sabato 30 giugno 2018

Devil




Noi italiani che abbiamo iniziato a leggere i super eroi Marvel negli anni settanta lo chiamavamo semplicemente Devil.
Devil è un super eroe super sfigato, cieco, figlio di un pugile riscattatosi solo facendosi ammazzare dalla malavita, avvocato povero delle cause perse, bello e maledetto, era il mio preferito dopo l'uomo ragno in assoluto il top dei miei super eroi.
Lo sto guardando su Netflix che concorre a erodere il mio tempo libero alla xbox one e alla scrittura creativa che in questo momento è all'ultimo posto nelle mie attività ludiche.
Che vi devo dire invecchiando ringiovanisco, riscopro le mie passioni adolescenziali amplificate e semplificate dalla tecnologia e servite su tre piattaforme digitali sempre a disposizione, è sufficiente una connessione wireless decente e tempo da buttare.
Mi piacciono i super eroi e i super poteri, del resto a chi non piacerebbe nella sfiga potere togliersi qualche sassolino dalla scarpa e picchiare di santa ragione i cattivi?

giovedì 28 giugno 2018

Dune




Sto rileggendo Dune, mi è capitato alcune volte nella vita, non saprei dire quante, sicuramente ho visto molte più volte The blues brothers o Frankenstein junior.
Ma Dune ha un valore diverso, per me è e rimane il libro, ognuno ha un suo libro e per me quello rappresenta uno dei pochi romanzi che non riesco a mettere in discussione, un po' come la bibbia o il corano per chi ci crede.
Dune è la perfetta coniugazione di diversi generi dal fantastico avventuroso al filosofico spirituale, dentro c'è la tragedia shakespeariana, ma anche il romanzo d'azione, e perché no il nero.
Il primo romanzo rimane in assoluto il migliore e io li possiedo tutti in prima edizione originale.
A Dune è stato dedicato un brutto, bruttissimo film di David Lynch, una miniserie televisiva del 2003 che neppure ricordo e il prossimo anno Denis Villeneuve, il regista di Blade Runner 2049, si cimenterà nella nuova impresa, le chiacchiere parlano di un film in due parti, vedremo.
Di Villeneuve  mi piace questa  passione nella realizzazione di sogni giovanili è davvero invidiabile.
Di Lynch apprezzo solo i segreti di Twin Peaks, la prima stagione.
La seconda la trovo incomprensibile e inguardabile e infatti ho smesso di guardarla dopo la prima puntata e trovo in generale tutta la sua produzione lontana anni luce dai miei gusti, so di scrivere qualcosa di scandaloso per molti puristi che lo vedono come un genio ma chi se  frega.

Ma il post partiva dalla mia rilettura di Dune che ho ripreso in mano in un momento di crisi, mi capita sempre così, Dune è per me un riferimento affettivo, un luogo dove ricollocare i pezzi e una fonte di riconciliazione con il nulla che sono e l'immensità dell'universo, un luogo dove ci sono innumerevoli mondi e possibilità che grazie a dio o anche senza di lui continueranno a esserci dopo di me.


lunedì 25 giugno 2018

Titoli Frilli a metà prezzo



Due miei romanzi li trovate a un ottimo prezzo in cartaceo

Oggi vi propongo 36 titoli in cartaceo della Frilli nella Promo "TAGLIATI PER IL GIALLO" a metà prezzo! Li trovate comodamente nel nostro Shop Frilli (http://shop.frillieditori.com/index.php) oppure nelle librerie anche ordinandoli!  — con Massimo Fagnoni,

Bologna non c'è più e Il giallo di caserme rosse a 6,90 euro

domenica 24 giugno 2018

La consistenza del sangue incontra Miles Davis



Incontro insperato per un piccolo scrittore della Bassa, avrò l'onere e l'onore di chiudere una serie di serate all'insegna di jazz and crime.
Prima di me Patrick Fogli l'8 giugno e il grande Macchiavelli il 22 giugno.
Credo che il nero si addica molto al jazz e viceversa, la musica di Miles Davis è una perfetta colonna sonora per alcuni brani del mio ultimo romanzo.
Ogni romanzo ha una sua ipotetica colonna sonora e  un suo ritmo musicale, sicuramente il mio ultimo romanzo è il più vicino alle atmosfere del grande Davis,  molto metropolitano, si svolge nell'ultimo mese di lavoro di un anziano commissario che condiziona i ritmi della narrazione con i suoi tempi esistenziali e si nutre molto di atmosfere e riflessioni dei diversi personaggi.
Stiamo preparando alcuni brani che saranno letti dal bravo Marco Piovella, un amico che generosamente  mi segue fin dal primo romanzo.
Serata organizzata dal Circolo Arci di Bazzano in collaborazione con la Libreria Carta Bianca e il Valsamoggia Jazz Club
Vi aspetto sabato 30 giugno alle 20,30 a Bazzano in via IV novembre 2, in caso di pioggia l'evento si svolgerà nei locali climatizzati del circolo e troverete oltre alla musica e alle letture cibo e bevande.

sabato 23 giugno 2018

IL CAINITA



Luca Occhi è un vero scrittore, uno che con entusiasmo si occupa di scrittura e scrittori, uno che ci crede, uno dei fondatori di Officine Wort.
Per capire quale sia il suo livello di motivazione basta dare un'occhiata a TURNO DI NOTTE che anche quest'anno prenderà vita il 7 luglio con l'incipit del grande Lucarelli, i particolari li trovate sul loro sito.

Il Cainita è il suo primo romanzo e all'interno ho trovato diverse anime e diversi riferimenti, per un amante, come ero da ragazzo dei libri di avventura, sono rimasto piacevolmente sorpreso dalle digressioni temporali che compongono la parte finale dei diversi capitoli.

Una scia di delitti attraversa il tempo sull'onda di un lucido delirio, questa è l'unica indicazione che mi sento di potere dare per non svelare troppi elementi di un thriller costruito con attenzione ai diversi meccanismi del genere che vanno a combaciare al momento giusto per permettere al lettore di dare un senso all'intera vicenda.

Ma il vero protagonista del romanzo è lui, l'investigatore, il dolente e insofferente commissario Rinaldi che deve fare i conti prima di tutto con i suoi fallimenti esistenziali, sentimentali, professionali e Occhi è bravo a costruire un ambiente poliziesco credibile, con le dinamiche nevrotiche e ciniche istigate dai media, che  sovente caratterizzano i diversi commissariati.

Rinaldi ci conduce per mano attraverso tentativi ed errori,  e una  insofferenza dirompente che finisce per esplodere in una sana aggressività liberatoria, fino alla risoluzione del giallo, e tutte le sue disavventure fanno di lui un personaggio credibile, al quale è difficile non affezionarsi.

Alla fine il vero protagonista del nero finisce sempre per essere l'eroe, specialmente quando di eroico non ha nulla.


Editore: Damster
Collana: Comma21
Pagine: 160
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2017

venerdì 22 giugno 2018

Quando è moda è moda




2018 forse dovrei cancellare il mio profilo facebook, lo so che dovrei farlo.
Non ci riesco e me ne vergogno.
Piccolo scrittore di periferia.
Non conto nulla, eppure non mollo, rimango attaccato alle peggio cose solo per avere una parvenza di concretezza.
In questa fogna di social l'importante è vomitare sentenze, sparlare di tutto, basta affermare la propria piccola inconsistente essenza.
Facebook è una disgustosa piazza dove le persone  possono esprime il peggio con la sicurezza di rimanere  impuniti e immagino che gli altri social siano uguali.
Perché non me ne libero?
Probabilmente per una sorta di dipendenza patologica che ha a che fare con la mia patetica idea di essere uno scrittore.
Ma stiamo raggiungendo un limite di indecenza e sto davvero valutando diverse opzioni.
Quando è moda è moda.
Ascoltate un grande che non ha potuto scegliere e non si è trovato come me davanti al bivio fra una solitudine dignitosa e una dipendenza virtuale vergognosa.




intervista di Cristiana Facchini sulla mia insana passione


Sono passato per Cento amena città della Bassa più vicina a casa mia di Bologna e nella bella libreria Albatros ho incontrato Cristiana Facchini una libraia coraggiosa, perché ci vuole coraggio a portare avanti una simile attività nell'era dei Pokemon virtuali e del dileggio quotidiano su facebook.

Chi vuole leggere l'intervista al sottoscritto la trova 
qui

martedì 19 giugno 2018

13 seconda stagione



Tredici seconda stagione.
La prima cosa che colpisce sono le avvertenze per l'uso.
I produttori, il cast e Netflix a dire che bisogna guardare la serie con attenzione perché tratta temi scabrosi e forti: bullismo scolastico, violenza sessuale, disagio giovanile, dipendenza dalle sostanze.
In realtà io che sono fuori dall'età a rischio per un pelo, guardo 13 perché mi interessano gli aspetti narrativi ma intanto rifletto sul pianeta adolescenza.
Per fortuna le figlie sono grandi ormai e spero fuori da quel puzzolente insieme di pulsioni che compone l'universo adolescenziale odierno un pullulare di esseri incompleti che hanno da una parte lo smartphone come prolungamento del corpo dall'altra lo spessore culturale di un ologramma giapponese.
I giovani non sono tutti uguali e alcuni meravigliosi cerco di raccontarli nei miei scritti, gente che si rimbocca le maniche e lavora, studia, cercando di costruirsi un futuro e un senso in un Italia che, passano gli anni, ma rimane ai confini di qualsiasi impero o possibilità rubando le speranze di godersi il meritato riposo a noi vecchi e la speranza di costruire un futuro ai giovani.
L'universo giovanile è complesso, confuso e intossicato da tanta cattiva informazione, dall'utilizzo schizofrenico dei social e spesso dalle stesse famiglie che hanno perso il senso della comunità vivendo i figli come prolungamento delle proprie misere individualità e quindi intoccabili e non sanzionabili, una bocciatura diventa un' onta lavabile solo con il sangue di qualche professore reo di avere fatto il proprio lavoro.
Cari polli d'allevamento, cantava Gaber.
Tra un'allegria così forte e un bel senso di morte ci siete voi.

venerdì 15 giugno 2018

Polizia Locale ... eppur si muove




Non sono nessuno, solo un ragazzo del 59, agente della Municipale bolognese e delegato SULPL.
In questi giorni della nuova legislatura nei quali tutti si sentono in dovere di esprimere giudizi e fare pronostici sul nuovo governo, soprattutto nei social, ne approfitto per scrivere due cose sulla nostra situazione alla luce delle diverse proposte di legge.
Abbiamo un nuovo contratto dopo quasi un decennio di attesa, non voluto dal mio sindacato, sottoscritto dai sindacati confederali in tutta fretta poco prima delle elezioni che hanno sancito il crollo del Partito Democratico e della sua idea di paese.
Il contratto privatistico in questione coinvolge noi insieme ai tanti dipendenti degli enti locali e ci permetterà questo mese di giugno 2018 di avere in busta paga un aumento talmente risibile da muovere più pena che ilarità e un gruzzoletto di arretrati che trovo offensivo e umiliante.
La parte inerente la Polizia Locale invece l’ho trovata poco chiara e in linea di massima irrilevante se non per ciò che riguarda le indennità che forse troveranno una loro nuova identità, inoltre emerge tutta la parte riguardante il famoso fondo Perseo Sirio che ha suscitato dubbi e preoccupazione, soprattutto fra le nostre fila, non spiegando chiaramente che ne sarà del cosiddetto 208.
Insomma nel complesso un contratto avvilente e degradante in sintonia con gli ultimi governi che avevano come parola d’ordine sacrifici da una parte e fannulloni dall’altra riferita ai dipendenti pubblici.
Ieri ho letto la proposta di legge quadro sull’ordinamento della polizia locale n. 318 a firma di molti deputati penta stellati che ha visto il nostro contributo sindacale di idee, e finalmente ho intravisto un reale cambio di direzione.
Alla pagina 4 leggo “l’accesso al comparto sicurezza con contestuale integrazione delle norme della legge n.121 del 1981 concernenti l’individuazione dei corpi di polizia che sono sottoposti alla disciplina unitaria della medesima legge”.
all’art 19 (trattamento economico etc) leggo:
1. Al personale della polizia locale compete il trattamento economico spettante agli appartenenti alla Polizia di Stato e organi equiparati.
2. Al personale della polizia locale è altresì corrisposta l’indennità di pubblica sicurezza etc.
6. In materia previdenziale e assicurativa, al personale della polizia locale si applica la legislazione statale vigente per i corpi di polizia ad ordinamento civile etc”.
La legge è chiara, comprensibile.
Parallelamente è stata presentata un’altra proposta di legge leghista diversa ma sempre nella direzione di un reale cambiamento del nostro ruolo che fu inquadrato nell' ultima legge quadro del  1986.
Non so se una di queste proposte diventerà legge, non so nemmeno quanto questo governo riuscirà a lavorare, però una cosa la so, i precedenti governi di centro destra prima e centro sinistra poi hanno continuato a ignorarci con un’arroganza e una determinazione inossidabile, quasi non esistessimo, il governo Monti addirittura decise di toglierci uno dei pochi diritti che avevamo inerenti la causa di servizio e all’ equo indennizzo nell’ottica di non so quale risparmio.
Finalmente oggi qualcuno si è accorto di noi, riconosce il nostro ruolo sancito quotidianamente da un duro lavoro nelle strade delle nostre città, da risultati concreti verificabili nelle statistiche, finalmente qualcuno ha sottolineato nero su bianco cosa davvero facciamo.
Forse i poteri forti ancora una volta impediranno il cambiamento, ma almeno questi signori ci stanno provando....
Fra governi che ci hanno umiliato e offeso, non riconoscendo il nostro valore, ed un governo che almeno prova a darci una speranza di cambiamento, la scelta è obbligata, a mio avviso!
Sulla strada ci siamo noi, se dobbiamo rischiare la salute e la pelle credo sia meglio farlo con tutte le tutele del caso.
Rimane un dubbio: in Regione Emilia Romagna la maggioranza vota contro un invito a stipulare una polizza infortuni per la Polizia Locale (101 sono i poliziotti locali emilianoromagnoli feriti dal 2015 ad oggi, e solo per aggressioni)... perché la sinistra continua a snobbarci? 
Cosa davvero ha fatto in questi anni per fare crescere le tutele del nostro lavoro? Attendo risposte da chi non ha neanche una volta preso in considerazione le nostre domande.

Massimo Fagnoni delegato SULPL Bologna

giovedì 14 giugno 2018

La consistenza del sangue a Cento







Per gli amici che abitano come me nella Bassa vi aspetto il 20 giugno 2018 alla libreria Albatros di Cento.
Corso Guercino 59/a
 firmacopie e intervista dalle 17 e 30 in poi.

mercoledì 13 giugno 2018

La consistenza del sangue ... frammenti 6


Sorride Castaldi nello specchio crepato del bagnetto privato, si spruzza il viso con il dopobarba preferito, Floid After Shave dal tipico colore giallo e quella freschezza alcolica così preziosa per iniziare la giornata.
Guarda la faccia sorridente in etichetta e sorride a sua volta. 
È una vita che si rade con il rasoio di sicurezza. il suo l'ha comprato in un mercatino dell'usato in Toscana. Gli piace il rituale, svitare l'apposita ghiera, inserire la lametta di acciaio nuova, richiudere dopo avere insaponato la faccia con il pennello e la schiuma Proraso.
Abitudini, consuetudini, un modo tutto suo di coccolarsi, guadagnando tempo. Deve avere a che fare con tanto cinema e letteratura, un tempo e un'estetica che da giovane lo suggestionavano, tutto un universo maschile nel quale si è sempre riconosciuto e la convinzione che farsi la barba tutti i giorni prevenga l'infarto, lo ha letto una volta sulla settimana enigmistica, è uno studio americano, non ha mai approfondito le ragioni scientifiche ma crede dipenda dalla sollecitazione quotidiana dei vasi sanguigni del viso. È una convinzione tutta sua, come il santo Graal o Babbo Natale, ma che importa, magari funziona davvero".


sabato 9 giugno 2018

i dubbi dello scrittore



Mi rivolgo agli scrittori amati, odiati, invidiati, sfiorati, ogni giorno in rete, talvolta nei luoghi delle presentazioni, i cosiddetti eventi.
Ascolto Miles Davis e mi chiedo se anche lui avesse i miei stessi dubbi.
Il primo dubbio è il senso, sapete quello della canzone di Vasco.
Che senso ha scrivere narrativa creativa, per chi, per che cosa?
Sapete che in 8 anni di pubblicazioni ho avuto pochissimi detrattori? Ho sempre pensato a un solo motivo, perché io non conto nulla, quindi chi potrebbe perdere tempo a demolirmi?
Può avere senso prendersela con Fabio Volo, ce l'ha fatta e alla grande quindi ha migliaia di tifosi e tanti invidiosi come me che ne parlano male.

Perché si scrive?
Non importa cosa si scrive, io scrivo narrativa di genere ma chi mi conosce sa che dentro i miei libercoli ci sono storie buone per tutte le stagioni, ebbene adesso sto ricominciando a scrivere una storia e sono stanco, fiaccato dalla vita vera, quella che se ne frega del mio scrivere.

La vita delle bollette, degli alimenti, delle tasse, delle rate del mutuo.

La vita di chi mi odia e mi considera solo uno stronzo e la parte creativa non sa neppure che abbia un ruolo.

La vita lavorativa che mi impone ritmi, orari, e non fa sconti.

Insomma la vita vera, quella dalla quale fuggo quando scrivo.

Eccomi al bivio.
Perché scrivo?
Forse perché la vita vera è abbastanza sudata e tanto fastidiosa da essere quasi insopportabile.
Quindi ascolto Miles Davis in cuffia, per non disturbare chi non ama il genere, scrivo storie nere, e spero che semplicemente si dimentichino di me almeno quelli che sembrano nati per rompermi i coglioni.

lunedì 4 giugno 2018

Blade Runner 2049



Non ricordo esattamente se ero con gli amici dell'epoca quando vidi per la prima volta Blade Runner.
Probabilmente ero nei militari, corso ufficiali, artiglieria da montagna, Bracciano, forse lo vidi da solo a Roma.
Rimasi folgorato e mi innamorai di Rachael come tanti coetanei dell' epoca, Harrison Ford divenne uno dei miei attori culto, e il famoso monologo sul tetto, raccontano improvvisato sul momento, di Rutger Hauer divenne una delle poesie della nostra generazione.
Ero giovane, innamorato dell'amore, romantico e pieno di buone intenzioni, il cinema era parte della mia quotidianità, Blade Runner divenne uno dei film della mia vita.
Da allora l'ho rivisto spesso e un giovane oggi lo troverebbe lento e cupo.
Blade Runner 2049 l'ho visto sul 55 pollici di casa mia, non vado più al cinema, l'ho visto a pezzi, è troppo lungo per una visione unica con i miei tempi di vita e mi è piaciuto ... molto.
Chi l'ha diretto seppur giovane, ha amato la prima versione e gli ha reso onore e omaggio.
Le atmosfere sono simili.
Bravi i protagonisti.
Credibile la trama.
Il regista e lo sceneggiatore hanno dato voce a una domanda che era rimasta in sospeso alla fine del primo film, hanno accontentato il me stesso ventenne che si chiedeva come sarebbe finita la loro storia d'amore.
Non racconterò altro perché il film ha una sua storia e una sua giusta conclusione.
Blade Runner appartiene agli anni 80 ed è diventato patrimonio di quella umanità che negli anni 80 ha visto la propria versione della luce, parafrasando John Belushi.
Il romanticismo del film, che nel romanzo non emerge è diventato un manifesto, una profonda e malinconica ansia di vita, un sogno a occhi aperti e forse una possibile proiezione del nostro incerto futuro.
Un solo consiglio.
Se non avete visto il primo è necessario guardare quello prima di affrontare il secondo capitolo.
Grande il mitico Harrison Ford, ha trovato in questo secondo capitolo una dignitosa collocazione, a differenza della sua comparsata in guerre stellari.
Su Sky

sabato 2 giugno 2018

venerdì 1 giugno 2018

firmacopie ... torno alla Feltrinelli del Carrefour



Torno a Casalecchio dagli amici della Feltrinelli del Carrefour dalle 15.30 alle 18.30 di domenica 10 giugno 2018. In un evento analogo ho conosciuto una mia futura lettrice, perché nella giungla dell'editoria italiana non puoi pensare che i lettori vengano a te in una sorta di illuminazione divina, sei solo, quindi devi essere caparbio, risoluto, credere nelle tue storie a avere tanta voglia di condividerle.
Il gioco è tutto qui.
Poi trovarne un senso è un'altra storia, ma penso che valga per qualsiasi passione, dalla pesca al biliardo, dalla corsa all'alpinismo.
Il senso lo trovi quando ti ritrovi in alto, in vetta a una qualsiasi montagna, e puoi finalmente tirare un respiro di sollievo, non sei morto e il panorama è bellissimo.

domenica 27 maggio 2018

il miracolo ...fine prima stagione




Il miracolo.
Vi lascio con la colonna sonora della prima stagione.
Una canzone in perfetta sintonia con le immagini evocate da un Ammaniti in stato di grazia.
Dentro Il miracolo, l'Italia smarrita di questi anni convulsi fra miracoli veri o presunti, idee di indipendenza dall'Europa, nostra nuova padrona che ci tiene per il collo attraverso un debito pubblico irrisolvibile e le solite mafie e regie, solo più raffinate, meno sanguinarie, più pervasive di un tempo, come cancri sottopelle che annientano lo slancio vitale di ogni cittadino onesto.
Il miracolo rappresentato da Ammaniti non è tanto diverso da quello quasi implorato da milioni di italiani che pur di sperare in una pensione dignitosa e possibile sono pronti a votare chiunque, non  per un vero credo politico o per una scelta morale ma per pura disperazione.
Non c'è scampo nella prima stagione di questa fiction e pochissime speranze per il futuro.
Vi lascio solo affermando che la prima stagione è il preludio di  un inevitabile seguito e spero che così sarà perché la prima stagione mi è piaciuta.
Ottimo il cast:
Guido Caprino un premier anche più realistico dei nostri premier, cinico, disincantato, spietato e disperato.
Elena Lietti la first lady, alcolizzata, ninfomane, annichilita nel suo ruolo di moglie del premier, credibile, efficace
Tommaso Ragno, il prete, malato, ludodipendemte, un uomo che ha smarrito qualsiasi tipo di fede e si trascina in una vita senza vie d'uscita.
Sergio Albelli, il generale, forse uno dei personaggi più interessanti.
Alba Rohrwacher la chimica, con il suo rapporto simbiotico con la madre in stato vegetale.

Tutti bravissimi, efficaci, credibili, dirompenti.
Complimenti, finalmente un prodotto italiano davvero interessante e chi se ne frega degli indici d'ascolto.




giovedì 24 maggio 2018

La consistenza del sangue ...frammenti 5









"Un giovane bipede con occhiali Armani ultimo modello e un sobrio completo primaverile scende da una monovolume a metano e Provenzano si chiede quale mestiere potrà mai fare quell’uomo che intanto sorride a un cucciolo appena corrucciato, gli mormora parole affettuose, lo prende in braccio, poi lo adagia a terra e lo guarda partire verso la scuola come uno di quei giochini a pile. Lo sguardo del giovane padre è tutto zucchero e nostalgia, già soffre per la separazione che gli impedirà di condividere il suo tempo con la creatura partorita dalla sua compagna. Provenzano sbuffa fumo verso il cielo che sta diventando luminoso e nitido come in una fotografia e muove piano la testa. 

Quel piccolo mostro ti succhierà il sangue, dilapiderà il tuo piccolo tesoretto, a quindici anni si farà la prima canna e a diciotto ti ruberà le chiavi dell’auto, probabilmente non ci sarà il giorno del tuo funerale e non verrà al tuo capezzale ad assisterti e prima di terminare gli studi ti sarà costato come il prodotto interno lordo di una nazione africana, nonostante tu ne sia consapevole lo guardi con amore non corrisposto e ne senti già la mancanza… sei proprio un coglione.

Dopo il papà nostalgico ecco fermarsi davanti alla scuola un suv rav4 nero, classico automezzo cittadino, inutile, dispendioso e aggressivo nelle sue cromature luccicanti. Scende la conducente, una bella mamma biondo cenere, polpacci abbronzati magri e scolpiti da frequentatrice di una qualsiasi attività sportiva, dallo spinning al pilates, passando magari da una bella attività in acqua ad alzare polpacci e muovere glutei sotto la supervisione di qualche istruttore giovane e muscoloso. Sono mamme bolognesi, casalinghe non troppo disperate, sposate con uomini indaffarati e veloci che guidano auto grintose e si muovono nel mondo come palline di flipper fra speculazioni azionarie e commerci poco trasparenti. Provenzano immagina il mondo patinato della bella mammina di turno che solleva un fagotto biondo con treccine per poi depositarlo con attenzione, ma poca tenerezza, al suolo, piegando le belle cosce muscolose, come da indicazioni ricevute in palestra. Lo spettacolo piace a Provenzano, la mamma deve essere una di quelle che urla nei momenti giusti trasformandosi da asettica mammina ad amante disinibita senza preoccuparsi molto della metamorfosi. La bionda si volta verso di lui, come se l’avesse intuito con un radar interiore e lo guarda per un lungo istante, valutandolo, l’espressione del volto è fredda e imperscrutabile, gli occhi nascosti da un paio di lenti fotocromatiche. Provenzano sorride rilassato e la donna afferra la mano della figlia trascinandola quasi verso la scuola"
.

domenica 20 maggio 2018

scrittori ... sono solo canzonette



Mi piace la riflessione di Di Giovanni e ve la regalo.
L'ho  trovata in un libercolo davvero troppo costoso, 13 euro per tre interviste a tre che ce l'hanno fatta, bravi, come racconta Di Giovanni, ma poco simpatici.
Bravi perché chi riesce a bucare lo specchio ... tanto di cappello.
Poco simpatici perché egocentrici, autoreferenziali, pieni, come penso debba essere la sensazione del successo.
Non l'ho mai provata, non la proverò mai.
Per me il successo è, dopo otto ore in piedi, in una qualsiasi libreria di catena, trovarmi di fronte una persona che mi dice, allegra: io la conosco, ho letto due dei suoi romanzi, in biblioteca, a Molinella, e mi sono piaciuti.
La persona in questione non ci pensa neanche un secondo ad acquistare il mio ultimo romanzo, mi saluta e si complimenta, e mi lascia esterrefatto.
Conto talmente poco nel suo patrimonio esistenziale da essere utilizzato come icona.
Ciò che scrivi mi piace, ma non sprecherei mai un euro per leggerti, visto che posso farlo gratis in biblioteca.

Ecco ciò che io conto ... nulla.
Ed è una lezione di vita.
Come recita Di Giovanni, noi siamo cantori, cantastorie, tanfol, guitti, inventori di illusioni.

Io sono uno che ti racconta una storia e tu che mi stai leggendo puoi farne ciò che vuoi, leggerla sotto l'ombrellone dentro il tuo kobo, su un treno in ritardo sul tuo Kindle, fra le pagine sporche di Nutella in un qualsiasi cartaceo.
Sono solo uno scribacchino, e mia cura, mia diletto è solo entrare nella tua vita e cambiarla per un attimo, per una vacanza, per un sussulto,  il senso del mio esistere può esaurirsi nel tuo piacere.
Bravo Di Giovanni.


Tre manifesti a ebbing missouri


Tre oscar meritati per questo esempio di cinema americano, un vero nero che non risparmia niente e nessuno raccontato come le storie più efficaci attraverso le voci dei protagonisti.
La stessa storia nasce da un esperienza diretta del regista che si trovò per caso sulla sua strada alcuni manifesti che parlavano di una ragazza uccisa e da quella situazione nacque l'idea.
A volte le idee arrivano per caso come se fossero sempre esistite dentro di noi aspettando solo il modo di manifestarsi.
Oltre alle idee ci vogliono le facce dei protagonisti e le loro voci.
Frances McDorman è la madre di una ragazza stuprata e uccisa che bene incarna un'America per noi europei solo vissuta e immaginata attraverso tanto cinema e letteratura.
Affiora un'America nebbiosa e depressa periferica e disperata, dura e spietata, dove uomini e donne sembrano condannati a una vita compressa in cittadine sperdute fra notti piene di birra e vuote di vita, un America violenta e cupa, con la sua componente nera tanto diversa da quella europea e con un unico denominatore comune l'ansia di addivenire a una conclusione consolatoria o salvifica o giustizialista.
Ma come racconta bene Carlotto (mi pare) in una intervista in tre passi nel buio, il nero non è consolatorio, non deve esserlo, non nasce con quell'intento.
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