sabato 29 marzo 2014

the sessions



La toccante pellicola con John Hawkes e Helen Hunt racconta di un uomo relegato a vivere in un polmone d'acciaio, che decide di provare a soddisfare le sue pulsioni sessuali. Appuntamento il 27 marzo in prima tv alle 21.10

Fino a qui la vicenda che nasce da una storia vera, e alcune riflessioni parallele fatte da uno come me che ha lavorato a contatto con la disabilità per molti anni. Questo personaggio interpretato in maniera magistrale da
John Hawkes    è un uomo che non ha mai avuto molto dalla vita condizionato dalla sua malattia e non solo anche da una forte educazione cattolica, ma riesce proprio nel momento in cui deve tirare le somme della sua esistenza, a trovare l'amore, quello vero, fisico, totale, quello che è possibile realizzare solo in un rapporto autentico con un altro essere umano. Scopre il sesso proprio quando ormai non sperava più di potere avere un qualsiasi rapporto, e scopre di potere amare e essere ricambiato, nonostante la sua condizione di grande disabilità.
E' un bel film, ma soprattutto è la storia di un sogno realizzato, è una vicenda che dovrebbe servire da monito per ognuno di noi, noi esseri normodotati e spesso infelici proprio perché appagati, noi che spesso diamo per scontato il nostro corpo, e che proprio per questo motivo ci dimentichiamo di usarlo, di donargli la giusta dose di felicità, noi che conduciamo spesso vite strascicate dietro a orari di lavoro, e quotidiani non certo afrodisiaci. Sono convinto che non bisogna permettere alla nostra mente e al nostro corpo di addormentarsi, proprio perché, come ci insegna il personaggio del film, la vita è un'esperienza velocissima e a termine e c'è sempre la possibilità per ognuno di noi di vivere una vita e una sessualità appagante. Dallo slancio vitale, dal desiderio di condividere non può che derivare un senso compiuto alle nostre vite quindi non diamoci mai per scontati  e viviamo, fino all'ultimo, nel più piacevole dei modi.
bel film, bel messaggio, su Sky

1 commento:

Aulo ha detto...

E' piaciuto molto anche a me, condivido pienamente la tua analisi e le tue riflessioni, unica nota stonata il risultato della chirurgia facciale della Hunt in netto contrasto con un corpo plausibilmente in forma con la sua età anagrafica, forse se avesse lasciato vedere i segni del tempo sul suo viso sarebbe stata più plausibile, comunque grande interpretazione, delicata, misurata e dolce nonostante il tema trattato.