venerdì 30 agosto 2013

il mio tredicesimo romanzo






Oggi ho concluso il mio tredicesimo scritto.
E' il secondo romanzo dedicato a un nuovo personaggio che nessuno conosce tranne l'editore, è un investigatore privato, è bolognese, non più giovanissimo, e mi piace.
Fra i diversi personaggi che ho inventato lui mi sembra il più vicino al mio attuale modo di sentire.
Questo romanzo mi ha impegnato per otto mesi e mi impegnerà ancora per i necessari aggiustamenti.
Dopo mi prenderò una piccola pausa e scriverò qualche racconto.
I racconti mi piacciono, sono riposanti, mi aiutano a resettare il cervello prima di intraprendere altri progetti.
Ho infatti un' idea in testa per concludere la prima trilogia dedicata a questo nuovo personaggio.

13 lavori compiuti sei pubblicati e diverse idee, sembrerebbe quasi un lavoro, ma il lavoro è :
Occupazione specifica che prevede una retribuzione ed è fonte di sostentamento

Quindi non parlerei di lavoro per ora ma solo di passione e la concludo in questo modo.

Un amico poche sere fa mi ha chiesto se i miei lavori mi convincono al cento per cento, se uno dei miei romanzi lo considero un capolavoro, se esiste un mio romanzo sul quale metterei la mano sul fuoco.

La domanda mi ha spiazzato, non c'è uno solo dei miei romanzi che consideri perfetto, vincente, incredibile, se avessi scritto un romanzo di quel genere forse ne sarei consapevole, non so.
Sono convinto di stare ancora sperimentando, di stare ancora inventando.
Scrivo storie, spero di divertirvi, di appassionarvi, di donare al lettore alcune ore di svago e lasciargli personaggi ai quali ripensare piacevolmente.
Ogni altro obiettivo devo considerarlo ancora remoto, specie dopo avere letto Viaggio al termine della notte.

giovedì 29 agosto 2013

viaggio al termine della notte






L'ho terminato questa mattina e già un po' mi manca, già ho dimenticato l'inizio e così ve lo ripropongo sopra.
Dovrò rileggerlo, ma non subito, dargli il tempo di fermentare in testa e alcune cose vorrei rubare a Céline, la genialità linguistica, il ritmo ineguagliabile, la modernità senza tempo e nonostante il suo stile il romanzo è impregnato da una quieta disperazione esistenziale, non offre speranze, non concede spazio a nessuna illusione, se non quella della possibilità di amare, sempre tardiva, sempre fuori tempo.
Come diceva Baricco è la storia di un uomo qualunque che rotola nella vita e aggiungo a casaccio,  inseguendo percorsi faticosi, senza un obiettivo tangibile se non quello di sopravvivere nel migliore dei modi.

La storia di Ferdinand è quella di una vita in miniatura che si espande nello spazio del mondo, in avventure sempre al limite fra il tragico e il grottesco, leggendolo non si cerca il senso, non si insegue il fine, però velocemente ci si immedesima fino a sentirsi come lui, perché giunto a questo punto della vita le esperienze sommate danno sempre il medesimo riusultato nello specchio quotidiano: le idee, le aspirazioni, le speranze e lo stesso rispetto per se stessi lasciano il  posto a una quieta accettazione dei propri limiti, dei propri enormi difetti, dell' inevitabile constatazione della propria caducità.
Adesso  mi sento meno solo, ho un nuovo amico, Ferdinand e mi immedesimo nell'ultima drammatica sequenza del romanzo quandoil personaggio è costretto a constatare la cronica incapacità di provare un banale sentimento di pietà.
Viaggio al termine della notte è un viaggio al termine di se stessi, uno dei libri da leggere prima di qualsiasi inevitabile fine.

mercoledì 28 agosto 2013

black mirror seconda stagione: vota waldo e orso bianco



Gli ultimi due episodi di Black Mirror sono forse i più geniali e i più feroci.
Vota Waldo è stato spesso associato al successo elettorale grillesco, ma le affinità sono solo metaforiche e favolistiche. Nella puntata in questione Waldo un cartone animato a forma di pupazzo azzurro, irriverente e aggressivo, ottiene un successo elettorale in un piccolo comune inglese e diventa poi un fenomeno mondiale.
Il comune denominatore fra grillismo mediatico e personaggio telefilmico è l'oggettiva insofferenza dell'elettorato nei confronti della politica, in Italia l'astensionismo è cresciuto negli ultimi tempi e comunque in maniera ancora blanda rispetto ad altre realtà, penso agli Stati Uniti ad esempio.

 Siamo giunti a un punto di non ritorno della politica tradizionale, bruciata da anni di corruzione, collusione con la malavita, perdita totale di riferimenti etici, lontanissima dalla gente comune, quella che paga le tasse e non arriva alla terza settimana del mese.
In vota Waldo viene esplicitato il messaggio e il grillismo ne è la prova oggettiva, ora bisogna fare il passo successivo, ma non chiedetemi quale, io aborro la politica, come direbbe Mughini.

L'ultimo episodio è ancora sull'utilizzo della comunicazione di massa, mass media, cellulari, video camere, spettacolarizzazione dell'orrore; è divertente e propone un supplizio infinito per i peggiori peccatori, mi ha ricordato alla lontana arancia meccanica, nel geniale romanzo e nel film si costringeva Alex a guardare scene di violenza inducendo nel criminale una repulsione fisica a qualsiasi azione criminosa, una sorta di castrazione psicologica, proposta tante volte dalla destra.

Lo scopo dell' episodio è sicuramente ancora una volta puntare l'attenzione sull' evoluzione o involuzione di  noi esseri pensanti continuamente in contatto con la rete, con la virtualità, noi esseri disumanizzati, ostaggi dei nostri stessi strumenti di comunicazione.

Geniale questo Charlie Brooker e se volete conoscerlo meglio guardate cosa diceva del nostro ex capo di governo nel 2011, esilarante, soprattutto per gli inglesi.

 

lunedì 26 agosto 2013

Prometheus



Prometheus filmone per la degna conclusione  di una estate al risparmio, si fa per dire.
L'ho guardato volentieri, anche perché a me Ridley Scott piace da sempre, mi piace anche quando esagera, mi è piaciuto nell'infondatezza storica del Gladiatore, è il regista di uno dei miei cult per eccellenza Blade Runner, e quindi l'ho gradito anche in questa pellicola dove si interroga sui consueti interrogativi che affliggono da sempre l'umanità insofferente e curiosa, perché esistiamo, da dove veniamo, dove andiamo e le solite incognite quelle che per intenderci ci hanno portato a credere negli dei, e nelle diverse versioni nelle quali  ogni essere umano decide di incarnare il suo creatore primo. Il tema può sembrare sfruttato, ma non certo esaurito, le risposte sono ancora tutte da scrivere, anche se come fa dire Guzzanti a uno dei suoi personaggi più geniali, un ministro di Dio, le spiegazioni scientifiche ci sono ormai, basta saperle leggere.
Ma Scott è  uomo di spettacolo e lo spettacolo lo sa fare bene, grande cast dall'algido Michael Fassbender alla sempre incantevole Charlize Theron e per chi conosce Luther il poliziotto di colore britannico, lo troverà in gran forma nel ruolo del rude capitano della nave spaziale  Prometheus, intepretato dal bravo Idris Elba.
Il film ha fantastici effetti speciali e svela la nascita di Alien il mostro creato sempre dagli sceneggiatori di Scott.
Non vi svelo nulla perché la trama merita e lascia aperto uno spiraglio per il seguito.
La conclusione però mi garba, è razionale, non incline a fantasie o idealizzazioni religiose, se esiste davvero un creatore potrebbe semplicemente averci inventato così per sfizio, per sbaglio, per noia, potrebbe essere un altro noi, solo più intelligente ma non meno crudele.
Potrebbe, oppure potrebbe semplicemente essere che noi siamo il prodotto del caso.
Su sky
 

domenica 25 agosto 2013

Black mirror seconda stagione, episodio uno


Torna da me
Ciò che sta accadendo a noi in quanto esseri umani pensanti è quasi fantascientifico.
I giovani, come i compagni di Ulisse ai quali lui chiude le orecchie con la cera per non costringerli a subire il fascino delle sirene, dicevo i giovani, quelli nati ieri e che nasceranno domani, crescono e cresceranno con le nuove tecnologie, quelle che continuiamo a chiamare in maniera ottimistica il migliore prodotto del progresso.
In realtà la tecnologia, il progresso, ci sta velocemente dirottando verso una deriva autistica collettiva quasi perfetta, dove non conta più chi davvero siamo, ma cosa condividiamo.

Non è enfasi la mia, basta aprire un qualsiasi social network e troviamo la condivisione dell'effimero e dell'intimo, dalla grigliata fotografata a Creta, alla prima camminata dell'ultimo nato.
Noi condividiamo tutto, per non condividere nulla.

I motivi di tale compartecipazione sono vari, sottolineare uno status, condividere i momenti belli e quelli brutti, senza pudore, senza rispetto per sé stessi, esponendo spesso anche i minori a noi più cari, agli occhi disumanizzati della rete.

In Torna da me primo episodio geniale e quasi romantico della seconda stagione, si parla proprio di ciò.
Si può ricreare una personalità attraverso le condivisoni in rete?

No, non si può, perché ognuno di noi, fortunatamente, ha alcuni tratti unici, esclusivi, un marchio di fabbrica, una nota caratteriale, creata dall'esperienza personale, dalla storia e non  riproducibile.

Noi possiamo condividere fotografie, pezzi di frasi, momenti collettivi, frammenti superficiali.
E' qui il nodo, la rete, la tecnologia, la comunicazione globale, non può bastare e dovrebbe averlo capito anche la politica.

Non facciamoci ingannare dalla seduzione della condivisione, cerchiamo gli altri oppure rimaniamo da soli, ma non cadiamo nella finzione della comunicazione virtuale, ci ritroveremo congelati un un ritratto falsato, né  carne né  spirito, solo vuoti cloni derubati dell'anima.

giovedì 22 agosto 2013

black mirror prima serie



Carina vero? una ragazza acqua e sapone, con una voce soave e nessuna esigenza particolare nella vita se non riavvicinarsi a una sorella in un futuro immaginario e un po' allucinato dove l'umanità pedala per potere mantenere pochi eletti.
Lei è uno dei personaggi della prima trilogia di Black Mirror serie inglese grandangolare e immaginifica che cerca di rappresentare un possibile mondo futuro, ma neanche tanto, dove i rapporti umani, la comunicazione e il modo di concepire l'esistenza sono quasi sempre mediati dai mezzi di comunicazione di massa,  dal cosiddetto progresso tecnologico.
Tre episodi, tre storie diverse, il rapimento della principessa d'Inghilterra e una richiesta per la sua liberazione che solo il primo ministro inglese potrà soddisfare. Il secondo episodio mi ricorda molto xfactor, nel male  e nel male, il terzo invece parla di microchip, utilizzo della memoria come oggettivo modo di concepire il presente,  vivendo però solo di ricordi accumulati, con conseguenze inevitabili.
Quanti mariti e quante mogli,  andrebbero a dare un'occhiata ai ricordi del partner se potessero?

Un modo diverso di fare intrattenimento, il futuro della fiction, o il futuro in una fiction, io cerco nei miei romanzi di riflettere su questo modo di vivere, tutti vicini, tutti remoti e impalpabili nel secolo della rete, dei social network, del nulla collettivo.
Su Sky.

sabato 17 agosto 2013

Nanni Moretti classe 1953






Stavo girovagando in rete alla ricerca di informazioni medico scientifiche e mi imbatto nella data di nascita di Nanni Moretti, 19 agosto 1953, e mi rendo conto con un leggero disappunto del fatto che quest'anno compirà sessant'anni e queste sono sorprese che il mio vecchio cuore regge a malapena e non sto facendo ironia, sono cresciuto con i suoi film, con il teatro canzone di Gaber, e i film di W.Allen, ho sempre pensato a Gaber, purtroppo scomparso, come a una sorta di lontano parente milanese, e ad Allen come a un più vecchio amico americano, ma Moretti no, lui poco più anziano di me, esprimeva nei suoi primi film le perplessità, i dubbi e l'ironia della mia generazione sempre in procinto di crollare ma mai davvero vinta, sempre a guardare albe rarefatte, su spiagge desolate magari dalla parte sbagliata, o indecisi se andare a quella festa  senza la certezza di essere bene accolti o come al solito ignorati.
Il suo rapporto con l'universo femminile mi ha accompagnato negli anni difficili della giovinezza per me sopravvissuto al femminismo degli anni settanta, ai problemi di comunicazione con le donne, all'indeterminatezza di noi maschietti di sinistra in un periodo storico di evoluzione o di involuzione, sicuramente di cambiamento.
Sicuramente una delle battute che ho utilizzato spesso nella mia vita è quella nella quale afferma di essere uno splendido quarantenne in Caro Diario, tante volte mi è capitato di dirlo quando avevo fra i quaranta e i cinquant'anni, dopo chiaramente ho smesso di dirlo, e tante volte ho riguardato la scena del film nella quale un suo amico, che era al  Righi quando lo frequentavo io, per il suo quarantaquattresimo compleanno gli mette in mano un metro mostrandogli quanti anni ancora vivrà, puoi vederlo sopra.

Pezzi di cinema, pezzi della mia vita.
Bisogna fare qualcosa Nanni questa volta per dimenticarci quel pezzo di metro, che si è accorciato di un bel po', una grande festa in agosto, o magari un film.

Io detesto le feste di compleanno, da sempre, e anche i miei compleanni, quindi consiglierei un bel film, come al solito solo qualcosa che valga la pena fare per divertirsi e per aiutarci a pensare.
Si può essere splendidi anche a cinquanta e sessant' anni, ne sono convinto, però che fatica avere la consapevolezza del tempo passato quello che non non potrà in nessun modo tornare.


giovedì 15 agosto 2013

primeval



Belli gli animaletti preistorici, hanno questa simpatica caratteristica che ti aprono, squartano e mangiano senza battere ciglio, puoi provare a sparargli, a addormentarli, a rimandarli nella loro dimensione, ma quando decidono di fare irruzione nel tuo immaginario ecco che rispunta il fantasma di ciò che un tempo doveva essere la terra, un luogo assai pericoloso e selvaggio, dominato dall'anarchia della natura e da esseri enormi e determinati a cibarsi di carne fresca.
Primeval è una fiction che gira in diversi canali dal 2007, e come Boris ho cominciato pigramente a guardarla nelle calde giornate d'agosto, gli effetti speciali sono buoni, niente che fare con mostri di cartone e vecchia televisione, non ho ancora inquadrato la trama, ho capito solo che attraverso alcuni strappi temporali che i protagonisti chiamano anomalie, da vari buchi disseminati in giro, sbucano mostri preistorici e combinano guai mangiando il malcapitato che trovano sul loro cammino, e mai che capitino nel posto giusto, non so sotto casa di qualche delinquente abituale, o politico corrotto, loro sono imparziali mangiano di tutto e non sembrano in grado di riflettere o pentirsi.
Consigliato a chi piace molto la preistoria.

martedì 13 agosto 2013

cena tra amici



E bravi i francesi che riescono sempre a costruire storie efficaci superandoci a mani basse nella commedia. Cena tra amici è tratto da un lavoro teatrale e non ci vuole un esperto per capire che la sceneggiatura nasce per il teatro,  a differenza di carnage di Polansky,  puro gioco al massacro, cena tra amici nasce come  momento lieto, la prossima nascita del figlio di uno dei protagonisti e la scelta del nome. Da questo iniziale gioco la commedia si sviluppa affrontando diverse questioni che alla fine hanno un comune denominatore, la difficoltà per noi esseri umani di coltivare rapporti significativi, l' impossibilità di essere completamente trasparenti e onesti anche con chi scegliamo per accompagnarci nella nostra vita affettiva, sentimentale, sessuale.
Il tema è vecchio, nasce sicuramente nel paradiso terrestre con Eva e la famosa mela, ma da allora nulla è davvero cambiato, anche i migliori amici hanno un segreto incoffessabile, anche le coppie più affiatate nascondono rancori, incompatibilità, incomprensioni insanabili che covano sempre sotto pelle, e la scelta di un nome o una cena tra amici può rivelarsi un'ottima occasione per scannarsi appassionatamente, ma come racconta il protagonista, anche quando credi che tutto sia perduto ecco che la famiglia come un'entità invincibile torna a compattarsi intorno alle solite cose, nascita, morte, felicità, dolore. Una bella commedia, su sky.

domenica 11 agosto 2013

Boris ... scoperte agostane


Sky ripropone Boris con la prima puntata della prima serie e così per curiosità l'ho guardata e in pochi giorni mi sono rivisto le 14 puntate della prima serie registrandomi le 14 della seconda che mi guarderò prossimamente.
Cosa deve offrire la fiction nostrana? O meglio cosa può offrire?
Qualsiasi forma di espressione artistica nel nostro paese deve per forza passare attraverso diversi condizionamenti, intanto la scarsità di mezzi economici, la scarsità di attori sia numericamente che qualitativamente, il filtro delle raccomandazioni, degli agganci politici, delle mazzette e chissà cosa ancora che non posso nemmeno immaginare, perché se è vero che il mondo dell'editoria è una fogna, immagino che anche quello della produzione di film e fiction non sia né limpido né facile da frequentare.
Boris è una fiction sulla fiction e funziona per ciò che immagino si propone, intrattenere con leggerezza, e allora trovi accettabili i registi cialtroni, i direttori di produzione sciacalli, gli attori raccomandati dai politici, le serie televisive tagliate alla seconda puntata, gli indici di ascolto che decidono della vita o della morte di una serie e del lavoro di persone.
Anche lo stagista, il dignitoso Alessandro Tiberi, è perfetto nel ruolo di giovane sfruttato e non pagato, che  all'inizio ha solo la possibilità di fare lo schiavo sul set, maltrattato e denigrato.
Il cast è composto da una classe di attori italiani, molti romani, che ho imparato a conoscere negli ultimi anni, è un cast numeroso e non posso elencarli tutti, cito solo la brava Caterina Guzzanti, più simpatica della sorella, anche se non paragonabile al resto della famiglia, Francesco Pannofino il regista e potrei continuare. E' un lavoro di squadra e mi sembra una squadra bene amalgamata, in sintonia, poi magari si sono scannati per tre serie chi può dirlo, fra le righe emerge uno spaccato grottesco di quello che deve essere l'ambiente della fiction italiana sempre in bilico fra precarietà e successo, dove solo alcune serie sopravvivono al tempo, penso al tenace Un posto al sole di cui scrivevo poco tempo fa, e mi tornano in mente La squadra, finito nel nulla o Distretto di Polizia.
Boris mi è piaciuto, la finzione sulla finzione, fa ridere, rilassa, ha un suo perché, consigliato nelle sere d'agosto per chi come me rinfresca i pensieri in una boccia di vetro, contando le evoluzioni di un pesciolino rosso.

giovedì 8 agosto 2013

Marilyn






Il 5 agosto del 1962 moriva Marilyn Monroe e Sky in questi giorni sta proponendo diverse cose sul mito hollywoodiano per eccellenza, ho quindi deciso di guardare questo interessante frammento della sua vita, liberamente interpretato da Colin Clark nel suo libro, Il principe, la ballerina e io, libro del 1995, dove l'autore narra la sua esperienza di aiuto regista durante le riprese del film che vedeva Marilyn affiancata al grande Lorence Olivier.
Il film, Marilyn è dignitoso e sufficientemente leggero,  brava la protagonista Michelle Williams brava e bella, un solo neo, non è Marilyn e non le assomiglia abbastanza da essere credibile, probabilmente l'hanno scelta perchè doveva incarnare il personaggio e ci riesce con una bravura e una immedesimazione convincente.
Mi sono guardato a seguire un documentario sulla sua vita sempre su Sky e mi sono sorte spontanee alcune domande:
Perché Marilyn ha rappresentato per alcuni anni uno dei simboli più potenti e ammalianti dell'universo femminile?
Perché i  miti come lei sono destinati a frantumarsi ?
Perché piaceva tanto agli uomini?
Il film cerca di spiegarlo, interpretando il pensiero di Clark, attraverso gli occhi di questo giovanissimo aiuto regista che rimase sedotto dalla bellezza e soprattutto dalla profonda fragilità che sembra essere una nota dominante del personaggio Marilyn.
A me è sempre piaciuta,  ma credo che il suo personaggio e  parte della sua personalità fosse caratterizzata da quella energia misteriosa e squisitamente femminile che  differenzia definitivamente l'uomo dalla donna.
E' una sorta di purezza, di genetica capacità di incantare e sedurre,  non si impara in nessuna scuola, in nessun teatro, è tanto potente quanto fragile, una sfida impossibile da vincere per qualsiasi uomo che Marilyn fece innamorare, perché era tanto affascinante quanto disintegrata, una sorta di Dea irraggiungibile e in quanto tale la immagino ancora sul  palco a cantare con voce leggermente affannata happy birthday mister president.

domenica 4 agosto 2013

Volverine l'immortale


Volverine l'immortale visto al cinema giovedì scorso, ripropone il consueto problema esistenziale che affligge i super eroi che non possono morire e mi torna alla mente Highlander afflitto dallo stesso problema. Questo Volverine soffre di incubi notturni e sensi di colpa e non si diverte molto alla prospettiva di un'immortalità che lo ritrova sempre solo a fare i conti con le donne delle quali si innamora ma che in un modo o nell'altro sono destinate a morire.
Lui è bravo e bello come dice mia figlia, e in un'intervista racconta di come sua moglie, attrice come lui, lo criticò quando lesse la sceneggiatura del primo Volverine, trovando una baggianata l'idea di un super eroe al quale spuntavano gli artigli.
Ma Hugh Jackman non ascoltò la  consorte e oggi è uno degli attori più pagati di Holliwood.

Che cos'è l'arte quando si parla di cinema?
Che cosa è diventato il cinema?
Esistono i super eroi o sono tutte sciocchezze improbabili e poco interessanti come direbbe la moglie di Volverine?

Potrei andare avanti con una bella serie di domande cretine come questa ma vi passerò solo la mia opinione:

Rubo da Wikipedia, nella sua accezione odierna, l'arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni e messaggi soggettivi. Tuttavia non esiste un unico linguaggio artistico e neppure un unico codice inequivocabile di interpretazione.

Quindi Volverine è una forma di espressione artistica e anche i miei romanzi, con tutti i limiti riscontrabili.

Il cinema cosa è diventato?

Tempo fa dissi che il cinema era morto, in realtà continua a riproporre forme di realtà e immaginazione, attingendo dalla letteratura e dall'evoluzione del mondo, sfruttando nel modo migliore le nuove forme di tecnologia e quindi è, e continua ad essere, uno dei migliori modi di sognare ad occhi spalancati.

E i super eroi esistono?
I super eroi esistono eccome, fanno parte della nostra capacità di credere alle favole, e ai valori che più ci piacciono e che vorremmo ci rappresentassero, il coraggio, l'altruismo, l'onestà, la purezza  e tutte quelle menate lì, mescolate con l'estetica allucinata di chi ha avuto l'intelligenza di crearli.

Non so in conclusione se mi piacerebbe vivere in eterno, alla fine mi ritroverei da solo alla fine del mondo io e chiaramente Berlusconi, e allora invocherei davvero una qualsiasi conclusione, ma essendo immortale dovrei imparare a conviverci con l'ex premier come ho fatto negli ultimi vent'anni.

Però non dovrei sopportare tutti gli altri di destra e di sinistra che starnazzano nel pollaio del nostro paese sconnesso anche in questi giorni  affermando tutto e il contrario e forse alla fine diventeremmo amici ... di necessità virtù.

giovedì 1 agosto 2013

e aprendo il Carlino incontro Bonaga






E sfogliando il Carlino incontro Stefano Bonaga mio concittadino, da molti conosciuto più per la sua relazione con l'affascinante Alba Parietti che per il suo ruolo politico e culturale nella città di Bologna.
Ma in realtà scrivo di lui, forse conosciuto soprattutto da noi bolognesi, perché nell'intervista rilasciata al quotidiano emiliano afferma cose condivisibili e ovvie, purtroppo non ascoltate.
Parla di università come di una possibile fucina di idee e potenzialità inespresse dove una massa di studenti è relegata in un fazzoletto di città degradato e carissimo schiacciata da affitti da capogiro e costi della vita inavvicinabili.
Perché solo Bonaga dal suo salotto ha il coraggio di denunciare una situazione  tanto evidente quanto drammatica?
Parla nell'intervista di una città triste, decadente, priva di idee, che continua a proporre estati stanche e mediocri con la scusa dei tagli economici alla cultura, non più in grado, sostanzialmente, di rivestire il ruolo propulsivo e propositivo che ha rappresentato in Italia per decenni.
Come diceva Moretti in un suo film, venivano dal mondo intero a copiare il nostro modello culturale, a cercare di capire come funzionavano le nostre scuole materne.
Bonaga con pacatezza e  un filo di malinconia sancisce in poche battute la deriva della nostra città.
Dice che a 68 anni non ha più  voglia di uscire ed esporsi nei salotti bolognesi,  un po' lo capisco, e per la prima volta mi trovo a riflettere sulla mia città.
Ci ostiniamo a dare la colpa della decadenza del nostro impero alla crisi mondiale, ma se invece nelle realtà locali fosse  banalmente colpa nostra?