lunedì 26 agosto 2019

13 ... terza stagione



Ho iniziato a vedere la terza stagione di 13 con il consueto prologo educativo comprensivo di avvertenze per l'uso.
Sicuramente 13 è un prodotto interessante perché entra con uno stile tutto suo nel complicato e per certi versi intraducibile universo adolescenziale americano, che ha un denominatore comune con qualsiasi altro universo analogo, la giovinezza, con tutti gli struggimenti, insicurezze, malesseri e pulsioni del caso.
I temi trattati sono universali, bullismo, droga, sesso, violenza gratuita, solitudine esistenziale, incomunicabilità fra diverse generazioni, diversità e chi più ne ha più ne metta.
l'originalità sta tutta nei personaggi che sono spesso improbabili, ma non meno affascinanti.
I personaggi sono cinematografici e in questo modo rendono però la vicenda, farcita di problematiche reali, più intrigante.
Può servire una serie come 13 a fare riflettere i giovani?
Ne dubito.
I giovani, quelli veri che si muovono nel mondo reale, devono fare i conti con diversi aspetti presenti nella fiction, ma nell'italietta di oggi hanno un problema in più, nessuna prospettiva futura, nessuna speranza di realizzazione, nessun aiuto dallo Stato, entità sempre più effimera e alla deriva, e quando devi sbatterti ogni giorno per capire come costruirti un futuro, 13 può diventare davvero una commedia quasi divertente, non trovate?

venerdì 23 agosto 2019

Mindhunter 2


Fine anni settanta.
Tornano gli agenti speciali dell'FBI che crearono l'unità di analisi comportamentale.
Tornano gli efferati omicidi, i serial killer spietati e folli, in questa realizzazione affascinante di un libro Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano (Mind Hunter: Inside FBI’s Elite Serial Crime Unit).

Alla base del nero per eccellenza sicuramente c'è l'analisi della follia psicotica che spinge degli individui quasi sempre solitari a trasformarsi in predatori.
Inquietante, ancora più coinvolgente se davvero basato su storie reali, affascinante ricostruzione di un periodo storico che in un certo senso dovrei conoscere bene, mentre in Italia si sparava nelle piazze (1977) in America si cominciava a studiare un fenomeno, quello dei serial killer, tanto cinematografico quanto terribile.
Bravi gli attori, credibili le ricostruzioni, ottima regia.
Su Netflix

lunedì 19 agosto 2019

Sekiro shadows die twice




Alla fine non ce l'ho fatta a resistere, orfano dei Souls ho fatto la follia agostana, non ho fatto cadere governi ma ho acquistato Sekiro shadows die twice, ho impiegato un oretta a superare il primo combattimento con un mini boss e adesso mi accingo a inoltrarmi nel gioco vero e proprio.
Lo so che mi farà soffrire, lo so che metterà alla prova la mia pazienza e mi farà imprecare e maledire l'acquisto, ma che ci posso fare.
Ho provato  a farmi piacere giochi spettacolari, bellissimi, come Red dead redemption due, ma al di là della longevità, incredibile, e della bellezza e della poesia, all'ennesima galoppata per raggiungere un qualsiasi luogo ho deciso che mi ero davvero rotto le scatole e allora via al nuovo delirio in attesa del loro prossimo gioco che dicono uscirà nel 2020 Elden Ring annunciato come un'evoluzione dei Souls ideato in collaborazione con quel geniaccio di George R.R Martin (Trono di spade) con la regia del grande Miyazaki, insomma vedremo se davvero risponderà alle aspettative dei tanti intrepidi pazzerelloni, come il sottoscritto, che attendono al varco il nuovo capolavoro.
Vi terrò aggiornato sulle mie peripezie con Sekiro, per scoprire se è davvero impossibile, per ora l'esordio lo trovo bellissimo, ma sono davvero poco obiettivo.

sabato 17 agosto 2019

la scimmia nuda





È stato fatto un serio e coscienzioso tentativo di insegnare a parlare ad un giovane scimpanzé, ma con scarso successo. L’animale venne allevato in casa, in condizioni identiche a quelle di un bambino. Associando le ricompense a base di cibo con i movimenti delle labbra, si tentò ripetutamente di persuaderlo ad articolare qualche parola semplice. A due anni e mezzo, l’animale era in grado di dire "mamma", "papà" e "tazza". Alla fine riusciva a dire queste parole nelle occasioni giuste, ed infatti quando voleva bere sussurrava "tazza". Il difficile compito di insegnargli a parlare venne continuato, ma a sei anni (quando la nostra razza supera le 2000 parole), tutto il suo vocabolario non ne comprendeva più di sette. La ragione di questa differenza sta nel cervello, non nella voce. Lo scimpanzé possiede un apparato vocale che da un punto di vista strutturale è perfettamente in grado di emettere un’ampia gamma di suoni. 

Tratto dalla scimmia nuda di Desmond Morris

Ho scoperto La scimmia nuda grazie a Gabbani che vinse mi pare, e convinse, con la famosa canzone di qualche tempo fa, poi mi capitò di imbattermi nel saggio antropologico del noto etologo e decisi di leggerlo. Lo sto ancora leggendo, è uno dei miei compagni di questa estate 2019 e il brano che ho allegato sopra è solo un esempio di quanto questa analisi mostri aspetti decisamente illuminanti sul nostro essere umani, sulle origini, sulla improbabile origine divina e soprattutto sulla nostra evoluzione dovuta in grande parte alle dimensioni del nostro cervello.
Vi consiglio la lettura, per quanto datata (1967), utile per cercare di comprendere chi siamo e le differenze sostanziali con gli altri primati, una per tutte, noi siamo gli unici animali che si dedicano con passione allo sterminio dei nostri simili, uno dei tanti spunti di riflessione. Quando vi troverete a un bivio, spiazzati, indecisi, perplessi di fronte al vostro destino questa lettura forse vi darà qualche utile spunto per ricordarvi che un tempo eravamo solo animali con la coda e poi una scintilla animò il nostro intelletto, che cominciò a lavorare per evolversi e portarci fino a qui, noi siamo il frutto di quella incredibile evoluzione, non lamentiamoci degli effetti collaterali.

venerdì 16 agosto 2019

omicidi a Sandhamn



L'avvenente fanciulla della locandina sopra è una delle protagoniste di questa piacevole fiction svedese ambientata in una amena località turistica, Sandhamn, nell'arcipelago al largo di Stoccolma.
I diversi episodi sono tratti da alcuni romanzi di una scrittrice svedese per me sconosciuta.
La trama segue uno schema sempre uguale, omicidio, indagine condotta dal poliziotto protagonista, l'ispettore Thomas Andreasson spesso coadiuvato dalla bella Nora Linde sua amica d'infanzia, avvocato che trascorre sull'isola parte dell'estate.
Il numero di omicidi perpetrato sull'isola ricorda per certi versi analoga situazione che affligge Cabot Cobe, città fittizia del Maine, dove le persone si ammazzano allegramente ma difficilmente sfuggono al fiuto investigativo della Signora in giallo.
Ecco, Nora Linde è una sorta di avvenente signora in giallo svedese, bella, poco svedese, meno fiuto investigativo ma una innata propensione a trovarsi nel posto giusto al momento giusto per assistere a un omicidio.
La serie è ben scritta, i luoghi piacevoli, i gialli interessanti;  l'idea di ambientare storie truci in luoghi incantevoli ricorda un'altro pacchetto altrettanto improbabile ma godevolissimo come Delitti in paradiso.
Per le vostre serate estive quindi vi consiglio i paesaggi svedesi, scoprirete nuovi personaggi con una grande propensione al buon bere e alla compagnia, pesce affumicato e situazioni delittuose senza l'angoscia tipica dei neri metropolitani.
Intrattenimento puro, senza pretese ma  dignitoso.
Su prime Amazon

martedì 13 agosto 2019

Polizia Locale ... Il Presidente di tutti noi







Lo Schiaffo alla Polizia Locale
Sappiamo bene tutti delle oramai note e infauste parole spese dal presidente della Repubblica contro la Polizia Locale e tutte quelle figure che, rappresentando le funzioni pubbliche, meritano meno considerazione rispetto alle forze dell' ordine...   
Penso così ai tanti poliziotti locali feriti, offesi, aggrediti a morsi, calci, pugni, umiliati, denigrati per strada, in rete, nei social...
Ma penso anche, ad esempio, ai tanti verificatori che si sono fatti spaccare il naso (fino a farsi staccare un braccio con un machete) per pretendere il rispetto di una delle prime e più semplici regole del vivere civile come quello di pagare il biglietto del bus o del treno. 
Davvero, presidente Mattarella, ritiene che lo sputo sulla divisa di un vigile o di un controllore sia meno grave di quello sulla divisa di un carabiniere?

Non mi scandalizzo nemmeno più per la definizione di VIGILI URBANI (il mancato riconoscimento del nostro ruolo viene da molto lontano ed ha tanti politici e presidenti colpevoli di questo) ma se il mio attuale presidente afferma che un'offesa, minaccia, oltraggio alla mia divisa non è equiparabile a quella fatta a un poliziotto o carabiniere allora davvero alzo le mani e penso ai miei colleghi là fuori oggi, sotto il sole d'agosto, a metterci la faccia e la pelle e mi chiedo quanto ancora sarà lunga e dura la nostra battaglia!
Finisco questa mia considerazione con una immagine:








La foto (tratta da Il Resto del Carlino on line - ediz. di Reggio Emilia) dei ''vigili urbani'' di Reggio Emilia che stanno cercando senza soste, insieme alle Forze dell'Ordine, l'assassino della barista  ventiquattrenne Hui ‘Stefania’ Zhou.

Chissà se la guarderà il nostro presidente...e chissà se riterrà ancora che i 69 poliziotti locali caduti in servizio fino ad oggi non meritino lo stesso rispetto dei caduti delle altre Forze dell'Ordine!


Massimo Fagnoni delegato SULPL Bologna



lunedì 5 agosto 2019

absentia



Lei è sempre bellissima per chi ama il genere ed è brava come attrice, in questo caso ha anche speso dei soldi per produrre la serie della quale ho appena terminato di vedere la seconda stagione.

Lei è la Stana Katic di Caste, indimenticabile poliziotta che in questa serie veste i panni di una agente dell'FBI ritrovata dopo 6 anni di rapimento.

La prima stagione è interessante, classico thriller, dalle tinte a tratti fosche, con qualche forzatura e molta fantasia, ma pur sempre godibile.

Il problema subentra nella seconda stagione.

Credo che i replay, spesso resi obbligatori dal successo di una serie, sono rischiosi perché rischiano di svilire quanto di buono era emerso nella prima stagione.

La seconda stagione è più confusa, arrangiata, molte forzature, alcuni dettagli tirati davvero via, diverse imprecisioni e una trama che a tratti sembra sfilacciarsi fino a una conclusione quasi affrettata.

Su prime amazon

venerdì 26 luglio 2019

Uno di noi






Il primo pensiero è stato per lui, 35 anni, una faccia da italiano buono, uno dei tanti carabinieri che ho conosciuto lavorando per strada, spesso insieme a loro, per un controllo straordinario del territorio, o in Piazza Verdi, o durante uno sgombero,  uniti in un servizio deciso da altri, e in quei casi si parla, ci si confronta sui rischi, ma anche sulle cose della vita, un matrimonio, il mutuo da pagare, i figli... 

E Mario avrebbe potuto essere figlio mio, sposato da poco, una vita davanti, un lavoro del quale andare orgogliosi al punto da sposarsi in divisa.
Non è morto in un conflitto a fuoco con pericolosi latitanti, è stato ucciso da un qualsiasi balordo che aveva rubato una borsa dalla quale pensava di ricavare 100 euro per la sua restituzione.

Il secondo pensiero è andato ai miei colleghi più giovani, quelli che tutte le settimane arrestano balordi della stessa risma, ladri di polli, spacciatori spesso tossicodipendenti, ladri di biciclette che nel novanta per cento dei casi non vanno nemmeno in galera, ma al massimo subiscono un obbligo di firma, un divieto di dimora, perché il furto è considerato un reato minore nel nostro paese garantista.

Ma le otto coltellate necessarie a spegnere le speranze esistenziali di Mario e dei suoi familiari non sono un reato minore, sono state inferte con l'intento di uccidere per non rischiare la direttissima, o magari perché era fatto di qualche sostanza, gente che non ha nulla da perdere e che nel nostro paese rischia pochissimo, non puoi toccarli, non puoi difenderti, se li arresti devi subire l'umiliazione di vederli quasi sempre andare liberi a fare danni altrove.

Tutte le divise sono a rischio in questo paese che talvolta rasenta il ridicolo, specie quando antepone i carnefici alle vittime.
Puoi morire per un arresto banale, per un controllo, per un qualsiasi servizio uno dei tanti che la Polizia Locale svolge regolarmente con i tanti arresti effettuati per reati simili.

Penso ai colleghi che davvero potrebbero essere figli miei, giovani, motivati, orgogliosi di indossare la nostra divisa e contenti quando il cittadino ringrazia per l'arresto del ladro di turno, dello spacciatore che vende morte. Inutile cercare di scoraggiarli, hanno l'entusiasmo della giovinezza e il desiderio di sentirsi valorizzati compiendo il proprio dovere, ''per servire e proteggere'', come dicono in America...  anche se questo vuol dire rischiare la vita o la salute, come successo ieri ai colleghi di Genova, circondati e fatti oggetto di lanci di bottiglie da un branco di delinquenti stranieri che tentavano di far fuggire un pusher appena arrestato.
Noi lo facciamo il nostro dovere, nessuna divisa esclusa, 365 giorni l'anno, 24 ore su 24.

Adesso tocca alla Stato fare il suo, siamo stanchi di piangere i nostri morti mentre chi uccide continua a farla franca.
Un abbraccio ai colleghi dell'Arma e alla famiglia di Mario Cerciello Rega, uno di noi.
Nessuno deve restare indietro.

Massimo Fagnoni delegato SULPL Bologna




mercoledì 24 luglio 2019

La linea verticale



La linea verticale significa rimanere in piedi, rimanere vivi.
Così sulle tracce delle opere di Mattia Torre scomparso prematuramente pochi giorni fa ho cominciato a vedere questa realizzazione Rai in 6 puntate interpretate magistralmente da un Mastandrea in stato di grazia, illuminato da quel tunnel fosforescente che ci aspetta tutti alla fine del viaggio.
Si parla di cancro, si parla di ospedali, si parla di morte.
Argomenti pesanti entrano dentro e fanno male specialmente quando chi è in ospedale è relativamente giovane, ma giovani o non giovani la vita è una sola e come dice il protagonista, un attimo prima sei tutto preso dal tuo quotidiano un attimo dopo ti ritrovi in una delle istituzioni totali più restrittive del mondo, l'ospedale e decidi di starci per curarti, operarti, insomma sfangarla.
E non c'è possibile educazione alla precarietà dell'esistenza, continuiamo a raccontarci che bisogna vivere con più leggerezza, che non dobbiamo farci soverchiare dalle nevrosi quotidiane, ma ci ricordiamo dell'importanza di vivere liberamente solo quando siamo a un passo da essere fottuti.

Guardatevi la Linea verticale se ne avete il coraggio e ringraziate per ogni giorno concesso, per ogni serata fra buon vino, buon sesso e buoni amici, perché la vita è un battito di ali di farfalla a un passo dalla tempesta.

Su Raiplay

lunedì 22 luglio 2019

Burnout fra colline e valli



Chi mi conosce sa quanto mi costa muovermi dalla bassa per andare in giro a parlare dei miei scritti.
Invecchiando sono diventato pigro e sempre più schivo, ma in questo caso faccio un'eccezione.
Serata in collina a Tolé con l'amico Arcangeli e Sabrina Leonelli parleremo dei nostri libri e spero ci saranno molti villeggianti ad ascoltare.
Vi aspetto.
i dettagli li trovate sopra.

domenica 21 luglio 2019

la luna e ... la pensione



Vi parlo con la pancia dalla mia domenica sera, accanto a farmi compagnia un fedelissimo ventilatore.
Sono soddisfatto del mio fine settimana, ho appena saldato il carrozzaio per i danni della grandine … 1000 euro e la macchinina è quasi come quella che avevo acquistato, valore 12000, interessi dei crucchi nemmeno li ricordo (è una up) la finirò di pagare fra 2 anni e mezzo ma già oggi vale la metà della metà.
Accendo la televisione e avrete notato parlano solo di Luna, i 50 anni del primo atterraggio dell'uomo sulla Luna, esticazzi direbbe il grande capo di seiunozero.
Io c'ero, ero bambino, ma mio padre mi diede il permesso di assistere, perché mio padre ci credeva nel grande sogno, e per questo penso ancora a lui con tenerezza.
Oggi il nostro eroe PARMITANO è in orbita da qualche parte, e io lo ammiro, non tanto e solo per questo fatto, ma perché lui ce l'ha fatta a realizzare il suo sogno, che attenzione è solo suo, esclusivamente suo, indissolubilmente suo, o sbaglio?

Il suo sogno è anche vostro?
Dai non scherziamo.
50 anni fa sono scesi sulla Luna e allora?
Qualcosa è cambiato?

Facciamo una botta di conti.
Oggi leggo in rete che la CGIL, che il Signore la benedica, e accidenti ai 20 anni di tessera che ho pagato per lei, propone 66 ANNI PER ANDARE IN PENSIONE, CON 42 ANNI DI CONTRIBUTI E 1000 EURO.

Ditemi che è una notizia falsa, ditemi che sto sognando, perché diversamente, cosa frega a me, cosa può fregare a voi che l'amico PARMITANO sia in orbita  inseguire il suo sogno?

Qui a terra ci sono i compagni del PD, i compagni della CGIL che ci stanno dicendo che non ci sono soldi e che dobbiamo morire lavorando.

Fra la Luna e la malinconia cosa devo festeggiare? E soprattutto posso scendere? Anche in corsa.

sabato 20 luglio 2019

VALERIO MASTANDREA "Gola"..( 2a parte) di Mattia Torre..cinema palazzo ...






Mattia Torre non lo conoscevo e lo scopro solo ora apprendendo che è morto, relativamente giovane, a 47 anni per un tumore, ma conoscevo indirettamente il suo talento visto che Boris, serie nella quale è stato sceneggiatore, è una delle fiction italiane che ho profondamente amato.

Il talento di descrivere vizi e virtù del nostro paese e del nostro tempo con leggerezza e intelligenza non è cosa comune, vi lascio al bravo Mastandrea, che interpreta un brano di Torre, raccontando una delle nostre peculiarità tutta italiana, tutta nostrana, trasversale, apolitica, universale, che bene descrive la nostra vera essenza.

Il nostro paese è farcito da diverse anime, fazioni, schieramenti, organizzazioni, partiti, cosche, e i più scaltri sono bravissimi a pontificare esprimendo giudizi, sparando a zero, ma l'unica cosa che davvero sappiamo fare in maniera magistrale è cucinare e mangiare e guai a chi ci rompe le scatole quando lo stiamo facendo.

La nostra è fame atavica, chimica, eterna e per soddisfare questo appetito ci dimentichiamo di tutto e di tutti indistintamente, mostrando solo in quel momento di massima voracità la nostra vera essenza.

la  parte la trovate su youtube


venerdì 19 luglio 2019

Riforma della Polizia Locale ... la storia infinita





In un luglio tropicale dove gli uragani imperversano sulla riviera adriatica improvvisamente viene annunciata la legge delega per permettere all'attuale governo di costruire in un anno una concreta riforma della vetusta legge 65 dell'86, una legge di 33 anni fa.



Quando uscì quella legge, negli anni 80, l'Italia ed il mondo erano diversi: svettavano ancora le torri gemelle a N.Y., Berlino e l’Europa erano divise da un muro e da una cortina di ferro ideologica, l' Italia cominciava a vedere la fine della stagione terroristica... i problemi certo non mancavano e il Parlamento sancì l' inizio del cambiamento della nostra professione, non più vigili urbani ma agenti di Polizia Municipale.

Noi della Municipale, oggi Locale, ci siamo adattati, abbiamo studiato, abbiamo chiesto formazione e oggi lavoriamo su quasi tutti gli aspetti che caratterizzano la sicurezza nelle città, nelle unioni fino ai più piccoli comuni. Siamo praticamente ovunque, siamo 60000, la vera polizia di prossimità.

Due partiti, il Movimento5Stelle e la Lega, avevano presentato due diversi disegni di legge nei quali si parlava di riforma e scrissi, nel 2018, che loro almeno si erano sforzati di fare una proposta e non ci avevano ignorati come vergognosamente avevano fatto i governi precedenti da Berlusconi a Renzi.



Ricordo alcuni passaggi della proposta di legge del M5S:

L’accesso al comparto sicurezza con contestuale integrazione delle norme della legge n.121 del 1981 concernenti l’individuazione dei corpi di polizia che sono sottoposti alla disciplina unitaria della medesima legge”.

all’art. 19 (trattamento economico etc):

1. Al personale della polizia locale compete il trattamento economico spettante agli appartenenti alla Polizia di Stato e organi equiparati.

2. Al personale della polizia locale è altresì corrisposta l’indennità di pubblica sicurezza etc.

6. In materia previdenziale e assicurativa, al personale della polizia locale si applica la legislazione statale vigente per i corpi di polizia ad ordinamento civile etc”.



Alcuni passaggi li ho ritrovati in un disegno di legge presentato pochi giorni fa dai Fratelli d'Italia.

Una domanda sorge spontanea: questi disegni di legge sono strumentali?

Sono buoni tutti a promettere riforme specialmente quando sanno che non verranno mai realizzate.

Fra i punti che leggete sopra e le linee guida relative alla delega al Governo per il riordino delle funzioni inerenti la nostra professione c'è una sostanziale differenza.

Il disegno di legge era semplice, comprensibile anche a un vecchio agente come me, concreto, prometteva un salto di qualità, la possibilità di avere un contratto pubblicistico, uscendo dalla palude dei contratti locali, finalmente avere alcune tutele fino a oggi riservate solo alle forze di polizia statali, con le quali oramai condividiamo rischi e funzioni.

Nella delega al Governo ci sono solo tiepidi accenni a quella legge, nessuna certezza, nessun reale slancio innovativo, ma questo non doveva essere il governo del cambiamento?

Attenti colleghi, nel prossimo anno si gioca una partita di vitale importanza per la Polizia Locale.

Non basta cambiare nome e riverniciare la facciata se non si vuole davvero investire sulla sicurezza delle nostre città, non basta prometterci il taser e magari anche assegnarlo a qualche Comune per poi mandarci allo sbaraglio.

Non possiamo continuare a tirare il carro rimanendo sempre il fanalino di coda... né forze dell'ordine, né impiegati comunali.

Se perdiamo questo treno... se e quando ce ne sarà un altro?

Questo governo ci ha dimostrato, a parole, attenzione e vicinanza, ma adesso deve seguire una reale volontà di cambiamento, il coraggio di andare contro a veti ministeriali e gelosie di casacca, per il bene del Paese e dei suoi difensori più negletti.

Spetta a noi tutti, al di là delle sigle sindacali e del colore politico, sforzarci di dialogare con il legislatore per non sprecare l'ultima possibilità di cambiamento.

Solo uniti si vince.

Massimo Fagnoni Delegato SULPL Bologna




giovedì 18 luglio 2019

lo scrittore e l'impegno sociale



Leggo in questi giorni tristi per la morte di Camilleri gli interventi di altri che come me scrivono e in qualche modo, come me, pubblicano, quindi per definizione scrittori.
Molti di questi parlano, come già avevano fatto in passato, dell'impegno politico e sociale che deve essere patrimonio dello scrittore che proprio in virtù del suo essere ha un dovere morale, civico, politico, di esprimere una posizione, di schierarsi.

Utilizzo il mio blog che ogni anno registro e nel quale sono davvero libero di esprimermi, visto che nessuno vi obbliga a leggermi, per dire che secondo me, il fatto di essere uno che scrive non mi obbliga necessariamente a prendere una posizione e non lo faccio, non  perché rischierei di perdere il 50 per cento dei miei sparuti lettori, ma semplicemente perché non credo che lo scrittore abbia questo dovere morale.

Il fatto di scrivere romanzi, racconti, non mi colloca su un piano diverso dal mio vicino di casa che è molto bravo a riparare impianti idraulici, o al mio medico che è molto bravo a curarmi, io sono uno che ha la presunzione, la faccia tosta e anche l'arroganza di scrivere storie con la pretesa addirittura di venderle,  se fossi un grande scrittore, come Camilleri, forse potrei anche pensare di usare la mia autorevolezza culturale per dire la mia, ma nel mio caso rischierei solo di coprirmi di ridicolo.
Credo che chi vuole capire come la penso dovrà fare lo sforzo di leggere una mia storia e forse qualche indizio utile lo troverà in quei luoghi.

In conclusione:

Ognuno si senta libero di fare le proprie battaglie come meglio crede, scrivendo proclami in un qualsiasi network, esprimendo imdignazione, piuttosto che solidarietà e sacro furore per la causa che crede di dovere perorare, ma lasci gli altri liberi di rimanere nei propri stracci.

Come dichiarò Eco smuovendo l'ira di tanti non concordi con lui:

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.

Io la penso nello stesso modo, cerco di usare i socialmedia per pubblicizzare i miei libri, per raccontare storie, mostrando, al massimo, tramonti siciliani e condividendo la recensione di un film o un libro. A volte racconto la mia battaglia sindacale nell'unico ambito che conosco abbastanza bene, il mio lavoro, il resto, l'impegno politico, la sana passione sociale, la lascio a chi ancora ci crede, ai professionisti della politica e a chi non ha mai nessun dubbio, nessuna incertezza, beati loro.

giovedì 4 luglio 2019

Liga ... non è tempo per noi




 La prima tappa dello Start Tour 2019, in programma a Bari, non è andata benissimo: sembrerebbe che dei 50 mila posti disponibili, i biglietti venduti siano stati soltanto 30 mila, poco più della metà

Rubo dal Giornale di Sicilia.

Una breve riflessione.
Io seguo Ligabue dagli esordi, ho quasi tutti i suoi cd, tranne gli ultimi.

Ho amato il suo stile ruvido emiliano, mi piaceva il suo approccio rock e romantico, da Non è tempo per noi, a Ho messo via, Ballando sul mondo fino a Una vita da mediano, Tutti vogliono viaggiare in prima e potrei citarne tante altre.

Ma devo ammettere che, a differenza del meno affine Vasco Rossi, Ligabue ha sempre avuto il problema della ripetitività di toni, ritmi, e in molti casi contenuti.

Adesso siamo davvero al capolinea, non lo ascolto più e come nel caso di Jovanotti alcuni brani mi muovono un discreto fastidio, come l'ultimo Certe donne brillano, con il suo consueto ammiccamento al pubblico femminile fatto spesso di retorica e banalità.

Ero convinto che nel nostro paese il pubblico bue seguisse pedissequamente le mode e le abitudini senza scartare mai di lato  e che Ligabue avrebbe continuato a incassare lodi fino alla fine del suo tempo lavorativo, forse mi sbagliavo e questa potrebbe essere l'unica nota positiva nella constatazione della fine di uno degli ultimi mostri sacri del rock italiano.

Tutto ha una fine, a volte basta ammettere di non avere più nulla di interessante da proporre, e cercare magari nuovi interessi nella vita.

domenica 30 giugno 2019

Compagno di scuola



Ieri sera ho festeggiato con una ventina di amici il nostro diploma 1979, quinta G, Liceo Scientifico Augusto Righi, 40 anni e sentirli tutti, vi assicuro.
La serata è stata, a dispetto di qualsiasi aspettativa personale, piacevole, nessuno struggimento fuori luogo, nessuna nostalgia mal riposta, un semplice ritrovarsi fra sopravvissuti.
Perché diciamocelo, arrivare a 59 anni, 60 nel mio caso, integri e lucidi, in questo modello sociale, è davvero un miracolo.
Noi c'eravamo, quasi tutti, purtroppo qualcuno non ce l'ha fatta, ma l'abbiamo ricordato in maniera degna.
Cosa rimane davvero per me?
Rimane questa canzone.
Io già allora sentivo la nostalgia per quel magico periodo che mai si sarebbe riprodotto.
Erano gli anni 70, avevo 18 anni, una incredibile esigenza di fare sesso, e nessuna femmina realmente disponibile.
Parlavamo molto, ci ubriacavamo molto e le canne, le manifestazioni e tutto quell'insieme di scemenze che molti miei coetanei hanno vissuto.
Fra le botte e le ubriacature è un miracolo che si sia arrivati integri fino a qui.
Era in quel preciso momento, in quell'attimo, che si sviluppava il mito, non oggi, non alle cene piacevoli ma distanti.
Quindi ragazzi, che non stimo e non amo, protagonisti del vostro presente, non sperate un giorno di ritrovarvi e cantando in una qualsiasi serata rivivere quella magia, perché la magia è solo di quel momento, il momento esatto nel quale la vivete.
Il Righi era magico perché c'era una mitica sezione G che faceva magie e vi amo tutti voi superstiti di quegli anni e di voi canterò le gesta nei miei scritti, mimetizzandoli fra morti ammazzati e noir bolognesi, perché io Fabrizio e Adriana me li ricordo bene perché ditemi chi non si è mai innamorato di quella del primo banco.

Vi lascio con Venditti, una buona estate e coccolate il vostro passato, alla fine sarà l'unica cosa a farvi compagnia.

sabato 29 giugno 2019

the rookie




Un collega mi ferma per le scale e mi dice guarda The Rookie sulla Rai, merita, sai c'è quello che faceva Castle.
La serie del famoso scrittore con poliziotta al seguito l'ho vista tutta e mi ha deluso solo alla fine, quindi mi sono armato di santa pazienza e sono andato a cercare in rete la serie che mamma Rai ha già trasmesso ma della quale non ho trovato nulla su Rai Play.
Parentesi, ma quanto sono scadenti e poco fruibili sia Rai Play che Mediaset play?
Destinate a essere soppiantate da sky, netflix e forse anche Prime.

Detto ciò, ho visto la prima puntata e mi è piaciuta molto.
La storia di tre reclute della polizia di Los Angeles con un anziano poliziotto (40 anni) che mi ha fatto pensare alla mia esperienza diretta, anch'io sono entrato in PL a quarant'anni.

Per dovere di cronaca, non c'è confronto fra il nostro lavoro e quello della polizia americana.
Sono convinto che in Italia Polizia Locale, Polizia di Stato e Cc svolgano compiti molto simili, con la differenza che noi abbiamo molte più mansioni da espletare in capo a un giorno, dalla commerciale all'edilizia passando per la polizia giudiziaria etc ma sono cose già dette quindi noiose.

La giornata di lavoro di un poliziotto americano è molto diversa, regole d'ingaggio diverse, molti conflitti a fuoco, molti morti anche fra le forze dell'ordine.

Però alcuni elementi in comune ci sono fra noi e loro, lo spirito di corpo, l'entusiasmo di fare un lavoro al servizio della collettività, l'adrenalina dell'azione, i traumi e i lutti da rielaborare, lo stress di un lavoro che si svolge sulle 24 ore 365 giorni l'anno.

Insomma ho sentito una vicinanza con quei poliziotti televisivi, con tutte le licenze artistiche del caso.

Serie ben orchestrata, bravo Nathan Fillion e bravi tutti, sulla Rai o in rete.

mercoledì 26 giugno 2019

Red Dead redemption due



Ci sono i Souls, poi ci sono giochi come questo che non c'entra nulla con Dark Souls e forse era la pausa video ludica di cui avevo bisogno.
Le dinamiche di gioco sono completamente diverse bisogna entrarci gradualmente e alla fine è come trovarsi dentro un film interattivo del quale tu decidi la trama in parte, ma che in realtà segue binari preordinati,  basta seguire i binari e fare le scelte opportune.
Il gioco è molto bello, l'ambientazione favolosa a chi piace il genere, i dialoghi spesso intriganti, è un gioco ricco di personaggi, situazioni, estremamente longevo fino al limite della noia, perché se vuoi completare tutte le missioni e situazioni immagino siano necessarie centinaia di ore.
C'è anche una parte online che credo sia praticamente un altro gioco.
Insomma è un gioco da provare con un solo problema, non c'è l'ansia, la frenesia, l'eccitazione di un qualsiasi souls, le dinamiche nevrotiche, gli scontri definitivi, la cooperazione online per sconfiggere i boss, insomma tutte quelle caratteristiche che mi hanno cambiato la vita di video giocatore.
Attendo con trepidazione Elder Ring sperando di ritrovare quelle atmosfere  e cavalco flemmatico nelle immense praterie di Red Dead cercando un senso in tutto ciò

martedì 25 giugno 2019

Big little lies 2

CONTIENE SPOILER


Era così scontato che Meryl Streep sarebbe stato l'elemento disturbante della seconda stagione, avrei potuto scommetterci dei soldi, non sapevo che avrebbe rivestito il ruolo della madre psicotica del maschio violento della prima stagione, ma sapevo che sarebbe stato elemento di spicco e negativo di questa seconda.

Devo essere sincero, ottimo cast, brave tutte queste leonesse hollywoodiane, muovono però in me un fastidio di tipo ideologico, nell'epoca della morte della sinistra ecco che queste stucchevoli borghesi annoiate mettendo in scena un dramma inconsistente smuovono in me la parte antiborghese sepolta sotto anni di ignavia.
Dai … il protagonista negativo della prima serie che muore cadendo dalle scale, dopo avere massacrato una Nicole Kidman che in questa fiction interpreta la parte della minchiona passiva pervasa dai sensi di colpa e dalla nostalgia per quel rapporto malato con lo stupratore di turno.

La crisi esistenziale della bella  Zoe Kravitz che non riesce a superare il trauma per avere spinto lo stronzo mentre massacrava la moglie e le sue amiche..

La figura della madre/suocera/ nonna insopportabile, perfida, infida e scommetto destinata a fine iniqua, insomma un drammone poco credibile, come poco credibili le situazioni e le protagoniste, compresa la ritrovata famiglia dei due gemelli perfidi e nevrotici con il fratellino acquisito tramite stupro.

Insomma, che strazio, certe sceneggiature americane buone davvero per un pubblico anestetizzato, no realismo, no costruzione, trama scontata, peccato, un'occasione perduta e un cast stellare sprecato.



domenica 23 giugno 2019

grandine




Ieri è caduta la grandine su Bologna.
Non solo su Bologna ma io vi racconto di Bologna perché c'ero.
Guardavo quella specie di tifone a 120 km orari abbattersi sulla mia piccola up e non potevo fare nulla, se fossi uscito a proteggerla con il mio corpo, e forse meglio avrei fatto, adesso sarei morto o ferito gravemente e non dovrei pagare 1200 euro di danni, visto che da inguaribile coglione non ho assicurazione cristalli ed eventi atmosferici.
Starei meglio se fossi morto? Chissà almeno non dovrei dare uno stipendio a carglass e varie ed eventuali.
Morale?
Forse ha ragione la piccola svedese che ha solo un difetto, non è simpatica, non buca lo schermo, almeno il mio e non mi convince, non mi fido di lei, troppo mediatica, già in classifica di vendite con la sua casa in fiamme.
Però una cosa ve la posso dire.
Ieri a Bologna c'era l'apocalisse, senza se  senza ma.
Mi dispiace per chi verrà dopo di noi, a loro decidere il senso di fare figli in questa terra di nessuno.