venerdì 19 aprile 2013

Polizia Locale e social network






"Un agente della municipale di Bologna ha pubblicato una foto su una 'visita' a un campo rom accompagnandola con la frase: scoppia la polemica"

Prendo la frase direttamente dal Carlino online proprio per non rischiare di fare la parafrasi dell’articolo. Leggo anche il volantino delle USB, sull’'argomento, quello intitolato RAZZISTI E SCIACALLI.

Ma andiamo con ordine e per fare questo devo premettere, come scrivevo pochi giorni fa nel mio blog, che non mi piace Facebook anche se lo uso e cerco soprattutto di non farmi usare dallo strumento, perché come tutti i social network non nasce per altruismo, ma come sappiamo è un grande business per chi ne può utilizzare i dati, e questo è un fatto che non bisogna mai dimenticare quando si decide di iscriversi e utilizzare un mezzo di socializzazione. 

Detto ciò, è chiaro che nel momento in cui uno di noi decide di utilizzare il mezzo deve fare doppia attenzione, nel mostrare immagini, nel prendere posizione e anche a quanto pare quando decide di cliccare semplicemente un mi piace.

E'’ ridicolo lo so, ma ci tocca, perché indossare una divisa significa prendersi responsabilità, e noi lo sappiamo, lo sappiamo bene. L'’opinione pubblica è sempre pronta a crocifiggerci, perché noi siamo considerati gli esattori dei Comuni, i cani da guardia delle amministrazioni locali.
Se adesso però osservo l'’episodio in tutta la sua consistenza trovo poco o niente, frasi spezzate, sicuramente non brillanti, ma neppure così scandalose e irriverenti, mostrano un lato del nostro lavoro, sottolineano il disagio di operatori sempre in prima linea, sempre nei luoghi più degradati, perché noi siamo coloro che tali luoghi li conoscono meglio, siamo esperti del territorio e delle sue problematicità.
Questa è l'’unica informazione che è stata trascurata da tutti gli attori in campo.


I media hanno dato voce a un quotidiano on line autogestito Zic che in maniera retorica e semplicistica scava per cercare il marcio anche dove non c’è, per sparare, metaforicamente parlando, su qualsiasi divisa si muova, sport nazionale ormai, perché criminalizzarci sia che indossiamo la divisa degli agenti della polizia locale o un'’altra forza dell’'ordine, non importa, basta attaccare.

I colleghi dell’'USB invece, nel loro volantino, parlano di compiti tradizionali del nostro Corpo, disattesi, perché costretti a impegnarsi nel controllo e repressione del disagio e delle categorie denominate nomadi (impropriamente) o dei senza tetto genericamente.

Entrambi gli interventi, sia quello autogestito dal sito politicizzato, amplificato dai media, sia quello del sindacato di base saltano a piè pari un aspetto invece determinante, e cioè il ruolo sempre più importante del nostro corpo nel tessuto sociale della città.
Non è questione di amministrazioni di sinistra o di destra, ma è un problema sociale.
Nel tempo il lavoro è cambiato, e i compiti tradizionali si sono trasformati. Oggi non ci occupiamo solamente di viabilità e traffico, abbiamo dovuto imparare, nostro malgrado, a gestire il degrado, la microcriminalità, e la gestione dei rapporti con le cosiddette categorie sociali menzionate nel volantino dell'’USB. Noi siamo coloro che la città la conoscono meglio, perché qui ci siamo formati, siamo diventati un punto di riferimento per la collettività, se ci occupassimo d’'altro, come dicono i colleghi dell’'USB, sicuramente in città si creerebbe un vuoto operativo difficile da colmare.
Su un punto però sono d’accordo con i colleghi, sulla condanna della facilità con cui i mass media ci utilizzano sempre come facili bersagli, in un mondo dove la realtà non è più rilevante, ma serve solo come spunto per creare notizie diffamatorie che servono per vendere giornali, o per veicolare un'’opinione pubblica assuefatta alla maldicenza e alla denigrazione.

Due considerazioni finali.


Noi come SULPM non ci stancheremo mai di difendere i colleghi, fino alla fine e fino a prova certa di colpevolezza, perché questo deve essere il mandato di un Sindacato dei lavoratori: difendere l' uomo o la donna che indossa la divisa, con lucidità e coraggio.

Ultima considerazione, in realtà una raccomandazione: Facebook se proprio volete utilizzarlo fatelo misurando le parole, controllando i pensieri, proprio come fate nella vostra vita di relazione, quella vera, quella di tutti i giorni, perché una fotografia, un’'affermazione, anche un solo clic sbagliato, rimarrà in rete nei secoli dei secoli a vostra futura sventura.
per la Segreteria SULPL di Bologna,
Massimo Fagnoni

1 commento:

nadia ha detto...

basta poco per strumentalizzare anche solo una battuta.