sabato 6 gennaio 2018

call of duty WWII



Cosa deve essere stata la seconda guerra mondiale per chi l'ha effettivamente combattuta?
Cosa hanno provato quegli uomini entrando in un qualsiasi campo di concentramento tedesco? Soldati abituati a obbedire e a morire ma non a chiedersi il perché delle loro azioni.
Allora non si parlava ancora di trauma post traumatico da stress, allora si tornava alla propria vita per chi aveva la fortuna di ritrovarla e si ricominciava, o come in Europa si ricostruiva.
Un tempo tanto vicino da essere ancora presente alle nostre più o meno oneste commemorazioni.
Ma se da una parte c'è la politica, la storia, le speculazioni filosofiche e le dinamiche di potere, dall'altra ci sono gli uomini, milioni di uomini che hanno combattuto, che sono morti, spesso nemmeno sapendo il perché.
Vi sembrerà improbabile, ma la mia esperienza di gioco con Call of Duty WW2 mi ha suscitato riflessioni, mentre ero intendo ad ammazzare nazi in giro per l'Europa.
Il gioco è come un film, inizia con lo sbarco in Normandia feroce e violento come nel mitico Salvate il soldato Ryan e tutto il gioco è guerra, guerra pura, ma ci sono anche i personaggi e un'amicizia che lega tutta la vicenda, ci sono uomini, puzza di piedi, sudore e sangue, molto sangue.
C'è l'onore e cosa serve l'onore, cosa rimane dell'onore?
Forse una medaglia da deporre sulla tomba di un fratello che come uno spirito buono accompagna il protagonista per tutto il gioco.
E il protagonista sei tu che imbracci il garand, piuttosto che una delle innumerevoli armi che troverai sul tuo cammino.
Ho giocato nella modalità più feroce, ma nonostante non abbia più i riflessi di un ventenne me la sono cavata, anche perché, ripeto, Call of duty non è semplicemente un gioco.
Non ho provato l'esperienza multiplayer e ho solo provato l'angolo zombie.
Non mi interessa interagire con ciurme di adolescenti assetati di record e non c'erano zombie nella seconda guerra mondiale.
Il gioco non è solo ginnastica per cervelli pigri, può anche essere un'esperienza intellettuale, e se poi mi sbaglio chi se ne frega, a me piace, a prescindere.

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