mercoledì 4 ottobre 2017

Ahmet Altan ... scrittori dentro




A volte penso di dargliela su, come diciamo a Bologna. Questa cosa dello scrivere, e scrivere, e scrivere, come se qualcosa dentro mi spingesse continuamente a sbrodolare al mondo cose, pensieri, congetture, recensioni, idee, che senso ha? Sono sempre meno incline alla socialità, sempre meno desideroso di uscire dai confini del mio sgabuzzino, eppure più restringo la mia rete sociale e più ho voglia di comunicare a senso unico, come se lanciassi bottiglie con messaggi, senza una grande curiosità sul risultato. Leggo di uno scrittore davvero recluso e non per sua volontà, in un carcere turco dal 2016. Lui non può scegliere, non può decidere se andare in giro per premi letterari, convegni culturali, feste di piazza o sagre paesane, non può abbracciare le persone che ama, né andare in palestra, o a mangiare la pizza, lui può solo pensare e costruire storie nella sua testa.
Su Repubblica del 27 settembre 2017 ho trovato un suo articolo, racconto, dalla cella di una prigione turca e in quelle poche righe c'è in parte il mestiere dello scrittore.
Che non è un mestiere, è una condizione esistenziale, si scrive per tanti motivi, ma soprattutto per uscire da noi e andare nel mondo, senza muoverci da una stanza, una cella per lui, uno sgabuzzino per me.
Si scrive per inventarsi un amore, uno di quelli che non hai mai avuto, o che hai avuto e vuoi ricordare, o continui ad avere.
Si scrive per uccidere il tuo peggior nemico, la tua paura di vivere, chi ti ha fatto un torto, chi lo ha fatto a tanti.
Si scrive per inventarsi dei personaggi che davvero dialogheranno per te, con te, fra loro e diventeranno, davvero, parte della tua giornata, delle tue notti, dei tuoi sogni.
E si scrive a volte, perché sempre meglio scrivere che andare in giro nei soliti posti, a incontrare le solite facce, a cercare i soliti svaghi. Scrivere può diventare davvero un progetto di costruzione di un mondo dove sarà dolce naufragare e perdersi definitivamente e vi lascio con un brano di Altan tratto da questo suo racconto:

Sono uno scrittore. Non sono né dove sono, né dove non sono. Ovunque mi rinchiudano, viaggerò per il mondo con le ali della mia mente infinita. Inoltre, ho amici in tutto il mondo che mi aiutano a viaggiare, molti dei quali non ho mai conosciuto. Ogni occhio che legge quello che ho scritto, ogni voce che ripete il mio nome, mi tiene per mano come un piccola nuvola e mi fa volare sulle pianure, le sorgenti, le foreste, i mari, le città e le loro strade.
Mi ospitano silenziosamente nelle loro case, nelle loro sale, nelle loro stanze. Viaggio in tutto il mondo nella cella di una prigione.

Non so quanta voglia mi resterebbe di scrivere da una cella di una prigione, e non so nemmeno quanta disperazione possa in realtà fare compagnia a questo scrittore, ma so che io e lui abbiamo in comune una cosa, la magia della scrittura e questo, ci avvicina.
Io sono uno di quelli che lo sta scrivendo, nominando, citando e un pezzetto della sua anima ora è qui nella mia bassa sconfinata di campi e che gli possa arrivare nella sua cella almeno in sogno un'idea di tutto lo spazio libero e verde che mi circonda.

Nessun commento: