole all'inizio dell'estate è una delle cose che mi porterò sempre dietro, anche quando non avrò più voglia di nulla.
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Etichette: musica

lunedì 24 giugno 2013

In Sicilia si parla dei miei Lupi neri

 Ho copiato e incollato il post di Maria Di Piazza giovane intellettuale palermitana: scrive, legge e condivide uno spazio con me sulla piattaforma milanese di Hotmag.
segue il bel post che ha dedicato a
Lupi neri su Bologna.
Grazie Maria.


Di editoria indipendente, di bei libri e di incontri casuali.


Uno degli indiscussi benefici derivanti dallo scrivere abitualmente un blog, oltre al poter fare la figa dicendo in giro “ho un blog” e al tentare di saltare la fila alla posta adducendo a pretesto “mi si fredda il blog, devo correre a casa”, è la possibilità di conoscere (virtualmente, si intende) persone nuove: persone con cui, per contingenze varie – tipo il fatto di vivere in zone del mondo lontane da me o di appartenere a culture estrazioni sociali squadre di hockey su prato o ambienti diversi e non-intersecantisi con i miei – non avrei mai avuto occasione di entrare in contatto. A volte si tratta di farneticanti girl-scout decise a persuadermi dell’assoluta giustezza di precetti che inneggiano all’obbedienza cieca e muta, concetto che non reputo un valore neanche nell’addestramento degli animali domestici, è vero, ma in altri casi gli incontri (virtuali, sì, ok) sono interessanti, stimolanti, piacevoli. Una persona che sono stata felice di conoscere (sì, sì, solo virtualmente) è Massimo Fagnoni: uomo simpatico e soprattutto bravo scrittore. In uno dei miei momenti di inutile lamentela su i-gialli-che-non-sono-più-quelli-di-una-volta, Massimo è intervenuto proponendomi di leggere uno dei suoi romanzi. Alla mia risposta standard (mandamelo che lo leggo e poi te lo recensisco) ha ribattuto spedendomi il suo bel Lupi neri su Bologna. Ora, tolto il fatto che io adoro (adoro!) ricevere libri, sono stata particolarmente felice di poter leggere questo: perché è un bel romanzo, perché è insolito e strano e ben scritto, perché parla di argomenti che interessano molto me e tante altre persone, e perché, altrimenti, non credo proprio che mi sarebbe capitato tra le mani, purtroppo. È un giallo con tratti noir che sfiora la fantascienza e l’ucronia, questo libro, e parla del G8 di Genova e dell’Italia di oggi, di violenza e di speranza, di vendetta e di futuro. Ha passaggi inquietanti, ogni tanto: non per la violenza delle scene, che infatti non è disturbante né pressante ma solo limitata e motivata – io non ho avuto problemi e non sono mai scappata via urlando aiuto aiuto, per capirci – , ma perché apre scenari possibili (probabili?) che riguardano l’Italia, l’Europa, il mondo occidentale. C’è un bel ritmo e bei personaggi, e bei dialoghi, sopratutto; e chiunque sa che non è affatto facile, scrivere bei dialoghi, ché il rischio di scadere nel teatro parrocchiale è dietro l’angolo. È un bel libro, in conclusione, ma, come dicevo prima, se non cincischiassi su un blog non lo conoscerei: perché è stato pubblicato da una casa editrice che non ha distribuzione nazionale, e che è di Bologna; se Massimo non me lo avesse spedito, lo avrei cercato sul web, ma solo perché, per un caso fortuito, il suo bravo autore me ne aveva parlato: altrimenti sarebbe stato davvero difficile far incrociare la mia strada e quella di Lupi neri su Bologna, e sarebbe stato un vero peccato. Così come è un peccato, spesso, non poter conoscere realtà editoriali divertenti e valide e nuove, perché nelle librerie è raro trovare qualcosa di diverso da pile su pile di cinquanta sfumature di ogni tinta dell’arcobaleno. Sia chiaro, non penso affatto che tutto ciò che è editoria indipendente sia ottimo, né che tutto quello che viene pubblicato dalle grandi catene editoriali sia da buttare: mi piacerebbe, però, poter scegliere, e dire che no, quel giallo-spocchioso-impaginato-in-trebuchet non ne valeva affatto la pena. Così, invece, devo aspettare qualche festival o cercare su internet, o affidarmi alle decisioni di qualche libraio bravo e attento, se lo trovo.
In conclusione, voi quattro che state leggendo questo post, cercate Lupi neri su Bologna online e fatevelo mandare a casa: perché ne vale la pena, credetemi.
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Etichette: Lupi neri su Bologna

sabato 22 giugno 2013

hunger games




Non so quale potrebbe essere la corretta traduzione: giochi affamati è quella che mi piace di più.
Devo essere sincero con voi, i miei trenta frequentatori quotidiani, magari  nemmeno gli stessi, vi parlo di questo mediocre film perché mi piace molto la protagonista, e non solo fisicamente, e non è così giovane come sembra ha già i suoi 33 anni, come altri più famosi personaggi storici.

Lei,  leggiadra fanciulla, si chiama Jennifer Lawrence e non ricordavo dove l'avevo già vista, poi  Wikipedia  ha dissolto il velo, l'avevo vista e me ne ero  innamorato, in un angosciante film d'autore Un gelido inverno.

In realtà i due film, lontani anni luce da tutti i punti di vista, hanno un prepotente comune denominatore, lei, la protagonista.

Perché al di là della bellezza dell'attrice è il suo personaggio a convincere in entrambe le pellicole, la giovane donna che per amore  dei fratelli più piccoli si sacrifica, rischia la vita e lotta con tutte le sue forze, e  a un passo dalla sconfitta definitiva, malconcia e piegata, riesce a realizzare il suo obiettivo.

 In Hunger games è l'eroina del 12esimo distretto in un mondo apocalittico, post tutto, futurista e futuribile che tanto ricorda le molteplici storpiature di 1984.

Il film poco convincente, si ispira a un romanzo, ha avuto un ottimo incasso, e in  novembre 2013 dovrebbe uscire il sequel, che sicuramente mi guarderò come al solito su sky, se avrò ancora i soldi per pagare l'abbonamento.

Rimane lei, quel modello di eroina senza tempo, con curve sinuose e una luce determinata negli occhi grandi. Tutto ciò che la circonda svanisce, il suo banale e bruttino partner nell'avventura, forse scelto apposta, i diversi personaggi maschili fra i quali spicca Woody Harrelson (Natural born Killer), Lenny Kravitz affascinante come al solito, anche quando non canta, e un grande Stanley Tucci ( amabili resti) nel ruolo del conduttore televisivo.

Ma tutto scompare intorno a lei a Katniss, mentre tende l'arco per salvare la sua vita e quella di chi ha deciso di proteggere. Niente di più bello di una donna coraggiosa e determinata, non trovate?

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Etichette: film e dintorni

domenica 16 giugno 2013

modelli alternativi e controcorrente: le crocerossine



Nella giornata successiva alla parata per tutti che si è svolta ieri a Bologna e alla quale non parteciperei neanche sotto un forte compenso economico, voglio invece parlarvi di una scoperta che ho fatto recentemente.
Ho conosciuto tre giovani volontarie della Croce Rossa, che probabilmente hanno  evitato, insieme a me, la par tot parata.
Tre giovanissime studentesse universitarie che con la loro storica divisa hanno sfilato insieme  ad altri alla parata del 2 giugno in Piazza Maggiore.
Adesso resettate un attimo il cervello, cancellate le consuete immagini: Candy Candy, la Bullock crocerossina nel film Amare per sempre, tutte le immagini erotiche associate al personaggio e tutta le retorica consueta.
Avete resettato?
Bene.
Io in realtà sapevo pochissimo di questo corpo, poche e sommarie informazioni.
In realtà diventare crocerossine è difficile e faticoso.
Sono volontarie, devono frequentare un corso teorico - pratico di 2000 ore che prevede un tirocinio negli ospedali e pronto soccorso della propria città.

Si tratta di un Corpo ausiliario delle Forze Armate con compiti di assistenza sanitaria, e sono da sempre state impiegate non solo nei teatri di guerra, ma anche in emergenze e missioni umanitarie, nazionali ed all'estero. 

Se volete saperne di più intanto date un'occhiata a Wikipedia e poi anche nel loro sito dedicato.
Per svolgere questo tipo di attività probabilmente bisogna avere alle spalle una famiglia in grado di aiutare anche economicamente una ragazza che dovrà affiancare al proprio quotidiano un impegno importante, ma io ho provato una sincera ammirazione per quelle tre ragazze, che non so nemmeno come si chiamano.

Loro hanno fatto una scelta, e pure studiando all'università perseguono con entusiasmo un  progetto davvero umanitario.
Se supereranno il corso potranno andare all'estero in zone di guerra o in territori dove la realtà è davvero in continua  e spaventosa evoluzione.
Modelli giovanili, giovani donne coraggiose, che conducono esistenze cercando un senso, una reale passione. Questi sono modelli vincenti, anche se non ne parla nessuno.
Fanno sperare in un mondo possibile, dopo la crisi, oltre la noiosa, quotidiana, maledetta, onnipresente crisi.



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Etichette: considerazioni inattuali

giovedì 13 giugno 2013

solitario bolognese



Il mio sesto lavoro in pubblicazione, se me lo  avessero raccontato 3 anni  fa, quando iniziai a pubblicare, sarei scoppiato a ridere. Cinque diverse case editrici, nessuna a pagamento chiaramente, cinque diversi modi di  produrre cultura, con cataloghi diversi, differenti priorità, ma tutte mi hanno dato fiducia, mi hanno pubblicato.
Torno al primo amore Giraldi editore che ha mantenuto lo stesso nome ma ha cambiato proprietari, però l'editor è rimasto lo stesso che curò Bologna all'inferno, e ringrazio molto Silvia che ha curato con passione i miei racconti, scrivendo una bellissima quarta di copertina che potete leggere sopra.

Il disegno è dell'amico Trabucchi e il titolo gioca sul doppio senso, Solitario bolognese potrebbe essere un gioco di carte, ma è soprattutto una storia di diverse solitudini in movimento perpetuo all'interno di una città come Bologna che  potrebbe essere Milano, Vienna, Zurigo, Padova.
Città europee, quelle che conosco meglio.
Solitudini al maschile, che conosco benissimo.
Perché chi non si è mai sentito solo almeno una volta in mezzo alla gente, nel centro esatto della propria città o del proprio habitat, racconta una bugia.
Per me la solitudine è una condizione esistenziale essenziale, mi serve per scrivere alle 4 e 19 del mattino questo post sul mio ultimo libro, mi serve insieme al silenzio,  per ricaricarmi e permettermi di uscire di nuovo fra la gente per lavorare, per interagire.

Queste storie sono così, c'è dentro una parte del mio lavoro, nella novella più lunga (circa un centinaio di pagine) poi si sviluppano   7 storie brevi e diverse che parlano d'altro.

Lo so i racconti non vanno tanto nel mondo dell'editoria italiana.
Ma cosa in realtà funziona oggi?
In attesa di essere scoperto  e fare il grande e agognato salto di qualità, continuo a scrivere le cose che mi piacciono nella speranza che piacciano anche a voi.
Solitario bolognese 12 euro e cinquanta da oggi in tutte le librerie bolognesi e in tutto il nostro paese lungo e stretto.


ps:

Per il lettore  che sta preparando una tesi sul noir sociale anni novanta si spieghi meglio che sono curioso, e mi scriva ad una e-mail delle mie
maxfag@inwind.it
sono assai curioso.
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Etichette: solitario bolognese

martedì 11 giugno 2013

skyfall





Ho iniziato a leggere i romanzi di Fleming quando ero ancora troppo giovane per sapere come si prepara un Martini, la questione dell'oliva (una o due) o delle dosi giusti di gin e Martini dry erano per me materia affascinante, come tutta la costruzione narrativa dello scrittore inglese.
I romanzi di Fleming li ricordo con la copertina rigida, già allora ingialliti da troppe letture e il cruccio più grosso era non essere mai sicuro della giusta cronologia delle diverse missioni.
007 è e rimane nel ricordo questo super eroe incarnato in uomo che nonostante un alcolismo evidente e uno stile di vita discutibile riesce a superare ogni missione con grande professionailtà fra la segretaria sempre innamorata di lui ed M che come un'entità superiore gli affida difficilissimi incarichi.

Non ho visto tutti i film dedicati a questo mito della giovinezza, per me 007 rimane  Connery.
Poi ieri ho visto l'ultima mega produzione con la colonna sonora di Adele e la faccia ruvida e sofferta  di Daniel Craig e mi è piaciuto perché il regista o lo sceneggiatore hanno inserito alcune variabili che spezzano la longevità del prodotto.

007 non è più invincibile, rischia di morire, poi torna per difendere la sua unica e vera famiglia e il suo unico capo, ed è notevole Raoul Silva nel ruolo dell'agente tradito che si vuole vendicare in una interpretazione drammatica, quasi tragica che rendono il personaggio, pure nei tratti grotteschi, più credibile di tanti cattivi precendenti.

Non vi racconto altro, solo che chi conosce i romanzi e la cinematografia del genere in oggetto troverà una storia diversa, non banale, quasi innovativa rispetto alla trama storica e non resterà deluso.
Deve però piacergli certo cinema e certa narrativa, gli intellettuali quelli si astengano, non è materia per loro.

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Etichette: film e dintorni

sabato 8 giugno 2013

Palladium lectures. Baricco racconta Proust




Quanto mi piace Baricco ... per me è come tornare a lezione all'università quando lo intercetto in televisione, ricordo le mirabili lezioni del professor Guglielmi (credo) su Ungaretti, io studente lavoratore che riuscivo sempre a rubare tempo al lavoro per non perdere nessuna di quelle incredibili evoluzioni sul poeta italiano. Corso di letteratura italiana contemporanea.
Non immaginavo allora che un giorno avrei trovato voglia e coraggio per iniziare a scrivere.
Non immaginavo molte cose.

Baricco su sky arte nella quarta di una delle sue affollate lezioni  sulla scrittura.
Io chiaramente comincio a guardare questa ma le vedrò tutte, e Baricco vola, danza, scivola sulle pagine di Proust e non ho ancora avuto modo di vedere tutta la puntata.

Prende alcuni brani di Proust, li seziona, li analizza, ne svela la grande maestria, la costruzione della frase, del periodo, la capacità elastica di tirarsi dietro i lettori, l'attenzione a chi dall'altra parte doveva riuscire a leggerlo fino alla fine, in sintesi la grande bravura di uno scrittore eterno.

Poi dopo quasi un'ora e mezza di Proust, verso la fine ci guarda e dice una cosa tipo:
adesso chi scrive si chiederà che senso abbia continuare a farlo, tanto non potremo mai raggiungere i livelli di Proust e lui con la consueta leggerezza ti spiega che la narrativa è come un enorme campo di calcio dove si può spaziare in libertà, unico vincolo forse la grammatica e a quel punto come un abile prestigiatore fa apparire un libro di Celine, il suo primo romanzo, VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE, che lo scrittore francese scrisse nel 1930 (credo) e pubblicò solo 5 anni dopo l'ultimo capitolo della Ricerca e non ha nulla a che fare con Proust e secondo me a Baricco piace di più.
Il giorno stesso l'ho preso in biblioteca durante la presentazione a San Pietro e lo sto leggendo, magico, davvero, sta raccontando la prima guerra mondiale, in maniera tanto moderna da diventare universale.

Proust, Celine, Baricco, e poi in fondo, molto in fondo ci sono anch'io, piccolo piccolissimo ma faccio parte di questa sconfinata famiglia di  lettori e scrittori, ed è veramente un sogno ad occhi aperti.
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Etichette: Baricco, scrittori

giovedì 6 giugno 2013

Lupi neri su Bologna due eventi ... le foto



Sesto raduno di Anobii, uno giugno 2013
Aula Magna di Santa Cristina a Bologna






Dieci  scrittori anobisti hanno presentato i loro ultimi lavori, fra questi chiaramente c'ero anch'io.
L'aula magna è molto bella, è stato un pomeriggio perfetto per me, una distrazione dalle miserie quotidiane, la magia di ritrovarsi fra lettori e scrittori, se esiste un paradiso di questo tipo è lì che vorrei trascorrere l'eternità fra letture e chiacchiere.


Parco della biblioteca di San Pietro in Casale.
4 giugno 2013
presentazione di Lupi neri su Bologna






















Serata dedicata al mio romanzo, ma non solo, ha presentato l'evento la dottoressa Piera Vitali del Centro Studi Help.   Durante la presentazione abbiamo parlato del mio romanzo, ma anche delle attività del Centro Studi , del lavoro delle forze dell'ordine.
Viviana Rattin ha letto alcuni brani ed è riuscita a coinvolgere il numeroso pubblico. 
Serata perfetta.


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