domenica 17 ottobre 2010

Bologna all'inferno - recensione del comandante Emiliano Bezzon


Recensione a "Bologna all'inferno ..." di Emiliano Bezzon ex comandante di Milano e direttore della rivista "Il vigile urbano"

Vigili e scrittori

Di Emiliano Bezzon

Chi pensa che i vigili urbani sappiano usare la penna (o il computer) solo per scrivere verbali, magari anche malamente ed in maniera sgrammaticata, deve ricredersi.

Già da qualche tempo alcuni agenti ed ufficiali si sono impegnati nella scrittura di romanzi: Francesco Delvino con "C'è bisogno di un caffè", Ildebrando Volpi con "Le regole d'oro" Fabrizio Candani, forse il più prolifico, con una serie di romanzi che hanno per protagonista il detective Bruno Kernel e, forse, altri ancora, che non ho avuto il piacere di conoscere o di leggere e con i quali mi scuso per questa mia mancanza.

Tra tutti, però, quello che mi ha maggiormente colpito, forse anche perché il suo ultimo romanzo è uscito di recente, è un agente della polizia municipale di Bologna, che non ho mai incontrato, ma che mi pare di conoscere da tempo, di averci anche lavorato assieme, dopo averlo letto.

Si chiama Massimo Fagnoni e il suo ultimo romanzo è ambientato nella città in cui presta servizio, Bologna appunto.

Mi ha colpito per una serie di motivi.

Innanzitutto perché ho visto il suo profilo biografico, da cui risulta che l'autore ha cinquant'anni, una laurea in filosofia e vent'anni di lavoro come educatore nel sociale e da cui risulta, anche, che da sette anni lavora "con soddisfazione" come agente del reparto sicurezza urbana della polizia municipale bolognese.

Mi è piaciuta molto l'evidenziazione del lavorare con soddisfazione tra le notizie più importanti del proprio profilo. Non mi capita spesso, pur incontrando tantissimi operatori di polizia locale, di trovarne di pienamente soddisfatti e, per di più, desiderosi anche di farlo sapere a tutti.

Mi ha colpito anche perché è scritto bene, con rispetto per chi acquista il libro e decide di leggerlo, con una storia bella ed avvincente.

Mi ha colpito, soprattutto, perché trasuda da ogni riga e da ogni pagina la passione per il lavoro nella polizia locale, con tutti i dubbi, le difficoltà, le stanchezze, le delusioni, le contraddizioni e quant'altro appartenga ad una professione fatta soprattutto da uomini e donne, prima ancora che da organizzazioni, procedure e tecnologie.

Chi ha fatto o fa lo stesso lavoro (ma anche chi ne ha solo sentito parlare o forse nemmeno), può respirare l'aria degli spogliatoi, vedere le file di armadietti che non conservano solo uniformi e dotazioni, ma anche storie e ricordi spesso indelebili. Chiunque legga il libro può vivere le contraddizioni di chi si trova coinvolto in una colluttazione, in uno sgombero difficile, dovendo magari far scattare delle manette ai polsi di qualcuno, pensando che il suo lavoro forse dovrebbe essere far multe e rilevare incidenti o che forse è comunque giusto così, perché la polizia municipale deve prima di tutto rispondere alle domande dei cittadini e le domande cambiano, col tempo.

Si può anche vivere da dentro il rapporto tra uomini che indossano divise diverse, ma sono davvero uniti dagli stessi ideali, ben al di là dei tentativi istituzionali di coordinamento interforze, e che davvero vivono le stesse paure, difficoltà e tensioni dello stare sulla strada di giorno e di notte, ma che vivono anche rapporti di amicizia e colleganza profonde.

Si può capire che cosa si provi quando ci si vede costretti - capita raramente ma capita - ad esplodere un colpo di arma da fuoco indirizzandolo verso un altro uomo...

Si può, insomma, vivere una settimana in servizio, passando dalle sanzioni per le violazioni ai regolamenti del decoro, ai pattuglioni notturni nei quartieri degradati, ai controlli di polizia amministrativa, all'attività investigativa e di polizia giudiziaria; questo ed altro ancora, così come questo ed altro ancora sono funzioni ed attività di un Corpo di polizia municipale di una grande città, e non solo.

Credo che ogni lettore si stia chiedendo perché insisto tanto a parlare di questo che, in fondo, è solo un romanzo scritto da un collega, nemmeno fosse un trattato fondamentale o la legge di riforma della polizia locale; la ragione sta nel fatto, tra le pagine di un giallo godibilissimo, ho travato una delle più genuine ed efficaci sintesi dell'essere agente di polizia locale oggi, una sorta di manifesto del mestiere di vigile, un ritratto a tutto tondo ed in profondità di un professionista poco e mal conosciuto.

A chi può essere utile leggerlo: a chi fa lo stesso mestiere e magari ha un poco perso la sua spinta motivazionale o si accinge a farlo senza avere le idee troppo chiare; ma direi anche a chi discetta su ruoli e funzioni di polizia locale senza mai aver respirato nemmeno un minuto l'aria - viziata ma ricca - di uno spogliatoio; anche a chi scrive editoriali sui maggiori quotidiani inveleniti da un'incomprensibile astio; anche a chi dovrà decidere e votare -forse - una nuova legge di riforma del mestiere della polizia locale; anche, infine ma non da ultimo, ai cittadini più o meno benpensanti che non immaginano neppure lontanamente quanto gli siano utili quegli uomini e donne che indossano le divise con gli stemmi comunali o provinciali.

Il libro parla anche di un attentato terroristico islamico e ne parla perché i vigili protagonisti del romanzo danno un contributo essenziale alla positiva soluzione del caso: certo è un romanzo, ma non è poi così lontano dalla realtà, anzi mi viene da dire che ci è molto vicino. Mi torna infatti alla mente la testimonianza di un giornalista e giallista celebre, Piero Colaprico, che ha ricordato il contributo essenziale dei vigili milanesi negli anni di piombo, quando, grazie alla loro capacità di osservazione e presenza sul territorio, fornirono agli organi investigativi le informazioni essenziali alla scoperta di covi terroristici; ma non serve tornare nemmeno così tanto indietro nel tempo, occorre solo fare un po' di fatica a trovare le notizie perché pochi ne vogliono o ne possono parlare.

Non ci si aspetti di leggere le storie di agenti gambizzati; tutt'altro! Il libro parla di agenti con i piedi ben saldi per terra, con le paure e le tensioni, con le incazzature e le delusioni, ma anche con le giuste e sane soddisfazioni per il risultato del proprio lavoro, anche quando è consistito nel rilievo ben fatto di un incidente stradale.

Mi ricordo, e mi accingo a smettere di annoiare i lettori, che qualche anno fa alcuni colleghi si lamentarono del fatto che non c'erano fiction e film che parlassero adeguatamente della polizia locale, rimasta legata all'immagine di Sordi o de Sica (che io peraltro continuo a ritenere più che dignitose)... ora perlomeno c'è un buon libro che ne parla più che adeguatamente e... se capitasse tra le mani giuste, chissà...

Quanti valori dentro le polizie municipali, perché ostinarsi a guardare fuori, per cercar chissà che o chissà chi?

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