giovedì 20 febbraio 2014

The apprentice







Se riflettete un istante arriverete alla conclusione che la televisione di intrattenimento oggi è caratterizzata soprattutto dal concetto di esclusione e non di inclusione, il famoso concetto Decoubertiano che l'importante non è vincere ma partecipare è stato da tempo affossato dalla nuova competizione televisiva dove l'importante è non solo vincere ma annientare l'avversario, eliminarlo, umiliarlo, buttarlo fuori, togliergli il grembiule come in Master Chef, nominarlo, come nel Grande Fratello, affamarlo come nell'isola dei più o meno famosi e così via.
The apprentice  è la versione italiana dell'omonimo programma televisivo statunitense creato da Mark Burnett e con Donald Trump nei panni del Boss.
Qui invece abbiamo Flavio Briatore a dirigere le danze e sembra davvero un boss, anche se forse il gesto meno convincente che compie nella trasmissione è quello di  alzare il braccio per buttare fuori qualcuno.
Non so quanto sua attendibile Wikipedia ma vi passo la sua biografia che potete leggere cliccando sopra il suo nome, da quella si apprende che Briatore ha un passato turbolento dal punto di vista giudiziario, non lo conosco, l'unica cosa che sapevo di lui prima della trasmissione era che aveva posseduto e diretto il famoso Billionaire e che è sposato con la prorompente Gregoraci che ho avuto modo di ammirare in tutta la sua bellezza in alcune puntate di made in sud e che, leggo su wikipedia, ha avuto a sua volta qualche problema con la giustizia.
Torniamo al boss e alla trasmissione, ci sono in gara due ciurme di giovani professionisti in cerca di autore una di maschietti e l'altra di femminucce, tutti simpatici come  notai al momento di pagare una fattura.
Questi giovani rampanti devono concludere affari, vendere cose, gestire attività, fare progetti e soprattutto vincere il gioco.  In premio alla fine l'unico vincitore  diventerà un uomo di Briatore per un contratto danaroso.
Qual'è il messaggio? La filosofia di base, il modello proposto?
Come in tutte queste trasmissioni il messaggio può essere diverso a seconda di chi lo riceve, ma in questo caso la logica che deve prevalere è più che mai esplicita, è necessario avere senso pratico, la teoria conta il giusto, è indispensabile essere furbi per fregare gli avversari e spietati,  bisogna vendere il prodotto, buono o cattivo che sia.
La logica prevalente del moderno mondo commerciale emerge qui in tutta la sua concreta realtà.
Prima del prodotto arriva il marketing, prima della qualità di una cosa ti deve colpire la sua presentazione, prima di ogni valutazione di carattere morale deve prevalere il tornaconto, e prima della legalità può esserci semplicemente il profitto?
Me lo chiedo pensando alla scelta degli ideatori di fare condurre un programma così spietato da un professionista del businnes come Briatore, un uomo sicuramente di talento, un manager considerato in diversi ambienti spregiudicato e ruvido. Quale modello per i giovani può arrivare da questa trasmissione?
Secondo me il solito, non è indispensabile essere laureati, preparati, onesti, ottimisti, altruisti per vivere una vita piena, è altresì indispensabile essere spietati, furbi, competivi, senza scrupoli, aggressivi, determinati e forse diventerete dei veri manager e potrete magari aspirare a una qualsiasi carriera politica, perché ormai in questo paese è stata sdoganata la legittima corsa al potere e al denaro, e questa trasmissione alla fine  ne rappresenta  un' innocua metafora.

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