domenica 5 aprile 2015

Polizia Locale ... forze dell'ordine ... magistratura



Chi difende i difensori? Seconda puntata.
Si può parlare di magistratura?
Si possono esprimere dubbi sull'operato dei giudici?
Un tempo nella mia educazione c'erano alcuni punti cardine:
Il dottore ha sempre ragione. Quando il medico condotto entrava in casa dai miei genitori quasi magicamente i miei assumevano un atteggiamento ossequioso che io allora bambino davo per scontato. Il medico era lo stregone, quello che guariva la tosse, il raffreddore, l'influenza, e anche se non ti guariva infondeva una legittima speranza di guarigione, lui ti aveva concesso il privilegio della sua salvifica presenza e io mi sentivo un bambino fortunato, il medico era venuto a casa mia per salvarmi.
Le cose sono cambiate, oggi i medici a volte pagano per i loro errori, vengono condannati penalmente, vengono indagati, pagano risarcimenti, insomma è stata riconosciuta la loro fallibilità, la loro umana imperfezione e nel tempo sono tornati ad essere essere umani e non più guaritori onnipotenti.

E i giudici?
La magistratura?
Nell' immaginazione popolare e nella cinematografia italiana degli anni sessanta, i giudici come i medici rivestivano sempre un ruolo al di sopra di tutto, vera incarnazione dell'equità della giustizia, che come un'imposizione divina era unica e insindacabile.

Assisto da tempo, silente, a un frequente lavoro di diffamazione nei nostri confronti da parte dei cosiddetti organi di informazione, e quando dico nostri in questo caso parlo anche dei colleghi della Polizia di Stato e in minore misura dei carabinieri.

Tutti contro le divise, noi siamo o quelli che fanno le multe, come nel caso della Polizia Locale, o vessano il povero migrante che come unico demerito ha quello di vendere merce contraffatta, che è un reato nel nostro paese, mentre nei confronti delle altre forze dell'ordine le accuse sono soprattutto indirizzate a violenze o prevaricazioni nei confronti di inermi cittadini.

E la magistratura?
Che ruolo ha in questa bagarre mediatica nella quale noi siamo i prevaricatori e i cittadini le vittime?
Ultimamente ho avuto notizie di alcune cause nelle quali sono coinvolti colleghi, indagati per fatti accaduti in servizio, e mi sento davvero colto nel vivo di una preoccupazione serpeggiante fra gli operatori, l'idea che troppo spesso manchino le tutele minime per potere operare con serenità, in un contesto sociale forcaiolo e intimidatorio nel quale  chiunque con un telefonino in mano diventa testimone della sua verità per poi proporla in rete su you tube con conseguenti commenti deliranti di cittadini rabbiosi che non vedono l'ora di crocifiggere la divisa di turno.

In tutto ciò mi chiedo: il magistrato può sbagliare?
E se sbaglia sarà chiamato a pagare?
Quando uno di noi è condannato in qualsiasi grado di giudizio ha già iniziato a espiare, dovendo pagare migliaia di euro di avvocato,  dovendo subire linciaggi mediatici, conseguenze lavorative, notti insonni e stress devastante, ma anche quando il caso viene archiviato le spese rimangono, rimane la gogna sociale, l'emarginazione e problemi per se stessi e per i familiari.
E se il giudice sbaglia?
Potremo un giorno chiedergli di risarcirci per i danni morali, psicologici, sociali, economici subiti o dovremo come al solito abbozzare davanti alla sua onnipotenza?
Un giorno anche loro torneranno ad essere come i medici semplici esseri umani e servitori dello Stato o continueranno come i medici della mia infanzia a incutere un timore reverenziale tipico di chi non ha da temere nulla nella totale impunità?

Nessun commento: