mercoledì 26 febbraio 2014

Non è mai troppo tardi




Leggendo la sua storia in wikipedia mi rendo conto di come sia diversa la  vicenda umana raccontata per sommi capi nero su bianco e di come possa diventare quasi magica in una fiction televisiva marca Rai. Mi sono commosso guardando la storia di un' Italia che arrancava alla fine di una guerra terribile ma che aveva voglia di risalire la china. Io mi ricordo di Manzi, forse l'avrò visto in alcune repliche, forse già allora ero un bambino grande fruitore del mezzo televisivo e mi capitava di guardarlo e di amarlo, perché era difficile non essere incantati dalla sua voce, dalla sua passione e dalla sua capacità di avvicinarsi ai deboli, agli oppressi, con leggerezza con un senso di paternità che abbracciava tutti gli italiani.
Ci sono alcuni uomini che hanno una marcia in più, hanno una passione sociale, morale, civile, amano incondizionatamente gli altri specie quelli che restano indietro.
Non so quanto di questo uomo sia leggenda e quanto vera passione educativa.
Lui era un vero educatore, probabilmente un idealista,  pensava davvero che non è mai troppo tardi, che nessuno deve rimanere indietro, che non bisogna valutare gli altri ma insegnare loro ad apprendere gli strumenti essenziali per interpretare la realtà, la storia, la vita, in primis leggere e scrivere che nel nostro paese non sono mai state competenze scontate.
Lui aveva un sacro fuoco e sapeva contagiare la gente con il suo entusiasmo.
Anche l'italia era diversa, si sedeva stupita davanti al tubo catodico che in bianco e nero entrava nelle case, nei bar, nelle sedi dei partiti, nelle chiese e si apprestava a diventare ciò che è oggi,  uno dei principali veicolatori di informazioni.
Adesso abbiamo i cellulari, i tablet, la rete, i social network e soli ci muoviamo fra i nostri accessori, sempre più digitali, sempre più anafettivi, allora ci riunivamo nei luoghi collettivi costretti alla promiscuità dalla miseria, dalla necessità, dalla voglia di vivere insieme il lungo percorso verso la normalità.
Non verrò a dirvi che si stava meglio allora, neanche ci credo, ma certi uomini, certe passioni sociali, certi impulsi culturali ci sono ancora nel nostro paese?
Forse c'è un nuovo Alberto Manzi ancora sconosciuto che si aggira per le scuole italiane, speriamo di vederlo presto in televisione con una nuova idea educativa e intanto prepariamoci ad una nuova stagione del Grande Fratello, dove il linguaggio verbale tanto bene riassume il piattume del nostro tempo. 

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