mercoledì 23 settembre 2015

Vuoti a perdere, la prima recensione siciliana




Dalla terra di Camilleri o almeno da dove hanno ambientato i romanzi del personaggio del commissario piu' amato dagli italiani vi passo l'ultima recensione di Vuoti a perdere  sincera,  da un siciliano doc.

Sullo sfondo di una Bologna autunnale (nebbia, vento gelido, neve, sprazzi fugaci di sole ...) prende vita una narrazione chiara, scorrevole, sicura, sempre profonda espressione della sensibilità umana e dell'ampia visione psicologica dello scrittore.
Una prima considerazione sui personaggi del noir la meritano i giovani che, appartenenti alle diverse categorie sociali e alle piu' varie organizzazioni, in gran parte vivono il denominatore comune della violenza che è espressione di noia e rifiuto della quotidianità e mezzo per il conseguimento di affermazioni non solo materiali. Chiaro esempio è la festa di Cresti in un casolare di campagna.
Profondamente umane le due figure di giovani donne Laura e Romina, che nell'evolversi del romanzo sono da considerare rispettivamente protagoniste della prima e dell'ultima pagina della vicenda.
Fra le altre figure di rilievo, ben rimarcate nel loro essere fisio - psichico, voglio evidenziare quelle:
Del commissario Carta, titolare di "spreco di occhiali" e di capello con riporto".
Di Carlo Albertazzi, prof di ginnastica al liceo Righi:"una schifezza d'uomo"
Di Andrea Tassoni, prof di filosofia e storia nello stesso liceo, uomo camaleonte che, sotto una veste di umana affidabilità e comprensione, nasconde una malvagità delirante come i suoi progetti.
Per non andare per le lunghe, mi soffermo, infine, sul terzetto che, con ruoli diversi, è protagonista del noir:
Il maresciallo Greco
Il tenente Cescon
La preside Antonia
I primi due conducono con attenzione, esperienza e sensibilità professionali il dipananarsi della matassa che a tratti sembra inestricabile.
La terza è il raggio di sole caldo (nonostante l'autunno bolognese) nella vita grigia del maresciallo. E' colei che lo fa sentire idiota perché lo fa indulgere su meditazioni sdolcinate, è colei che, a quarant'anni, gli fa rivivere sentimenti ed emozioni della gioventu'.
Queste mie veloci considerazioni sull'ultima fatica letteraria del Fagnoni, non possono non concludersi se non con il sottolineare l'ulteriore crescita dello scrittore nel campo della letteratura del noir. Piu' personaggi, le vicende narrate, sempre  piu' ricche e incalzanti, i colpi a sorpresa sempre dietro l'angolo, le considerazioni personali sempre opportune e illuminanti, le riflessioni sull'ambiente circostante sempre puntuali e sicure.
Sono convinto che con "Vuoti a perdere", Fagnoni si colloca ai primi posti della colonna sinistra ( mi si perdoni il riferimento calcistico) dell'ideale classifica degli scrittori di noir.

Giorgio Iurato

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