"Dietro
il banco del bar ci sono due giovani addetti alla ristorazione della
Camst, lui avrà vent'anni, appena sovrappeso, occhi grandi,
chiari, luminosi, un tatuaggio rosso a forma di cuore sul lato destro
del collo, lei forse più giovane, capelli ricci raccolti sotto il
cappellino bianco di cotone, zigomi alti, pelle scura, forse di
lampade, occhi neri e sguardo imbronciato.Lui
serve al banco e lei prepara i caffè, con la schiena rivolta ai
clienti che si avvicinano al banco per consumare, poi veloci se ne
vanno, un’onda in continuo movimento, con i picchi dovuti ai
diversi orari. Ora l’onda comincia a ingrossarsi, camici bianchi
arrivano per consumare pasti veloci brandendo buoni pasto, tutti
parlano animatamente, alcuni ridono, il rumore comincia ad aumentare,
è un chiacchiericcio allegro, ma Castaldi pensa che in mezzo a
quella confusione dopo un’ora a seguire ordini schizofrenici dei
diversi avventori potrebbe uscire matto.
Invece
il ragazzo, che si chiama Ciro, o almeno così lo ha
chiamato una
collega alla cassa, sembra divertirsi, sorride a
tutti, risponde a
tono, buongiorno, grazie,
prego, e poi si volta
veloce
verso la bella mora nervosa e le ripete gli ordini,
preciso, quasi
musicale.
Due
caffè, uno basso, uno macchiato, una nuvola, un cappuccino, un
ginseng, un deca, e così di
seguito. La ragazza neanche si volta, le sue mani si muovono nel
vapore della grande macchina e inseriscono, versano, miscelano,
spostano, riempiono, così all'infinito, perché così Castaldi lo
percepisce quel tempo, un lavoro massacrante ed eterno fra il vapore
della macchina, il trambusto incessante della gente, gli ordini
scanditi a ripetizione, un lavoro duro.
Poi
Ciro fa una cosa, banale, leggera, non c’entra nulla con
quel
girone dantesco che la Fornero, ministro tecnico di un
paese in
caduta libera, chiamerebbe un lavoro da prendere al
volo.
Ciro,
fra un sorriso e un grazie, solleva una tazza pulita e vuota da
cappuccino e muovendosi veloce l’avvicina all'orecchio della
ragazza impegnata a sfornare bevande calde e le sussurra all'orecchio in maniera comunque percepibile: «E sorridi una buona volta…
ascolta… qui dentro c’è il mare» e lei rivolge il viso verso di
lui a pochi centimetri dalle sue labbra e gli sorride, spezzando in
un solo istante quella seria incazzatura che sembrava inossidabile."
Nessun commento:
Posta un commento