domenica 20 maggio 2018

scrittori ... sono solo canzonette



Mi piace la riflessione di Di Giovanni e ve la regalo.
L'ho  trovata in un libercolo davvero troppo costoso, 13 euro per tre interviste a tre che ce l'hanno fatta, bravi, come racconta Di Giovanni, ma poco simpatici.
Bravi perché chi riesce a bucare lo specchio ... tanto di cappello.
Poco simpatici perché egocentrici, autoreferenziali, pieni, come penso debba essere la sensazione del successo.
Non l'ho mai provata, non la proverò mai.
Per me il successo è, dopo otto ore in piedi, in una qualsiasi libreria di catena, trovarmi di fronte una persona che mi dice, allegra: io la conosco, ho letto due dei suoi romanzi, in biblioteca, a Molinella, e mi sono piaciuti.
La persona in questione non ci pensa neanche un secondo ad acquistare il mio ultimo romanzo, mi saluta e si complimenta, e mi lascia esterrefatto.
Conto talmente poco nel suo patrimonio esistenziale da essere utilizzato come icona.
Ciò che scrivi mi piace, ma non sprecherei mai un euro per leggerti, visto che posso farlo gratis in biblioteca.

Ecco ciò che io conto ... nulla.
Ed è una lezione di vita.
Come recita Di Giovanni, noi siamo cantori, cantastorie, tanfol, guitti, inventori di illusioni.

Io sono uno che ti racconta una storia e tu che mi stai leggendo puoi farne ciò che vuoi, leggerla sotto l'ombrellone dentro il tuo kobo, su un treno in ritardo sul tuo Kindle, fra le pagine sporche di Nutella in un qualsiasi cartaceo.
Sono solo uno scribacchino, e mia cura, mia diletto è solo entrare nella tua vita e cambiarla per un attimo, per una vacanza, per un sussulto,  il senso del mio esistere può esaurirsi nel tuo piacere.
Bravo Di Giovanni.


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