martedì 12 agosto 2014

Mi chiamo Mork




Credo che Mork e Mindy sia per me e per molti miei coetanei uno dei primi ricordi di Robin Williams,
Era il 1979 un periodo cupo per l'Italia fra terrorismo di destra e di sinistra e servizi deviati, ma per me che avevo vent'anni la televisione era un autentico motivo di svago e questa serie televisiva americana che narrava le vicende di un alieno sbarcato nell'appartamento di un' attraente americana, era uno dei miei appuntamenti fissi televisivi, come prima happy days e serie simili.
Fu doloroso per me scoprire in seguito nel 1983 o giù di lì  leggendo la biografia ( Chi tocca muore) di un altro attore prematuramente scomparso, mitico per me, John Belushi, che anche Robin Williams faceva parte del suo disperato nucleo di amici insieme a De Niro e altri divi hollyvoodiani e già allora 30 anni fa Williams veniva descritto da Bob Woodward il giornalista che scrisse Tutti gli uomini del presidente, come una persona fragile dedita alla cocaina e alle droghe in generale, insicuro e depresso.
Da allora plagiato da quel libro, forse, ho sempre pensato a Williams in quel modo, un grande attore, istrionico e coinvolgente con una vita privata sicuramente complicata.
Torniamo al solito tema, l'attore alla fine è solo un interprete della commedia umana e la sua bravura, la sua comicità, la sua capacità di coinvolgere il pubblico non ha niente a che fare con la realtà della sua vita, perché la vita, parliamoci chiaro può assomigliare a tante cose ma difficilmente si avvicina anche solo per sbaglio a quella dell'insegnante dell'Attimo fuggente, o a quella drammatica dello psicologo Sean McGuire,
in Genio ribelle, perché i film anche quelli a lieto fine durano solo un paio d'ore ma la depressione, e le proprie contraddizioni ti accompagnano spesso tutta la vita.

Nessun commento: