venerdì 31 ottobre 2014

Homeland e House of cards ... vicepresidenti a confronto




Eccoli qui due modelli di vicepresidenza americana,  un sociopatico drogato di potere e pervertito, e un assassino di bambini, spietato e senza scrupoli.
Ieri sera sono giunto alla fine della seconda stagione di Homeland che nella mia classifica personale batte House of cards sulla tensione, sulle emozioni e sui personaggi, e la conclusione di stagione è spettacolare, io chiaramente faccio il tifo per il sergente Brody e la bionda pipolare della Cia.
Perde terreno invece il personaggio interpretato da Kevin Spacey che all'undicesima puntata si esibisce in un menage a tre con la bella e algida moglie davvero disgustoso.
Punto, non vi dico altro per ora, mi diverto, mi piacciono, ma la morale conclusiva delle due serie è che il potere forse  logora chi non ce l'ha, ma quando devi diventare un mostro per conservarlo non so se il gioco vale la candela.

mercoledì 29 ottobre 2014

Massimo Fagnoni scrittore ... bilancio di fine anno




Non sapendo bene quali immagini accompagnare al mio bilancio annuale come scrittore ecco tre vetrine di librerie che hanno ospitato alcuni dei miei romanzi. Solo quattro anni fa una vetrina di Feltrinelli era impensabile, un sogno ad occhi aperti e adesso i miei romanzi circolano per Bologna, per la Bassa, per l'Emilia  e grazie alla rete in tutta Italia, due copie sono arrivate anche a Barcellona, le ho spedite io, e oggi 29 ottobre 2014 mi sono fermato per un bilancio necessario.
Sei romanzi e un libro di racconti pubblicati con cinque diverse case editrici (non a pagamento), e un cassetto virtuale con altri 8 romanzi praticamente pronti.
Avrei bisogno di un agente letterario con tanta buona volontà, ma in sua mancanza devo personalmente decidere le priorità di uscita e oggi dopo avere sentito i diversi editori ho deciso democraticamente che nella primavera 2015 tornerò in libreria con il maresciallo Greco.
Ci sono alcune centinaia di lettori che hanno amato il personaggio del carabiniere in borghese e che spesso mi hanno scritto chiedendomi come mai non era più comparso.
Mercato editoriale in crisi, altre priorità, altre uscite, ma pochi giorni fa l'editore (Eclissi) mi ha proposto aprile 2015 e io ho detto sì.
Terzo capitolo, spero e penso  che non vi deluderà.
Ma Trebbi l'ex poliziotto duro e puro, non può saltare un anno, perché un personaggio seriale in crescita non deve deludere i suoi lettori e quindi con Frilli abbiamo ipotizzato un' uscita nell'autunno inverno del 2015.
C'è anche un secondo libro di racconti nel cassetto che forse slitterà al 2016 e altro ancora.
E' questo un modo bellissimo per incastrare la propria passione con il calendario, e adesso posso andare in letargo, ma chi mi conosce sa che continuerò a lavorare e a scrivere, un modo di amare che non ferisce nessuno.
E se qualcuno si perde, come capita spesso anche a me, può  scrivermi
maxfag@alice.it  e mi spiegherò meglio.
A presto

domenica 26 ottobre 2014

Il silenzio della bassa a 7gold




Domani 27 ottobre 2014 alle 18.30 minuto più minuto meno torno in televisione a Rete 7Gold Emilia Romagna, canale 195 del digitale terrestre, Diretta dalle 18.30 alle 20.00 sul canale 195 dgt ( 7gold musica) e replica dalle 21.00 sul canale 110 dgt (Nuova Rete) Diretta streaming suwww.livestream.com/7goldemilia ..

Dopo avere partecipato ad un incontro di boxeo letterario con Bortolotti posso affrontare uno studio televisivo dove si parla soprattutto di calcio, però mi sento come quando al liceo avevo il giorno dopo l'interrogazione di matematica o fisica, assai impreparato, farò parlare in mia vece Trebbi e spero che  le atmosfere del mio ultimo romanzo Il silenzio della bassa riescano ad avere un po' di spazio, grazie a Enrico Ciaccio che mi ha dato questa nuova opportunità di visibilità e grazie al collega e amico Stefano Arduini. 
A  proposito alè alè forza Bologna!



sabato 25 ottobre 2014

true detective fine stagione




C'è il male e il bene, l'oscurità e la luce, come dice uno dei due protagonisti, in mezzo ci sono gli eroi che non sono senza macchia e nemmeno senza paura, sono di carne e  sangue, possono morire e farsi male, soffrire e cadere, e l'immagine che per me rende meglio i nostri due eroi è quella che ho appiccicato sopra, e non svela nulla perché è collocata circa a metà della prima stagione.
Una delle migliori fiction nere americane degli ultimi tempi, giganteschi i due personaggi che incarnano una legge imperfetta fatta di tentativi, errori, deliri, allucinazioni, micidiali intuizioni e molta follia.
Ma i nostri due poliziotti fanno ciò che possono per difendere le vittime e quando non possono fare altro recuperano i loro corpi per preservare almeno il senso della loro esistenza e sono pietosi, si indignano, si arrabbiano, e anche se sono loro stessi peccatori rimangono di una purezza disarmante di fronte ai mostri, quelli veri, che combattono a dispetto di tutto e di tutti.
C'è molta realtà in questa finzione anche se qui i mostri sono quasi metaforici e nella realtà molto più reali e a volte davvero protetti dalla stessa società che li ha generati.
10 con lode alla prima stagione
su sky atlantic

giovedì 23 ottobre 2014

Les revenants




Ho visto le prime due puntate della serie televisiva francese Les Revenants che in italiano deve essere una cosa tipo i rinvenuti, io direi i ritornati.
Sono otto puntate in tutto e le prime due mi sono piaciute soprattutto per l'atmosfera quasi onirica che si respira in questo villaggio di montagna  francese dove appaiono luoghi difficilmente collocabili in un posto reale, ma che comunque ci stanno benissimo, come la mediateca, un posto modernissimo dove le scolaresche partecipano ad attività creative, e che nella realtà faccio fatica a trovare a Bologna figurarsi in uno sperduto paesino di montagna francese, nello stesso tempo esiste una sola birreria dove i giovani si ritrovano e questo è già più sensato, e dentro pascolano i soliti stereotipi giovanili alcolizzati e consumatori di droghe varie.
Sembra che il paesino scena del ritorno di questi fantasmi in carne ed ossa sia metaforico, e contenga diversi contenuti più estetici che sociali della nostra attuale società.
Ma poco importa il contatto con la realtà in una fiction che ha come personaggi principali dei morti che semplicemente tornano a casa, con i loro corpi fermi al momento della dipartita e così abbiamo la ragazzina che torna a casa identica al giorno dell'incidente e ritrova la gemella che nel frattempo è cresciuta ed è anche ben bene scoppiata.
Cosa mi piace?
L'atmosfera come ho detto all'inizio, un po' Stephen King, un po'  David Lynch, e cosa hanno di affascinante questi due personaggi? Giocano con la realtà e la fantasia mescolandole insieme e anche in Les Revenant, la ragazzina che torna a casa ha subito un grande appetito ed è normale non mangia da alcuni anni, e subito si scontra con la realtà, fa fatica ad accettarla e manda in tilt i già precari equilibri della famiglia di origine.
Les Revenant è in realtà anche consolatorio, io spesso ho ripreso il tema del ritorno dei propri cari dall'aldilà, chi ha letto i miei racconti (Solitario bolognese) se ne sarà accorto.
L'ossessione per la perdita dei propri cari siano essi amici, o parenti o persone amate è un tema caro a letteratura e cinema, e con un trucco ben fatto crea suggestioni anche in questa fiction francese davvero gradevole.
Su Sky Atlantic

mercoledì 22 ottobre 2014

Diablo III Reaper of souls



Ho ritrovato Diablo versione xbox e ho recuperato un po' di giovinezza perché è stato uno dei miei giochi prediletti e non c'è un motivo razionale, ha a che fare con la parte più infantile del mio essere maschile, singolare, come l'articolo il.
Il gioco è  elementare, devi scegliere un eroe, devi farlo crescere come una pianticella, costruendogli addosso la migliore armatura o le migliori magie e poi spedirlo in giro per missioni dove per la maggiore parte del tempo dovrà combattere mostri di ogni tipo, animali, vegetali e magici.
Puoi scegliere fra diversi eroi dal mago, al paladino, al cacciatore, ognuno con caratteristiche diverse e puoi avere diversi alleati, ma diciamoci la verità non ci vuole strategia, né particolari abilità, la cosa divertente è l'esplorazione dell'universo di Diablo, e la crescita del tuo personaggio.
Diablo è giocabile secondo la prospettiva isometrica con la parziale trasparenza delle mura, e la novità è che adesso si può giocare con l'x box con tutta la bellezza che un 46 pollici hd può donare.
Probabilmente la cosa più divertente è giocare in rete, ma a me non piace, il gioco per me rimane cosa solitaria, quasi religiosa, nessuna commistione con ciurme di adolescenti nevroticamente molto più bravi e veloci di me
Mia moglie mi guarda mentre uccido mostri e scuote la testa sconsolata, ma come diceva il grande filosofo Battisti tu chiamale se vuoi emozioni 


martedì 21 ottobre 2014

homeland



Era destino che la fiction giocasse con uno dei casi più complicati e spinosi dei nostri tempi il terrorismo islamico di Al - Qaida e la guerra che da anni insanguina l'Iraq. Ho guardato la prima stagione e mi sono registrato su my sky le altre due, la quarta sta andando in tempo reale in questi giorni e devo dire che mi piace, non tanto per la trama e i temi socio politici che affronta, ma per i colpi di scena e la caratterizzazione dei personaggi.
Come ho già scritto il successo di una fiction è dovuto all'originalità della vicenda, alla bravura degli attori, e alla caratterizzazione dei personaggi.
Qui abbiamo i due protagonisti assoluti, lui un sergente dei marines degli Stati Uniti che viene liberato dopo 8 anni di prigionia in mano ad Al Qaida, un uomo distrutto e confuso che torna in patria con  idee molto particolari sul conflitto e sul terrorismo.
Un' agente della Cia, una giovane donna, che soffre di un disturbo bipolare non molto compensato ma che probabilmente grazie a questo problema ha una capacità di analisi maggiore  degli altri agenti.
Poi c'è la vicenda che si muove veloce,  non dà tregua,  coinvolge,  ho iniziato a vedere la seconda stagione ieri sera vediamo se riuscirà a mantenere gli stessi ritmi.
Godibile, interessante, si parla anche di fede, di coscienza, di morale e di patriottismo, ma non in maniera retorica.
Bel prodotto.
Su Sky atlantic.

lunedì 20 ottobre 2014

primo premio letterario ippodromo arcoveggio 2014




il 19 ottobre 2014 ho ricevuto un premio all'ippodromo di Bologna e c'è qualcosa di magico in tutto ciò come quando bambino aspettavo in dormiveglia babbo natale, in questo caso è arrivato e mi ha premiato ed è davvero come tornare cinni molto gratificante

Poi l'ippodromo è davvero un posto magico
non c'ero mai stato
spero sinceramente in un suo rilancio anche perché ci lavora  un sacco di gente

Il mio racconto lo troverete nella prossima raccolta in uscita su questi schermi insieme a molti altri frammenti bolognesi



lunedì 13 ottobre 2014

Diario di un paraorecchi rosso




Un tempo anch'io sono stato giovane,  periodo magico, non tanto per la mia condizione ma per le idee che pervadono la mente dell'adolescente condizionato dal credo politico, dalla situazione socio ambientale di provenienza e dall'istinto.
A diciotto anni l'individuo maschio è naturalmente un animale in cerca di amore.
E non c'è niente come l'amore in grado di interrompere il flusso di qualsiasi processo evolutivo, e nel mio caso  un modo assolutamente patologico per perdere tempo.
Infatti un'altra cosa che i giovani spesso non colgono è il passare del tempo, io ad esempio non mi rendevo conto di come scorresse veloce mentre rimanevo sempre indietro a rincorrere sogni e progetti giovanili dove al centro c'era sempre una donna, e insieme la mia sconclusionata idea di amore.
Tutta questa premessa per dire che Diario di un paraorecchi rosso di Lisa Frassi mi ha catapultato in quell'idea di donna che avevo nel frustrante e nevrotico periodo dell'adolescenza nel quale la mia idea di donna era decisamente romantica, essere perfetto, icona di bellezza e armonia, e tutte le fantastiche congetture che possono riempire la fantasia di un giovane di sinistra, femminista, e in piena esplosione ormonale.
La protagonista del romanzo autobiografico in questione in realtà è proprio quel modello femminile, una avvenente fanciulla nata nella provinciale Cremona, e cresciuta, nonostante i legacci e le inibizioni di una realtà soffocante come può essere quella della piccola città benestante e nordista, con una idea di libertà, con la voglia di esplorare, di creare e non è un caso se Lisa è non solo una scrittirce ma anche e soprattutto una musicista e cantante e infine  psicologa e psicoterapeuta.
Ma nel romanzo in questione è soprattutto una giovane donna che in maniera libera e svincolata da qualsiasi riferimento temporale, racconta  momenti fondamentali della sua vicenda umana, fra amori finiti male, amicizie femminili indimenticabili, rapporti familiari complicati, e finalmente l'amore quello definitivo e appagante come può esserlo in una favola, ma non per questo meno reale, perché è importante credere nel sogno realizzato, anche per un mostro di scetticismo come me.
E Lisa riesce a farmi credere nella possibilità del lieto fine, nella scommessa della vittoria dei buoni sentimenti, in un paese dove anche un artista possa vivere del suo lavoro, e non esista solo la meschinità dei luoghi comuni e dove anche la provincia quella più gretta e ottusa possa essere trampolino per una carriera esistenziale appagante all'inseguimento della felicità.
Lisa ha avuto coraggio, ha raccontato la sua storia, si è messa in piazza, cosa che io in sette libri non ho mai sognato di fare nemmeno lontanamente, perché una volta esplicitata la propria essenza è  difficile nascondersi dal giudizio terribile del popolino.
Quindi complimenti Lara, sei riuscita a farti leggere da uno che evita come dita negli occhi le biografie in genere, ho ritrovato per alcune ore la parte migliore di me, e ho scoperto che forse la ragazza dolce, sognatrice e sensuale che sognavo da ragazzo e che non incontrai in un periodo cupo e difficile, (anni settanta) magari invece esisteva davvero e meritava di essere cercata, poco importa che le mie coetanee fossero ben diverse, Lisa Frassi rimette in gioco i diversi ruoli, maschili e femminile, esaltando le comuni qualità, quelle che conducono a quello strano miraggio che lei si ostina a chiamare felicità. 









sabato 11 ottobre 2014

house of cards





La polis fu un modello di struttura tipicamente greca che prevedeva l'attiva partecipazione degli abitanti liberi alla vita politica. In contrapposizione alle altre cittàstato   antiche, la peculiarità della polis non era tanto la forma di governo democratica od  oligarchica, ma l'isonomia: il fatto che tutti i cittadini liberi soggiacessero alle stesse norme di diritto, secondo una concezione che identificava l'ordine naturale dell'universo con le leggi della città. Queste erano concepite come un riflesso della Legge universale preposta a governo del mondo. da Wikipedia

La politica, da tempo sono arrivato alla conclusione che l'attiva partecipazione degli abitanti liberi alla vita politica è giusto una definizione lecita per la Grecia del 776 ac e anche in quel periodo era una definizione di cambiamento ma non necessariamente un obiettivo definitivo, anche perché tutti i cittadini avevano il diritto di governare, ma non tutti gli abitanti erano cittadini, in primis le donne.

E questa breve lezione di storia abbastanza raffazzonata per dirvi che la parola politica arriva da quella polis greca ed è fra le altre cose l'arte o la scienza del governo, e dell'amministrazione dello Stato.

In questa finzione americana nata dalle ceneri di una miniserie inglese c'è a mio avviso la vera essenza della politica attuale, un gioco di equilibri socio economici dove non esiste una morale, non esiste bene o male, esistono solo personaggi politici che lottano strenuamente per affermare la loro supremnazia su altri personaggi politici e non è un caso che piaccia (così dicono) a Renzi o ad Obama.
Ma non è neanche un bel segnale, il protagonista della vicenda è un Kevin Spacey in stato di grazia che interpreta un vero mostro della politica una sorta di psicogenio al lavoro per accontentare il proprio smisurato ego e per crescere diventando sempre più potente.
Alla fine della prima stagione sembrava soccombere vittima dei propri terribili complotti, ma abilmente gli sceneggiatori già all'inizio della seconda stagione si sono mossi in maniera opposta e adesso vedrò come si sviluppa la trama.
La politica è una cosa sporca?
Per me è ormai solo davvero un gioco al massacro e in Italia è solo ciò che rimane dell'implosione socio economica in corso, spero solamente che dalla desolazione attuale nasca una nuova classe di politici, giovani, pagati come impiegati ed efficienti come tedeschi.
La speranza è l'ultima a morire.
Su sky Atlantic 

venerdì 10 ottobre 2014

true detective



True Detective.
Chi mi segue sa che se una fiction mi fa schifo non riesco a nasconderlo, così è stato per The leftovers, per Crisis, per Lost, the following e la lista sarebbe lunga, non cito le fiction italiane perché tranne rare eccezioni (Montalbano) non sono nemmeno classificabili. Le serie che definisco inconcludenti  iniziano da un dato di irrazionalità e proseguono avvincendo i telespettatori con effetti speciali e inutile aspettativa di qualcosa che davvero non decolla mai.
Poi l'altra sera ho visto le prime due puntate di True detective e mi sono sentito come vorrei sempre sentirmi  guardando un film o una fiction nera, dentro la storia, insieme ai personaggi, due poliziotti duri, impuri, dannati eppure potenti, scolpiti nella pietra delle loro vite disgraziate ma dentro il loro sporco lavoro che qualcuno deve pure fare.
La storia è abbastanza solita, come solita è la scarsa fantasia dei serial killer che da sempre uccidono, seviziano, ostentano sicurezza, sfidano la fortuna.
Ma i due veri protagonisti sono i due duri che vedete sopra:
Matthew Mc.Conaughey (Killer Joe) uno dei belli del cinema americano attuale e Woody Harrelson (assassini nati).
Se li associo ai miei sbirri stanziali trovo qualche affinità.
Trebbi ha avuto una storia sfortunata,  ha una figlia dal cervello bruciato ed è un antieroe per eccellenza, anche Rustin Chole ha perso una figlia e rovinato un matrimonio, ma i due poliziotti a differenza dei miei personaggi sono condannati dalle loro scelte, dal loro istinto e in una parola dal destino.
La cosa interessante di True Detective è che ogni stagione nasce e muore per lasciare posto alla successiva con nuovi personaggi.
Per ora sono davvero impressionato dal prodotto, e credo  non mi deluderà.

giovedì 9 ottobre 2014

Appunti di viaggio ... Punta Secca



Terzo anno in Sicilia, sta diventando il luogo della vacanza, ipotesi di pensione, ipotesi di vita,  è bello sognare con i luoghi perfetti e Punta Secca è perfetto come luogo, per fortuna non per tutti, sicuramente per me.
In agosto esplode di persone, mi hanno parlato di 5000 turisti che vivono in un piccolo porto a pochi chilometri da Pozzallo, a pochi chilometri dall'Africa.
5000 persone fra le quali sicuramente ci saranno appassionati di Montalbano e Camilleri, turisti europei, molti inglesi, dicono.
Ma la dimensione giusta del piccolo centro siciliano è settembre per chi vuole ancora fare il bagno in mare e respirare il vuoto che per me è il vero senso della vacanza.
A punta Secca c'è la casa di Montalbano (Marinella) davanti alla quale ogni giorno facevo colazione al bar Charlie Brown con granita e cannolo con ricotta, e la granita è quella catenese, cremosa e gelatosa, ottima per chi ama il genere.
Il giorno del mio ritorno a Bologna iniziavano le riprese delle nuove puntate della serie televisiva e sembrava di essere parte della fiction, mi aspettavo di vedere  regista  e  attori, ma nel piccolo paese l'atmosfera era come sempre rarefatta, fra i due bar, il giornalaio, il piccolo market che serve i pochi paesani rimasti, e alcuni ristoranti fra i quali spicca sicuramente



Enzo a mare che potete ammirare sopra.
Sembra che in quella trattoria siano state girate scene della serie tv con il prode Zingaretti.
Si mangia  bene,  non sono  esperto di ristoranti, mi accontento del mio palato e delle atmosfere, e le serate, gustando antipasti di polipo o sarde o tagliolini ai ricci di mare sono difficili da dimenticare mentre il rumore della risacca fa da sottofondo.
Montalbano per saziarsi in questa trattoria dovrebbe mangiare molto più di me, se ricordo bene i suoi pasti sono abbondanti e variegati,  comunque sia, il posto vale davvero la pena di essere sperimentato.

Vi ho detto tutto.
Punta Secca è già finita, Punta Secca siete voi e il vostro obiettivo di vacanza, se amate come me il silenzio, il rumore del mare, il vuoto e il pieno nelle giuste proporzioni e molto spazio intorno Punta Secca è il vostro posto,  da quel luogo popolato da poche ma strategiche persone, potrete in poco tempo arrivare in luoghi magici, come la Valle dei templi, Ragusa, Scicli, Siracusa, Noto, chiaramente necessita una macchina che consiglio di noleggiare in aeroporto.
E se poi non siete interessati al modello di vacanza non so mica se mi dispiace, non c'è nulla di meglio che un' intera spiaggia a disposizione per riscoprire se stessi.

mercoledì 8 ottobre 2014

Colpo di Fulmine



Non sono mai entrato in un ippodromo, neanche a Bologna, mi piacciono i cavalli, mi piace la competizione, ma mi piacciono talmente tante cose che alla fine sono costretto a fare una selezione, poi non mi piace il gioco d'azzardo e quindi sto lontano dalle tentazioni.
Ma il 19 ottobre 2014 entrerò alle 17 circa all'ippodromo di Bologna perché dovrò ritirare un premio come primo classificato a pari merito in un premio letterario dedicato ai cavalli, e al mondo degli ippodromi, un giallo.
Il racconto incriminato si intitola Colpo di Fulmine e lo troverete nella prossima raccolta di racconti attualmente in fase di lettura presso una Casa Editrice bolognese e non vi dico altro.
Sono soddisfatto, emozionato e anche commosso.
Vincere un premio per me è una conferma di qualità, significa che persone a me sconosciute hanno deciso di premiare un mio lavoro, e tutto gratis, non ho dovuto né pagare, né sedurre, solo scrivere.
Sono un ragazzo fortunato, come cantava Jovanotti.

domenica 5 ottobre 2014

a sangue freddo



Nella splendida cornice siciliana ho letto dal mio Kobo preferito A sangue freddo di Truman Capote scrittore controverso che condusse una vita al limite e morì prematuramente e molto male nel 1984 a sessant'anni.
  Malinconie a parte questo romanzo per me è stato fulminante e doloroso come solo la realtà riesce ad essere quando è descritta con precisione oggettiva unita ad una analisi e ricostruzione dei personaggi magistrale.
La storia del romanzo è la storia di cronaca che colpì l'opinione pubblica americana alla fine degli anni 50, esattamente nel novembre del 1959, mio mese di nascita fra le altre cose.
Due giovani uomini massacrarono una facoltosa famiglia americana nella loro casa, e non svelo nulla perché è dalla vicenda che Capote parte entrandoci dentro con una profondità mai sperimentata prima.
Allora fu accusato di voyeurismo e se penso alla cronaca nera oggi mi scappa da ridere.
Capote in realtà è bravissimo a raccontare i singoli personaggi facendoci entrare in contatto con loro e soprattutto con le vittime avvicinandosi a loro con delicatezza e sensibilità. Ci mostra  i due criminali  da tutte le possibili angolazioni senza intenti colpevolisti o innocentisti, non c'è retorica nel racconto, ma la storia nerissima di un'America contadina e benestante con le sue idee e le sue tradizioni e un'altra America di desperados senza coscienza, morale o umana pietà, e in mezzo i poliziotti che per molto tempo si affannarono con passione per scoprire la verità.
E la verità ancora una volta è una sola.
Ci sono crimini senza  motivo logico, o spiegazione possibile, ci sono crudeltà che solo l'essere umano riesce a mettere in atto, e i criminali psicotici o no sono sempre uguali nel tempo e nello spazio. Poca differenza c'è fra due sconosciuti che decidono di scannarti in casa tua, o un figlio che uccide i genitori a padellate, o una figlia che uccide il fratellino affogandolo nella vasca da bagno.
Alla base c'è l'insensatezza della violenza spesso fine a sé stessa, una esplosione di odio nei confronti del mondo e degli altri e sono convinto che la società si debba difendere da tale odio nell'unico modo possibile, impedendo ai criminali di vivere di nuovo in un contesto sociale.
Uno dei tanti cittadini  ai quali un giornalista chiese quale poteva essere la giusta condanna per i due assassini  rispose che la migliore condanna era costringerli a vivere insieme rinchiusi a vita in una cella.
La condanna deve esistere, deve essere definitiva e risolutiva, e non come spesso capita ridursi a pochi anni di carcere per poi accedere a una riabilitazione, ma questa è e rimane la mia personale e granitica idea di giustizia, almeno in reati efferati come quello del romanzo.
Consigliatissimo a chi ha lo stomaco di fare i conti con la realtà della cronaca più nera.