domenica 23 luglio 2017

#ilghiaccioelamemoria ... frammenti 6















Veronesi si ferma a contemplare alcuni enormi murales dipinti
nelle pareti interne del primo stabile. Cesi e Fanti li
fotografano da tutte le posizioni. Veronesi osserva
il disegno più grande e sperimenta una sorta di
vertigine. Il disegno è difficilmente descrivibile a
parole, una specie di animale, un miscuglio fra una
pecora e un coleottero a otto zampe, nero con il
muso bianco e le zampe a forma di becco, anch'esse
bianche, è intento a succhiare qualcosa, o almeno
così sembra, attraverso una specie di cordone
ombelicale da un altro mostro che ricorda una sfinge
sformata. Veronesi si chiede quale mente malata
può avere partorito un simile capolavoro, e considera
che solo per terminarlo deve avere impiegato
molto tempo.
Ore? Giorni? Settimane? Era da solo l’artista visionario
o faceva parte di una squadra?
Oltre tutto ha lavorato in un luogo tutt'altro che
rassicurante, invaso la notte da ogni tipo di disperati.
Perché? Si chiede Veronesi. Quale passione
può spingere un giovane a trascorrere ore e giorni
dipingendo una parete con tale impegno, usando
sicuramente scale per arrivare tanto in alto.
Un altro murales pochi metri dopo deve essere dello
stesso artista o squadra. Da due piedi bianchi si
dipartono due mani aperte a palmo, bianche, sopra
le quali è appoggiato un libro, bianco, aperto.
Dal libro si innalza quello che sembrerebbe la
trasfigurazione del suo contenuto, una specie di
guazzabuglio di teste di uomo, bocche di animali,
una casupola, braccia e chele.


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