mercoledì 17 ottobre 2012

ma gli androidi sognano pecore elettriche?



Non mi aspettavo questo romanzo leggendo la storia che ha ispirato uno dei film che io amo di più.
Blade Runner.
Il libro è del 68, quarantadue anni fa e per me è fresco come acqua di fonte, scivola leggero forse perché parla di decadenza e di oggetti effimeri che riempiono l'immaginario di uomini e donne soli che si aggirano in una città buia e disperata senza prospettive, perché il futuro è altrove emigrato in altri pianeti.
Forse la fantascienza rimane una delle possibilità di fuga divertente in un universo editoriale zeppo di calciatori, veline, cantanti melodici e politici delusi tutti intenti a scrivere e a farsi scrivere.
Philip K. Dick era davvero grande, il suo personaggio principale ha una pecora elettrica in giardino ma vorrebbe un animale vero, status simbol in una società che non sa più da che parte andare.
Non è geniale?
Allucinato, attuale, poetico e brutale.
Dentro c'è davvero Marlowe, il futuro, il passato e l' universo in dissoluzione rapida.
Dentro c'è anche Brazil film gigantesco che ha molte affinità con Blade Runner complementare e ancora più intrigante nella sua genialità.
Adesso appena conclusa la lettura di Adéu del mio conterraneo Rialzo, mi dedicherò alla svastica sul sole appena tornato da Cracovia.
























































































 

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