lunedì 16 ottobre 2017

mindhunter



Nella mente dei serial killer.
Sto guardando le puntate di Mindhunter, mi piace, sarà che in un'altra vita forse avrei voluto essere un agente dell'Fbi, con quella formalità estetica e sostanziale che caratterizza i vari personaggi cinematografici e letterari, con la forza composta di uomini e donne che si muovono in mondi oscuri in una lotta spesso impari con le forze del male, moderni eroi, cavalieri in giacca e cravatta a sfidare menti tanto perverse da sembrare costruite in laboratorio.
Mindhunter è ispirato al romanzo Mind Hunter: Inside FBI’s Elite Serial Crime Unit, scritto da  Mark Olshaker e John E.Douglas che era un agente speciale dell'Fbi e racconta nel libro la nascita dell'unità di scienze comportamentali attraverso un'analisi pragmatica dei diversi casi.
La serie Netflix è chiaramente romanzata ma rappresenta sicuramente un importante punto di partenza per analizzare uno dei fenomeni più sconvolgenti della criminalità principalmente americana , ma ormai non solo.
I seriali inizialmente erano chiamati sequenziali, e affascina il racconto di come anche le resistenze della vecchia scuola investigativa dell'Fbi dovettero cedere di fronte all'orrore da una parte e la spinta al rinnovamento di nuovi agenti dall'altra.
A chi piace il genere è caldamente consigliata.
La serie si svolge alla fine degli anni settanta e impressiona pensare che io c'ero già con la mia adolescenza bolognese e visto da qui sembra davvero un altro mondo, forse migliore chissà.
Su netflix

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