martedì 5 novembre 2013

reduci



Ho visto Reduci su Sky documentario su soldati sopravvissuti in un modo o nell'altro all'inferno afgano.

Mi sono emozionato e non è questione di andropausa, è che in questo documentario, asciutto come un torrente in secca o un qualsiasi maledetto deserto pieno zeppo di ordigni inesplosi, dicevo in questo film per la televisione, c'è un pezzettino del nostro paese, quello nel quale mi riconosco senza fatica.

Io non appartengo all'Italia dei geni in fuga, categoria intellettuale e produttiva che giustamente ha deciso di andare a lavorare all'estero perché qui peggio che nel terzo mondo.

Non appartengo neanche a quella parte di italiani che ogni giorno deruba, corrompe, si fa corrompere, uccide sparando alle spalle, affama, campa sulle ricostruzioni dei terremoti, specula in borsa, inquina etc etc etc.

Io appartengo all'Italia dei reduci di questo documentario e mi sono riconosciuto nei tinelli normali di alcune di queste famiglie, famiglie normali, o normalmente oneste, come poteva essere la mia famiglia di origine, la vostra.

Da quelle famiglie alcuni giovani uomini e donne hanno deciso di entrare nell'esercito e si sono ritrovati in missione in Afghanistan, e non mi interessa fare analisi pacifiste, o demagogiche, sui motivi della nostra presenza in un qualsiasi scenario di guerra, le analisi le lascio a quelli che stanno comodi in luoghi dove non esiste chiedersi come fare a pagare il mutuo, crescere una famiglia, costruirsi un futuro.

Questi giovani reduci hanno scelto la carriera militare per motivi forse ipotizzabili ma sicuramente soggettivi e onorevoli, alcuni perché credono nel loro paese e sono davvero rimasti in pochi, altri perché sognavano fin da piccoli di fare i soldati, altri perché era l'unica scelta onesta per condurre una vita dignitosa, altri appunto per pagarsi il mutuo e potere mettere su famiglia.

E' importante? Non credo.
Loro sono partiti, hanno fatto il loro dovere, hanno messo in gioco le loro  giovani vite, si sono messi in gioco e purtroppo in alcuni casi hanno perso, fa parte delle regole e lo sapevano, ma si sono messi in gioco e continuano a farlo fra traumi fisici e psicologici in alcuni casi irrisolvibili.

Questa è l'Italia della quale andare orgogliosi, senza retorica, senza dietrologie, ed è l'Italia alla quale mi sento di appartenere, quella che mi dà un senso di appartenenza, il resto è soprattutto da cambiare, soprattutto da buttare.
 Su sky

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