martedì 20 dicembre 2011

no woman no cry




Una puntata del Grande Fratello è per me meglio di un'antinfluenzale che quest'anno ho deciso di non fare.

Immagino cosa penseranno i puristi : sei scemo, come fai a guardare quella schifezza, cosa ti passa per la testa, etc etc.
Intanto quelli sono giovani e a volte belli, giovani italiani e se ti piace scrivere inventando storie può essere utile avvicinarsi a questi prototipi giovanili, selezionati come polli d'allevamento, vero, ma pur sempre affini a tutti gli altri ventenni allo sbaraglio.
Quest'anno noto come al solito le lacrime che sapientemente il Grande Fratello riesce a provocare.
Ma la nota interessante è la facilità del pianto e le cause.
Queste cavie da laboratorio costrette a convivere per sei mesi basando la quotidianità sulla reciproca capacità di comunicare, amare, scontrarsi, giungere al conflitto e poi riappacificarsi all'infinito, dicevo questi giovani eroi del nulla quotidiano piangono, e lo fanno tutti, indistintamente, uomini e donne.
Cambia la qualità chiaramente.
La giovane Adriana che mi ricorda il famoso film di Stallone, ieri sera ha pianto disperatamente ascoltando la lettera del papà ritrovato, un pianto disperato, aspirato, urlato, esagerato, paragonabile solo al pianto di un sopravvissuto ad una alluvione, o un' operaia appena licenziata, una madre che ha appena perso suo figlio e tutto ciò che di più doloroso vi viene in mente.
Il pianto del Grande Fratello non ha niente di reale, solo la potenza della deflagrazione, come una pistola a salve.
E' un pianto senza pudore, provocato il più delle volte da cause fittizie, inventate ad arte dai geni della produzione.
Cosa si cela dietro alla volontaria autoreclusione di tanti giovani virgulti?
Cosa può provocare una tale reazione emotiva?
Quanto la realtà può cambiare per tanti esseri umani divisi dal mondo cosiddetto reale solo da una serie di specchi?
Rimane materia di analisi interessante non trovate?
Fuori il mondo sta andando a rotoli, ma là dentro si piange a dirotto quasi a comando.
Fuori un Ministro piange sulla manovra.
Dentro un ragazzone piange per un cappello di paglia ritrovato.
Realtà, fantasia o pura follia?


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